venerdì 17 settembre 2010

Quei sindaci lasciati soli nella difesa del territorio

Morire, essere minacciati, aggrediti o restare isolati per la difesa del paesaggio o della qualità del costruito, non possono che essere accadimenti quantomeno probabili nella regione con il più alto tasso di abusivismo d' Europa (circa il 20 per cento del costruito). Meravigliarsi di questo o considerare i fatti di Pollica un' eccezione che deve semplicemente far alzare una generica guardia o un rafforzamento altrettanto generico delle misure di controllo, significa non aver inteso quanto è accaduto negli ultimi dieci anni da un punto di vista legislativo, normativo, giuridico e delle pratiche urbanistiche e, quindi, politiche, in Campania. Si tratta di una serie di azioni che hanno demolito poco alla volta il sistema delle tutele e delle regole, dislocando, inevitabilmente, sul livello locale e, in ultimo, sul singolo, l' onere della responsabilità, della conservazione delle identità residue dei territori e del sostegno a uno sviluppo non compatibile con gli appetiti speculativi, legali o illegali. In una fasulla applicazione del principio di sussidiarietà, infatti, la Regione Campania, a guida centrosinistra, con una predeterminata serie di atti deregolativi, ha scaricato sui Comuni e, quindi, sui sindaci, l' eventualità di impedire che le aree paesisticamente sensibili fossero prese d' assalto. sindaci, però, sono stati lasciati senza armi, o con armi spuntate che, nei casi migliori, vengono puntualmente annullate dai consueti ricorsi al sempre più colpevole Tar. Nei casi peggiori, invece, i sindaci si guardano bene dal fare battaglie in solitaria e, limitati fortemente nella loro autonomia finanziaria dal blocco dei trasferimenti di risorse, utilizzano la utile "moneta urbanistica" per poter garantire i servizi minimi e l' ordinaria azione amministrativa. Per ridurre la difesa del paesaggio a mero enunciato, la Regione Campania, cui è delegato il governo del territorio, ha utilizzato una strategia complessa articolata su tre livelli. Il primo livello è quello legislativo, che comprende anche le leggi di approvazione dei piani paesistici, incluso il Piano Territoriale Regionale, approvato con legge regionale 13/2008. Attraverso una perspicace sequenza di leggi, partita con la 19/2001 e conclusasi simbolicamente con la legge 19/2009 (Piano Casa), si è ricondotta l' attività edilizia in aree a vincolo ad azione possibile tout court, ordinaria e non più pianificata, affidando, nella prosopopea terminologica dei funzionari regionali, «ai Comuni autonomia decisionale», come recita il disegno di legge sul nuovo Piano Casa proposto dalla giunta Caldoro che, ovviamente si sta guardando bene dal correggere il quadro desolante che ha ereditato. Gli esiti di queste leggi sono noti. Dalla Penisola Sorrentina al Cilento da anni si stanno sbancando milioni di metri cubi di terra per la costruzione di migliaia di posti auto interrati e ci si accinge a mettere mano a lottizzazioni private infelicemente definite social housing dal Piano Casa. È praticamente consentito dovunque il cambio di destinazione d' uso da agricolo verso il residenziale, alterando il regime immobiliare e i pesi e le misure previste dai piani regolatori. È forse utile ricordare che la colossale lottizzazione sulla collina di Marina di Camerota, bloccata fortunosamente più di un anno fa e definita superficialmente "abusiva", era sì non in regola con alcuni passaggi burocratico-amministrativi, ma secondo le norme vigenti non sarebbe stato impossibile realizzare buona parte di quanto si stava costruendo. Così come nell' area super-tutelata (sulla carta) del recente disastro di Atrani era già stato presentato, fatto inverosimile, un progetto per un colossale parcheggio interrato, nell' alveo del fiume Dragone, che aveva già intrapreso il suo iter di approvazione che con ogni probabilità si sarebbe concluso con tutti i pareri positivi, compreso qualche banale prescrizione