di Filomena Baratto
Vico Equense - In estate mai perdere il ritmo! Mantenere lo stesso standard dell’inverno anche se la sveglia suona più tardi. Il rischio è trovarsi nel pieno gorgo della noia, quando, venuta a mancare la nostra routine, non sappiamo cosa fare. Il riposo è la parola d’ordine, che può produrre effetti strani e calarci nella più profonda incapacità di godere il tempo senza impegni di lavoro. Molti fanno progetti strani, insoliti, altri vogliono fermarsi, altri ancora promettono di fare l’impossibile. Poi, con tutti i buoni propositi, si finisce in nuovi e strani ritmi come dormire poco e male, saltare i pasti, raffreddarsi, beccarsi il colpo della strega, curare le punture degli insetti, far fronte a un’orticaria. Sì, in estate facciamo tutto tranne quello che vogliamo. Gli amici, che dovrebbero accompagnarci nei giorni di relax, hanno altri impegni o vanno lontano, i figli costringono a orari a loro vantaggio e ci accorgiamo di prendere nuove abitudini che non avevamo in inverno. L’estate è sempre diversa, soprattutto è ingestibile. Dipendiamo dal tempo, dall’umore, dal benessere psicofisico, dagli altri. E’ come chiedere la luna mentre il mondo ci resta appiccicato e non possiamo prendere in considerazione i nostri bisogni. E’ un male anche aspettarsi troppo, o fare progetti credendo possano andare a buon fine.
Basterebbe non essere legati a orari, avere un po’ di gente intorno, ma non troppa, vivere di più all’aria aperta e non farsi problemi, essere flessibili, forse più accomodanti, e mettere giù il dito che molto spesso puntiamo contro gli altri. Cerchiamo gli amici di sempre,quelli che ci sopportano o ci conoscono bene, il divertimento, le serate in compagnia come se, facendo il pieno di quello che non possiamo fare in un altro periodo, stessimo tranquilli e soddisfatti della nostra vacanza. A tirarci in impaccio ci pensano gli insetti che si nutrono di noi, il mare mai pulito quanto vogliamo, le scottature, le congestioni, l’insonnia, le provviste, il gelato serale, i parenti che ci fanno visita, gli amici che partono. Una stagione attiva quanto mai, per niente serena, né tranquilla. Così il libro da leggere attende, l’abbronzatura stenta, il caldo ci opprime, la pigrizia ci prende e non sappiamo più se siamo ammalati o siamo gli stessi di quando avevamo i nostri ritmi. Dovremmo fare vacanze a piccoli sorsi durante tutto l’anno. E pensare che in inverno rimandiamo tutto all’estate quando ci promettiamo di fare grandi cose, così da mantenere alte le aspettative e sopravvivere alle giornate buie e corte. E quando arriva l’attesa estate non vogliamo altro che dare sfogo ai nostri progetti. L’ingiustizia poi è una stagione calda di pochi mesi e un inverno lungo. Se almeno avessimo stagioni di pari durata, sarebbe già diverso. In tre mesi vogliamo concentrare l’impossibile e si finisce per avere risultati inconcludenti. Alla fine le giornate indimenticabili sono quelle all’aria aperta col frinire dei grilli e delle cicale e il ronzare delle api, con fiori e verde che invade i sentieri e le colline, con i nostri giardini ricchi di aiuole ben curate o orti dove raccogliere frutta e verdura. Le giornate afose ci impediscono di pensare, i pasti saltano per mancanza di appetito, qualche volta il menù ammette il gelato a pranzo come premio o dieta improvvisata. L’estate è seguire il piacere di non stressarci, spesso controcorrente, come salmoni risalendo il fiume. Il cosiddetto perdere tempo in cose da nulla, in contrattempi non è poi un fatto grave. E’ il corpo che ce lo chiede, stanco di essere svegliato dalle suonerie, di sentire i colleghi, di mangiare sempre al solito orario, di non potersi permettere di fantasticare, concentrati sul da farsi, con sorrisi sempre tirati, arrabbiati, pensierosi. E’ tempo di guardare il cielo e rendersi conto di quante nuvole ci sono, come cambiano le foglie sugli alberi o notare le sfumature del mare con occhio insolito. L’estate è guardare le persone senza la fretta dell’abitudine e del dovere, ma scoprire le loro espressioni, i segni del tempo che passa, il bisogno di ascoltarsi. L’estate è il nostro tempo che trascorre inesorabilmente e non dobbiamo dargli troppe incombenze o esigere molto, solo viverlo lentamente per ricaricarci, lasciando che i pensieri vaghino e trovino un nuovo assetto. Dobbiamo imparare ad ascoltare il corpo che manda segnali inequivocabili di ciò che abbiamo bisogno. Esso non dimentica, tutto passa addosso a questo miscuglio di sangue e pelle e tutto segna, annota, resta dentro come i cerchi di linfa all’interno di un albero. Metterci in suo ascolto potrebbe essere il modo più semplice di capire cosa vogliamo. Bisogna trascorrere l’estate come un tempo ordinario, ma nuovo e più disteso. Anche questo è tempo che passa e non torna più. Dovrebbe essere un tempo vuoto, straordinario ma che riempiamo per renderlo normale, incapaci di sottrarci alla routine e alle abitudini e alla paura di sprecarlo o perdere la continuità tra prima e dopo.
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