lunedì 24 ottobre 2016

Intervista a Ersilia Salvato. «Qui Ingrao, Berlinguer e Cossutta anni d`oro della Stalingrado del Sud»

Enrico Berlinguer
Castellammare di Stabia - «La chiusura della sede Pd? Una ferita al cuore, che rischia di cancellare quarant'anni di storia della sinistra stabiese»; Ersilia Salvato, ex parlamentare e sindaca «rossa» di Castellammare (oggi indipendente di sinistra), commenta cosi la querelle sulla storica sezione di corso Vittorio Emanuele. Qual è ricordo più importante che lega la sua esperienza politica all'ex feudo del Pci? «Ce ne sono tanti, ma quello più bello è sicuramente relativo all'apertura, nell'aprile del 1975. Ricordo che prima della sede, m quell'edificio c'era il commissariato di polizia. Partecipai direttamente ai lavori di ristrutturazione, insieme con decine di operai Fincantieri, Avis e di altre aziende cittadine, che sottraevano tempo alle loro famiglie pur di vedere realizzato un sogno inseguito da anni. La sera dell'inaugurazione c'erano centinaia di persone e Armando Cossutta, che fu mandato dal Pci a Castellammare, rimase sorpreso da questa straordinaria partecipazione». Molti leader storici hanno «visitato» la sezione di corso Vittorio Emanuele: tra questi, Enrico Berlinguer. «Venne subito dopo il terremoto del 1980 per visitare la città invasa dalle macerie e manifestare tutta la solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime e di chi aveva perso la casa. Berlinguer partecipò ad un'assemblea di partito affollatissima, prima di proseguire poi il suo tour nei centri della Campania colpiti dal sisma». Quali altri leader hanno partecipato ad incontri conia vecchia dirigenza comunista di Castellammare? «Oltre a Giorgio Amendola, Gerardo Chiaramente e Giorgio Napolitano, va ricordato sicuramente l'intervento di Pietro Ingrao. Negli anni ' 70 e ' 80 il Pci a Castellammare riusciva ad ottenere anche 20milavoti, nonostante la presenza m città di leader storici della Dc come l'ex ministro Antonio Gava. In un'elezione riuscimmo ad ottenere il 40% dei consensi, da qui l'etichetta di Stalingrado del Sud che ancora resiste». Tra i capitoli più tristi l'omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino, nel 2009. Nell'elenco degli iscritti al partito compariva anche il nome di Catello Romano, riconosciuto come uno dei killer del commando killer che partì da Scanzano per uccidere il politico.
 
«Non ho partecipato in maniera diretta a quella vicenda, considerato che la mia esperienza amministrativa da sindaco si era già conclusa. Ma avevo a più riprese lanciato l'allarme di una criminalità organizzata che tentava in ogni modo di entrare nel tessuto istituzionale e democratico della città. Purtroppo nessuno mi ascoltò». Oggi i lucchetti sulla porta della sede dipartito rappresentano un momento triste non solo per chi fa politica diretta a Castellammare, ma anche in tutti i cittadini. Qual è l'auspicio e il consiglio che vuole inviare ai futuri dirigenti del partito, in vista del congresso di novembre? «Sicuramente quello di trovare nuove radici e, soprattutto, recuperare la passione politica che sembra ormai essere smarrita da tempo. Nonostante l'ultima vittoria conseguita alle elezioni amministrative di giugno, il senso di appartenenza politica si sta sempre più appannando. C'è bisogno di uno scatto d'orgoglio, per recuperare la sede e ricominciare a fare politica in maniera seria, risolvendo i tanti problemi che attanagliano la città» (Fonte: f.f. da Il Mattino)

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