Fonte: Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli Il PD va al congresso. È stato lo stesso segretario Gino Cimmino a guidare ieri l' assemblea verso questa soluzione. «Non sono mai stato un uomo arroccato ha esordito - Sto qui solo per semplice ragione di servizio. E penso che vada bene avviare una fase di confronto, di discussione, dentro il percorso congressuale». Un contropiede. L' assemblea infatti era stata chiamata a discutere della possibile richiesta di deroga alla indizione del congresso provinciale. Cimmino avrebbe dovuto esserne il beneficiario. Eletto poco più di un anno fa, la deroga sembrava il suo lasciapassare, destinato a tenerlo in sella fino alla fine del mandato triennale. Viceversa, avrebbe chiuso molto anzitempo la sua gestione. Ma Cimmino si è presentato ai suoi dicendo in sostanza di essere pronto a sostenere la sfida congressuale. Sulla base di una linea destinata a ridare competitività al partito in una situazione segnata da una crisi «che ha forti responsabilità tanto in Regione quanto nel Comune di Napoli». Insomma, andare avanti, contro Caldoro e de Magistris al tempo stesso. Quasi una provocazione. Fuori dalla sala dell' Hotel Ramada, dove si svolgeva il dibattito ufficiale, era tutto un fiorire di capannelli. Un partito partecipe, come raramente era accaduto in passato. Circa 300 persone a muoversi lungo i corridoi. Preda di giochi di componente, ma non solo. Perché mentre il grosso delle aree sembrava assolutamente schierata sulla tesi del congresso subito, c' erano anche delegati semplici che si affannavano ai tavolini a firmare mozioni per la deroga. Cimmino è potuto partire in contropiede sfruttando la tela che i suoi avversari facevano e disfacevano da giorni. Era stato il pressing dei renziani a imporre l' argomento all' ordine del giorno.
Ma sono bastate poche ore perché la galassia renziana tornasse a mostrare i suoi mille volti: i leopoldini, renziani della prima ora, avevano chiaramente in pista la candidatura di Francesco Nicodemo come successore a Cimmino. Ma nel gruppone dei neo-amici del sindaco di Firenze sono da tempo approdati nuclei dell' area Franceschini (Impegno, Armato, Amato), ex lettiani come Casillo e Tartaglione, i popolari ex Bindi (Piccolo) e quelli ad ampia diffusione fra i sindaci di molti centri della provincia. Non a caso, da quest' ultimo gruppo è avanzata l' ipotesi di Pino Capasso, ex capogruppo in Provincia e tuttora sindaco di San Sebastiano al Vesuvio. Divisioni che hanno indotto i più prudenti dello schieramento a chiedere a Cimmino un accordo per una proroga sì, ma a tempo, magari per unificare il congresso provinciale con quello regionale già fissato per febbraio. La coincidenza avrebbe avuto un senso politico preciso: intascata la vittoria di Renzi a Roma, si sarebbe potuto decidere senza remore all' interno del gruppone la candidatura per una componente a Napoli e per le altre in Regione. Cimmino però ha risposto picche: congresso subito oppure deroga fino alla fine del suo mandato. Le altre componenti, quella dalemiana incarnata da Massimo Paolucci e Elisabetta Gambardella, quella di Andrea Cozzolino, i civatiani guidati dal segretario dei giovani Marco Sarracino, hanno visto tutte la difficoltà del gruppone renziano e si sono quasi schierate al fianco di Cimmino. A questo punto i "cimminiani" hanno forzato il gioco e hanno presentato la mozione per approvare la deroga. Mossa che forse ha messo in difficoltà anche il segretario. Perché la deroga ha riacceso i malumori fra i presenti. Al punto che Cimmino ha salomonicamente annunciato che, qualunque fosse stato il risultato della conta, lui avrebbe comunque avviato le pratiche per il congresso. Sicché ora si aprono due giorni di passione. Le candidature vanno presentate entro domani: è un tempo che serve ai renziani per preparare il nome, ma forse anche a Cimmino per serrare su una sua riproposizione.
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