Meta - Il mistero, dopo la tragedia. Nessuna traccia del piccolo aereo da turismo precipitato in mare domenica con il suo pilota Mario Maresca. Ieri sera, al termine della terza giornata di ricerche nei fondali tra Meta e Seiano, nessuna novità. Lì, nel punto in cui il velivolo ha concluso la sua caduta quasi verticale, le ispezioni non hanno avuto l’esito auspicato a dispetto dell’impiego di due attrezzature robotiche d’avanguardia, una giunta lunedì da Roma e l’altra ieri da Reggio Calabria. Oggi le ricerche riprenderanno con l’utilizzo di un’altra struttura robotizzata spedita da Milano. Intanto, oltre il dolore per il tragico incidente che ha coinvolto Mario, la famiglia prova rabbia per i ritardi accumulati nella ricerca del relitto. «Perché – ha sottolineato Antonio Cafiero, genero di Mario – nessuno sa spiegarci le cause di queste ricerche più lunghe del previsto». Ormai rassegnato sul destino toccato al suocero, Cafiero sottolinea: «Speriamo che al più presto possa essere ritrovato il suo corpo per prendere atto consapevolmente di quanto è accaduto. Non riusciamo assolutamente a spiegarci il ritardo accumulato nella individuazione dell’aereo a circa un miglio dalla costa ed a meno di cento metri di profondità». Vari particolari s’aggiungono alla vicenda parlando con i familiari di Mario Maresca, 63 anni, pensionato, una vita da nonno premuroso con i suoi nipoti, tre figli della figlia Alberta e tre del figlio Mariano, e quell’unico svago della passione per il volo con aerei ultraleggeri. Maresca iniziò a coltivare l’hobby cinque anni fa e solo da pochi mesi aveva acquistato il velivolo da turismo sul quale si è consumato il suo destino precipitando nello specchio di mare davanti alle spiagge di Meta e Seiano. Domenica mattina stava compiendo la seconda uscita con il nuovo aereo ed era partito, come tante altre volte, dal campo base di Lago Patria. E le voci circolate su problemi di salute di Mario fanno lievitare l’amarezza dei congiunti, tuttora desiderosi di smentire: «Niente di vero, stava bene». Pure al di fuori della cerchia familiare, del resto, Mario appariva una persona tranquilla, abituata anche a parlare raramente della passione di pilota che dava l’impressione di non vivere come un’ossessione. In questo momento, però, quasi tutta la partecipazione emotiva è concentrata sulle ricerche nell’area tra Meta e Seiano, a circa un miglio da Punta Scutolo, dove la notevole profondità di circa novanta metri richiede l’utilizzo di particolari apparecchiature che non sono in dotazione dei sub e dei mezzi dei vigili del fuoco, della guardia costiera, dei carabinieri e della guardia di finanza. Di qui l’arrivo delle altre attrezzature finora impiegate senza fortuna. Non ci sono dubbi sul punto, individuato in base alle testimonianze di alcuni pescatori della Marina di Seiano, in cui domenica mattina sarebbe precipitato il piccolo aereo da turismo. Nessuno poteva prevedere che, dopo tre giorni di ispezioni ai fondali ad un miglio da Punta Scutolo, non si sarebbe giunti al ritrovamento dei resti del piccolo aereo. Il relitto, tra l’altro, potrebbe fornire tracce preziose per stabilire con certezza le cause dell’incidente. Domenica, un’ora dopo il tragico evento, tornarono a galla pezzi di carlinga, il gps e il giubbotto di salvataggio con la scritta Mario. Queste circostanze portano alla convinzione che il relitto e il corpo di Mario dovrebbe essere lì, nei fondali davanti a Punta Scutolo. Al tragico evento, invece, s’è aggiunto il mistero alimentato da tre giorni di vane ricerche. (Antonino Siniscalchi il Mattino)
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