Vico Equense - “Ti adoreranno Signore tutti i popoli della terra”, il Signore si manifesta al mondo ed è riconosciuto da tutte le genti , rappresentate dai Magi che si recano a Betlemme.
E a guidarli una stella di straordinaria grandezza, una cometa, e le comete, si sa , hanno sempre evocato paure e superstiziose apprensioni. Il Vescovo martire Ignazio di Antiochia scriveva nell’anno 107: “una stella brillò in cielo oltre ogni stella in quella notte; la sua luce fu oltre ogni parola e la sua novità destò stupore, e tutte le altre stelle insieme col sole e con la luna, formarono un coro attorno alla stella di Cristo che tutte sovrastava in splendore…”
Una striscia fiammeggiante che conteneva un presagio, la cometa diventò simbolo di un incontro tra opposti, conciliazione tra ordine e disordine.
Tre grandi Re, tre sovrani di paesi lontani si incontrano lungo la strada che hanno intrapreso seguendo la scia di quella stella, non sapendo dove quella luce li porterà, né tanto meno conoscendo il preciso motivo di quel viaggio, ma nel loro cuore sentono di fare la cosa giusta, sentono di dover continuare malgrado i dubbi e le avversità. E la loro scelta viene premiata: raggiungeranno una meta, troveranno la speranza, il senso del futuro: troveranno quel Bambino annunciato dalla Sacre Scritture come Salvatore del mondo e gli renderanno omaggio con i loro doni dal profondo significato. Come i Magi andiamo anche noi incontro al Signore portando i nostri doni, in particolare l’oro dei nostri pensieri, l’incenso dei nostri sentimenti e la mirra delle nostre sofferenze.
La storia dei Re Magi è storia di riflessione che ci racconta l’universalità della salvezza di Cristo, e questa coralità universale allarga gli orizzonti del nostro sguardo, ci apre all’accoglienza di culture diverse, di mentalità lontane, per essere in comunione con tutti i fratelli. Ognuno di noi ha il dovere di far riflettere sugli altri la luce che ha ricevuto; ognuno di noi oggi è chiamato a diventare la stella che porta il fratello alla culla di Gesù. E da un po’ di anni , alternando le piazze in cui viene allestito un piccolo palco, i Magi delle Pacchianelle rivivono l’Epifania, non come ricordo di quel fatto lontano, ma come mistero di una realtà operante in tutti i tempi. I Magi scendono da cavallo, si avvicino al Bambinello, si prostrano, lo adorano, e depositano ai suoi piedi i loro doni. Il simbolismo dell’adorazione dei Magi viene preceduta dalla lettura del Vangelo del giorno, e si chiude con la benedizione col Bambinello impartita del Superiore del Convento di San Vito. E la pubblicazione a puntate ospitata da questo blog “che ringraziamo” della storia delle Pacchianelle, anche se rappresenta uno spaccato dell’enorme documentazione custodita nell’archivio Conventuale, non poteva essere chiusa senza ricordare Fra’ Cosimo, a cui si riservava l’ultimo quadro della sfilata che, condensato sempre in un messaggio di pace, scenograficamente, veniva presentato con le “sue” tortorelle che circondavano la degna e affascinante presenza di un personaggio che, nella sua semplicità Francescana, era la rappresentazione di una storia poverissima, ma ricca di misticismo.
L’Ass.ne Amici delle Pacchianelle
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