Regione Campania - E poi ci sono gli aeroplani. Quelli che fanno viaggiare e che garantiscono la crescita delle aree metropolitane che non hanno voglia di implodere nel proprio isolamento. Ci sono, o ci dovrebbero essere, gli aeroporti, i grandi hub, e una classe politica in grado di valutare le difficoltà e difendere quantomeno le tratte esistenti. Ma i tempi di crisi cambiano di posto le priorità e non aiutano a prendere decisioni lucide. Dispiace esercitare la poco interessante arte dell' auto-citazione, ma qualche mese fa, su questo giornale, scrivevo: «In attesa di un esito certo dell' accordo col quale si dovrebbe decidere un nuovo partner per Alitalia, è giusto chiedersi se questo accordo sia una questione di tipo meramente finanziario, di livello più o meno internazionale, utile a difendere un marchio e qualche migliaio di imperdibili posti di lavoro, oppure se determinerà in Italia una nuova geografia territoriale, allungando delle distanze e accorciandone altre, sollecitando alcuni progetti e facendone abbandonare, forse definitivamente, altri». Già allora era abbastanza chiaro che la riorganizzazione del trasporto aereo italiano avrebbe penalizzato Napoli e la Campania. Non soltanto per l' abbandono di alcuni slot e la riduzione o annullamento di alcune tratte, in particolare sulla Napoli-Milano, ma anche perché la grande sfida della modernizzazione e allargamento funzionale del trasporto aereo per l' intera regione sarebbe stata, come nei fatti è stata, derubricata a semplice progettualità futura, senza traguardi definiti e senza più danaro da investire. Tra le tante questioni, il nuovo aeroporto di Grazzanise, che sarebbe dovuto diventare, prima, la "seconda pista" di Capodichino e, poi, un nuovo hub internazionale in grado di assorbire buona parte dei quasi 5 milioni di passeggeri attuali, fino ai 6,3 milioni del 2012 (improbabile data prevista per l' apertura), ai 10 milioni del 2020, ai 15 del 2030, è fuori dalle politiche e persino dai pur sbrigativi scenari elettorali futuri della Regione. Tutte le istituzioni interessate dalla radicale trasformazione che la fine di Alitalia e la ipotetica nascita di Cai aveva implicato, si sono fatte sentire e hanno reclamato, con Formigoni, la Moratti, Marrazzo, Bossi, un ruolo nella trattativa e nel controllo degli spazi e dei benefici acquisiti nel trasporto aereo nazionale. Il governo regionale campano evidentemente riteneva di non propria competenza questa riorganizzazione dei voli e, non solo non ha mai fatto sentire la propria voce, ma ha abbandonato il progetto per Grazzanise e ha puntato tutto su Capodichino, trasformato dai nuovi lavori di ristrutturazione in un city airport, ma nel quale il numero dei voli nazionali tenderà a scendere nel medio-periodo e i prezzi, già oggi il doppio o il triplo di tratte equivalenti in partenza dai maggiori scali del nord, tenderanno a salire. La conseguenza di questa inspiegabile inerzia e assenza di politiche adeguate e di visioni strategiche ha costretto i vertici regionali a correre ai ripari in questi giorni aprendo trattative con il governo, sperando in nuove compagnie interessate a collegare Napoli e la Campania col resto del mondo. Tra l' altro il calo, già verificatosi in questi ultimi mesi, dei passeggeri di Capodichino non induce all' ottimismo, mentre la nuova linea dell' alta velocità ferroviaria sarà di difficile contrasto sulle tratte medio-brevi. Che dire. Nonostante qualche segnale negativo, come la recente crisi del consorzio Unico, la "cura del ferro" per la Campania sta avendo risultati importanti, ma l' assenza di una "cura dell' aria" minimamente confrontabile con quanto si fa in Europa, rischia di ritardare di decenni parecchie ipotesi di sviluppo. (Giuseppe Guida)
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