Regione Campania - Si va dalla «evidente inadeguatezza della direzione del gruppo», parole di Giuseppe Russo, al «non vedo molti problemi» di Antonio Amato. La vicenda Corecom segna il caos nel Pd, scheletro di una maggioranza tanto ampia (41 consiglieri su 60) quanto pronta a disperdersi in altrettante monadi. Giovedì sera il Pd in consiglio regionale si è spaccato a più riprese. Prima cinque dei suoi (Carpinelli, Sarnataro, Caiazzo, Sorrentino e Mastranzo) non hanno obbedito al capogruppo Ciarlo che dettava l´uscita dall´aula. Poi sul Corecom ognuno ha votato per chi voleva. Il candidato vero del Pd, Gianni Russo, ce l´ha fatta per un soffio, molti consiglieri Pd hanno preferito altri giochi trasversali: chi con l´Mpa, in chiave salernitana, per eleggere il salernitano Todaro; chi con altri consiglieri sparsi per votare Marianna Castiello, figlia di un usciere dell´aula; chi ancora con la sinistra per far passare il giurista Francesco D´Ippolito. Quest´ultimo è diventato subito un caso. È l´uomo che ha ottenuto più voti. Peccato che sia un dirigente dei Comunisti italiani, è stato anche testimone di nozze di Diliberto. Ma il partito, che vede dietro la longa manus di Bassolino, non ha gradito. «Siamo del tutto estranei alla abitudine della compera degli uomini - dicono i dirigenti Pdci - per D´Ippolito è già avviata una procedura presso la commissione nazionale di garanzia». In tanto caos, Ciarlo è partito ieri per la Sardegna, dove insegna. Ma prima o poi un chiarimento dovrà avvenire. Nel gruppo c´è chi, come Ugo Carpinelli, dice ancora di non voler prendere ordini da De Mita; chi, come Russo, ha chiesto l´intervento del segretario regionale Tino Iannuzzi; chi, come il socialista Felice Iossa, confessa di non riconoscersi più. «Sono fiducioso, non possiamo farci del male». In effetti nel prossimo futuro dell´aula ci sono il piano ospedaliero, la legge sul turismo, lo statuto con annessa riforma elettorale. Tutte cose che rischiano il naufragio se non torna un minimo di compattezza. Non va molto meglio dall´altra parte. Ieri il Pdl è tornato a lamentare il vulnus subito. Dal caos non è uscito nessuno dei nomi designati. C´è solo in ballottaggio, giovedì prossimo per gli ultimi due posti, Giovanni Scala, cognato del forzista Luciano Passariello, sostenuto anche da Pietro Diodato di An. Ha raccolto una quantità di voti che hanno bruciato i designati ufficiali sia di An che di Forza Italia. Insomma un Pdl lacerato, che non riesce a votarsi la sua terna, mente l´Mpa decide a sua volta di scegliere altri nomi. Il Pdl ora invoca l´irregolarità del tutto, e minaccia di non andare in aula giovedì. Passariello e l´Mpa ritengono che ormai il guaio sia fatto. Il capogruppo di Mpa/Psi, Massimo Grimaldi, rimanda la resa dei conti a un´altra circostanza: «Ormai c´è l´accordo fra le Regioni per portare da nove a cinque i componenti del comitato: quando sarà legge, occorrerà rifare tutto daccapo». (Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli)
La battaglia del PD contro la camorra
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