dell' Autorità di Bacino del Destra Sele. Il secondo livello è quello che vede l' utilizzo degli strumenti delle Conferenze di Servizi e similari, attraverso i quali provvedere all' eliminazione concordata dei residui vincoli e delle previsioni più fastidiose dei piani paesistici, per realizzare rilevanti trasformazioni urbane e territoriali. A questi tavoli siedono tutti gli enti preposti, compresa la sempre più evanescente Sovrintendenza; ma, anche in questi casi, ipotesi e desideri di tutela sono necessariamente espressi dai rappresentati dei Comuni che, sottoposti a pressioni che di certo non sono attrezzati a sostenere, nella maggioranza dei casi cedono il passo. Il nuovo albergo sulla spiaggia di Pozzano, co-finanziato con 80 miliardi di lire, è stato realizzato in un luogo dove tutte le normative lo impedirebbero e per il quale, in tempi di crisi e senza ulteriori risorse pubbliche, il rischio di diventare un nuovo ecomostro semi-abbandonato appare sempre più probabile. Il terzo livello nel quale il paesaggio è stato un puro optional attrattivo per un comodo investimento privato, è stato (ed è) quello dei progetti di infrastrutturazione legati alla portualità turistica, per un impegno totale di spesa di circa 110 milioni di euro. Da Mondragone all' estremo Cilento, sono stati costruiti o adeguati decine di nuovi porti con migliaia di posti per natanti. I progetti, tutti in aree dal delicatissimo equilibrio paesistico e ambientale, forti delle deroghe totali loro concesse, hanno modificato i precedenti porticcioli con progetti architettonicamente discutibili e rigorosamente senza concorsi di progettazione, come la ragionevolezza, se non la normativa, imporrebbe. In quasi tutti i casi, le proteste dei sindaci, delle opposizioni o delle associazioni sono state derubricate a mere lamentele locali, travolte dai milioni di euro che "dovevano" essere investiti per rispettare gli obiettivi di spesa, pena il mancato trasferimento dei fondi europei. Con questi accorgimenti, si è, quindi, sgretolata la catena delle tutele e delle responsabilità tra enti. Sottrattasi scientemente al proprio ruolo di indirizzo e di tutela strutturale del territorio, la Regione Campania ha fatto sì che la difesa del territorio fosse ridotta a battaglia privata, a piccoli fanatismi di piccoli sindaci non più sostenuti e legittimati da un' impalcatura normativa chiara e inderogabile, cui, semplicemente, attenersi. E in una battaglia talmente asimmetrica e sbilanciata, in cui la legge incredibilmente sta da una parte sola, la difesa a oltranza dei paesaggi finisce per forza di cose per diventare una spicciola resa dei conti, che in genere passa dalle minacce, ma che, purtroppo,è oramai già andata ben oltre. (Giuseppe Guida Repubblica Napoli)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Proteggiamo Gennaro Cinque! Facciamo in modo che gli assegnino una scorta armata per tutta la giornata compresa la notte! Lui che è il paladino della legalità, dell'ambiente e del Paesaggio!Lui che si trova a combattere contro tutti e tutto!
Sereno riposo a quel galantuomo Sindaco di Atrani!!!

Anonimo ha detto...

L'arch. Guida dimentica che tutte le operazioni immobiliari da lui citate sono state proposte , avallate ed autorizzate dalla Giunta Bassolino e da amministrazioni comunali di sinistra . E magari qualche ricorso al TAR contro il parere della evanescente soprintendenza lo ha firmato l'avv. Starace ....

Anonimo ha detto...

Non vorrei fare un difesa d'ufficio dell'arch. Guida, ma mi pare di aver letto nell'articolo: "la Regione Campania, a guida centrosinistra,..."
A guida centrosinistra dovrebbe essere Bassolino....
Starace, il prossimo sindaco, fa soltanto il suo onesto lavoro, e lo sa fare pure bene.

Anonimo ha detto...

Starace fa benissimo il suo lavoro lo dimostra la vicenda Cafe' del Mar.
Vedo solo squallore a destra e ancora più a sinistra , dove si profilano all'orizzonte solo gli ennesimi " affaristi " ( vedi ASTEP SS.Trinità )