martedì 18 novembre 2008

"Pugno di ferro sui poveracci siamo vittime senza difesa"

Il vicino di casa "tuttofare" che in cambio di 6 euro al mese raccoglieva rifiuti porta a porta e li scaricava abusivamente. Il rumeno sorpreso a bordo di un autocarro carico di materiale ritenuto pericoloso. Ma anche l´uomo bloccato mentre tentava di abbandonare in strada scatoloni pieni di giocattoli e oggetti di plastica, oppure i quattro immigrati cinesi bloccati nei pressi di un opificio tessile mentre si liberavano di ottanta sacchi pieni di scarti della lavorazione dell´abbigliamento come stoffe e pellami. Il decreto che introduce, ma solo in Campania, il pugno di ferro contro chi lascia in strada la spazzatura ingombrante o pericolosa ha proiettato all´attenzione del giudice penale comportamenti e azioni di diversa natura e matrice che, dopo essere state per anni consentite o tollerate, vengono adesso sanzionate con il carcere e un processo. Un deterrente contro azioni che hanno contribuito alla drammatica crisi esplosa nei mesi scorsi, nelle intenzioni del sottosegretario Guido Bertolaso. Un incubo, per chi si è trovato a fare i conti in prima persona con gli effetti della riforma. Gennaro Esposito, 39 anni, uno dei primi ad essere arrestati con l´accusa di aver violato le disposizioni del decreto, racconta: «Quando sono stato fermato, sono rimasto di stucco: non sapevo nulla, la legge era entrata in vigore venerdì 7 novembre, io sono stato arrestato il giorno dopo. Faccio il muratore, mi sveglio ogni mattina alle 6.30 e vado a lavorare. Non potevo essere informato di una norma divenuta operativa poche ore prima. Comunque sul furgone c´erano solo carte e cartoni, non lavatrici, e stavo portando il materiale all´Asia. Per fortuna il giudice mi ha rimesso subito in libertà, ma da quel giorno sto male, non mi sono ancora ripreso...». Assistito dall´avvocato Sergio Stravino, Esposito è stato scarcerato dal gip Nicola Miraglia, che nel suo provvedimento ha rilevato come «l´immediata applicazione» del decreto, pur non costituendo una giustificazione, non consentisse di ipotizzare un pericolo di reiterazione del reato a carico dell´uomo, per il quale il procedimento prosegue ora con rito ordinario. È stato scarcerato ieri dai giudici della quarta sezione penale invece Vincenzo Tito, di 61 anni, arrestato domenica dai carabinieri di Poggioreale insieme a un marocchino di 26 anni con l´accusa di raccolta e deposito non autorizzati di rifiuti speciali e pericolosi all´interno di un box di via De Roberto. Difeso dall´avvocato Mario Fortunato, Tito è tornato libero e come lui il giovane marocchino. I due restano sottoposti alla misura dell´obbligo di presentazione. Afferma Tito: «Sono 50 anni che faccio lo sfasciacarrozze. Il ferro che hanno trovato a terra quando mi hanno arrestato si trovava perché si era incendiata la baracca. Ma era all´interno, non all´esterno. Lo so che dev´essere portato via, ma le ferriere in questo momento sono ferme, rifiutano il conferimento del materiale ferroso perché stanno aspettando delle autorizzazioni e anche perché il prezzo è calato e chi ha tanti operai non guadagna abbastanza da questa attività. Non è colpa mia, però. Se sapessi come fare non esiterei a liberarmi di quel ferro. Nel frattempo hanno sequestrato tutto e mi ritrovo in mezzo a una strada». (D. D. P. da la Repubblica Napoli)

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