
Massa Lubrense - Pericolo di crollo della Torre di Punta Campanella dalle infiltrazioni d’acqua per le piogge. Penetrando dalle crepe sempre più larghe del soffitto a volte incrociate, la pioggia picchia duro sulle pietre del pavimento del terzo piano della torre di Minerva, nodo centrale nel sistema di avvistamento dei pirati saraceni: oltre a scalfire la roccia dei lastroni arenari e calcarei lo stillicidio delle gocce di pioggia frantuma anche la malta che tiene insieme pietre, massi di tufo e mattoni. Entrando nella sala al piano rialzato, dove alloggiava la guarnigione, ampie pozze d’acqua si alternano a cumuli di malta ridotta in polvere sui quali campeggiano avanzi di bivacchi in putrefazione, siringhe per iniezioni di droga, lattine, bottigliette, buste di plastica e altro. Le infiltrazioni delle ultime piogge stanno completando l’opera distruttiva della più famosa delle trenta torri che, erette tra il 1332 e il 1600, come una corona fortificata di baluardi a picco sul mare cingevano i ducati di Sorrento e di Amalfi per difendere le coste dalle scorribande dei pirati saraceni da Vico Equense a Vietri sul mare. Di quella corona di torri poche si sono salvate: alcune sono quelle accaparrate negli anni scorsi dagli eredi di alcune nobili famiglie o acquistate da privati facoltosi con dei raggiri burocratici, mentre le altre finivano nel calderone demaniale. Tra le ultime Punta Campanella che lo Stato assegnò al ministero della Difesa e da questo affidata alla marina militare per il settore relativo ai fari quando accanto alla torre sullo sperone roccioso furono erette la struttura per il servizio di segnalazione nautica e l’abitazione del fanalista. Sottratta da un decreto dell’ex ministro per i Beni e le attività culturali Giovanna Melandri da un’asta della Consap nel 1999 per la vendita di caserme, fari e quant’altro, la torre Punta Campanella fu assegnata al comune di Massa Lubrense tramite la Regione che mise a disposizione 486 milioni di lire per il suo acquisto, bloccato peraltro anche da un ricorso al Tar, e per renderla accessibile anche ai disabili. Dopo i primi interventi di messa in sicurezza di alcuni tratti dei muretti a valle lungo la via Minervia la cronica carenza di fondi degli enti locali e delle istituzioni addette alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali, archeologici, ambientali e storici, sta accelerando il processo di quella demolizione della torre non riuscita agli assalti dei turchi né alle bordate delle navi degli inglesi che nell’800 presero di mira Punta Campanella, spartiacque tra i Golfi di Napoli e Salerno, per farne una roccaforte a difesa dei loro interessi su Napoli e Capri, punto centrale nel Mediterraneo. A due anni dalla firma per la loro acquisizione al patrimonio comunale la torre di Punta Campanella e l’area archeologica circostante, che contiene i resti d’una villa romana di epoca imperiale costruita sulle rovine del tempio greco sacro a Minerva edificato secondo la mitologia omerica da Ulisse, versano nel più completo degrado. L’amministrazione di Massa Lubrense non ha neanche un centesimo da investire per tutelare Punta Campanella, diventata terra di nessuno, per attuare il restauro statico della torre e all’abbattimento delle barriere architettoniche il Comune dovrà attendere la nuova calendarizzazione del finanziamento di 2milioni e 50mila euro previsti fin dal 2006 dalla Regione nel piano di spesa per l’istituzione del sistema regionale Parco Progetti Turismo. Intanto le crepe aperte dalle infiltrazioni d’acqua nel tetto della torre. L’ultimo allarme è di Mario Russo, storico sorrentino appassionato di archeologia e scopritore nel 1985 d’una epigrafe rupestre in lingua osca nella quale si citano tre magistrati che collaudano i lavori per la realizzazione della scala per l’approdo per Punta Campanella nella Baia di Jeranto. (Gennaro Pappalardo il Mattino)
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