di Roberto Maria di Loreto
Non abbiamo la parola, ma abbiamo mille modi per comunicare con te, e tu li conosci tutti: scodinzoliamo quando ti vediamo arrivare, siamo tristi e a volte piangiamo quando te ne vai, aspettiamo il tuo ritorno accucciati in un angolo, con la paura di essere stati abbandonati. Ti chiediamo di portarci a fare una passeggiata guardandoti languidamente in attesa che tu sia comodo, ti facciamo compagnia quando ti senti solo, ascoltiamo i tuoi pensieri quando anche tu non parli ma vorresti farlo. Giochiamo con te quando tu ne hai voglia e corriamo affannosamente per riportarti la palla che tu ci lanci, presto presto, per farti contento e vederti ridere. Non abbiamo la parola, ma ci sono cose che vorremmo dirti. Ci sono cose che ci spaventano a morte. E non è un modo di dire. Quando sentiamo dei boati, che tu causi sparando dei botti potenti, non sappiamo dove andare a nasconderci, perché non ci sono posti che ci riparano dalla paura; scappiamo verso non sappiamo neanche noi dove, purchè lontano, e spesso non sappiamo ritrovare la strada di casa. Ma nessun posto è mai abbastanza lontano da farci sentire sicuri e al riparo da rumori che ci terrorizzano. Siamo spaventati, e non sappiamo dove andare. Corriamo o cerchiamo di farci piccoli piccoli dietro qualche armadio, o se siamo per strada sotto a qualche auto, ma non ci sentiamo sicuri. Mai. Aspettiamo tremando che tu decida di finirla, e quando lo hai fatto, siamo di nuovo lì a farti le feste per una carezza: noi siamo così, dimentichiamo presto la cattiveria dell’uomo.
Anche quando ci abbandoni perché non ci vuoi più, pensiamo che sia colpa nostra, pensiamo di avere fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare: forse non siamo stati abbastanza obbedienti, o ti abbiamo chiesto troppo spesso di uscire distogliendoti dal tuo da fare, o non abbiamo giocato abbastanza quando ne avevi voglia, o abbiamo abbaiato troppo forte senza riuscire a smetterla, perché questo è il nostro modo di comunicare con te. Sì, perché il nostro abbaiare spesso disturba perfino te che sei il nostro padrone, ma il tuo sparare disturba noi molto di più. Ma tu non ci pensi. Tu puoi dirci:”zitto e cuccia”. Noi no. Noi non possiamo dirti niente, possiamo solo guardarti con occhi terrorizzati che ti implorano di avere un po’ di quel rispetto immenso che noi abbiamo per te. Ma tu non ci senti, non capisci cosa vorremmo dirti, non pensi che per noi la notte di Capodanno può essere letale. No, non ci pensi. Eppure, noi che siamo solo animali, riusciamo a capire subito tu cosa ti aspetti da noi. E lo facciamo. Sempre. Il nostro è un amore forte che si accontenta di poco. Una carezza, una passeggiata, un po’ di considerazione ci bastano e ti ricambiamo con una fedeltà che nemmeno tra gli uomini esiste. Siamo pronti a difenderti se ne hai bisogno, a consolarti se ti senti triste perché noi lo percepiamo, noi sappiamo leggerti dentro, e ci comportiamo di conseguenza; siamo pronti a piangere e a ridere con te anche se sui nostri musi non potrai mai vedere dei sorrisi, ma lagrime sì. Noi ridiamo con il cuore: è un sorriso intimo, che traduce il nostro orgoglio di essere il tuo cane, di essere la tua compagnia, il tuo compagno di viaggio per un periodo troppo breve, ma è quanto dura la nostra vita. Per questo ogni anno speriamo che tu decida di non sparare, o almeno di non usare quei botti che per noi si amplificano e che ci spaventano tanto. Pensa a quando ci castighi perché ti disturbiamo, eppure il nostro abbaiare non è mai tanto forte quanto il tuo sparare. Ma noi non possiamo dirlo. Non possiamo parlare, non abbiamo il dono della parola. Ma a volte basta ascoltare anche i silenzi per salvarci la vita…
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