di Antonio Averaimo - AvvenireIn Costiera amalfitana e nella Costiera sorrentina l'overtourism è diventato un problema serio. Il sindaco di Meta ha messo un limite alle case da affittare ai visitatori Napoli C'è chi, come il sindaco di Meta, Giuseppe Tito, ha dichiarato guerra ai bed and breakfast e a tutte le strutture extralberghiere, imponendo che solo il 10% delle abitazioni presenti sul territorio del suo Comune sia destinato agli affitti brevi. E c'è chi, come i sindaci di Capri e Sorrento, sta invece lavorando a provvedimenti meno restrittivi, ma che aiutino in qualche modo a regolare questo e altri aspetti dell'overtourism, che in Costiera amalfitana, in Costiera sorrentina e nelle isole del Golfo di Napoli pone da qualche anno non pochi interrogativi agli amministratori e alle comunità locali. Tutti i sindaci parlano apertamente di regolare il fenomeno. In Costiera amalfitana, per bloccare il turismo mordi e fuggi che colpisce soprattutto Comuni come Amalfi e Positano, presi d'assalto dai visitatori soprattutto nel fine settimana, si è deciso da qualche anno di adottare il sistema delle targhe alterne. Ma sono soprattutto i sindaci della Costiera sorrentina a provare ad agire, per quanto compete loro, contro gli effetti sgraditi del turismo di massa. Il già citato sindaco di Meta ha prima limitato di parecchio l'insediamento di strutture extralberghiere sul territorio comunale (e per questo motivo l'Abbac, un'associazione di categoria, ha presentato un ricorso al Tar), poi si è intestato una vera e propria crociata politica per cambiare le leggi in materia a livello regionale.
«Alla prossima tornata elettorale per il rinnovo
del Consiglio regionale, sarò candidato - ha
dichiarato recentemente .
Una volta eletto, lavorerò per la modifica della
legge sulle strutture extralberghiere ».
Il primo cittadino di Meta punta a «limitare il
nascere di nuove strutture e a proporre un
nuovo piano di edilizia residenziale pubblica in
favore delle giovani coppie dei Comuni della
penisola sorrentina».
L'espulsione dei residenti dai centri cittadini:
anche da quelle parti è questo il tema dei
temi, quando si parla di overtourism.
È un tema molto sentito a Capri, per esempio,
che è famosa più per i suoi ospiti più o meno
illustri che per i suoi abitanti.
Alcuni dei quali hanno dovuto addirittura fare
le valigie e spostarsi verso la terraferma, per
la mancanza di case da affittare.
Tra di loro c'è chi fa "pendolarismo" e torna
ogni giorno nella sua isola per lavorare, per
poi andare di sera nel Comune in cui si è
dovuto trasferire.
Il sindaco di Capri, Paolo Falco, eletto da poco,
non crede nei provvedimenti restrittivi, ma sta
pensando comunque di regolamentare il
fenomeno.
« Anch'io ho pensato di limitare il numero
delle strutture ricettive - dice Falco , ma temo
che nel giro di 60 giorni il mio provvedimento
sarebbe bocciato dal Tar.
Bisogna agire soprattutto a livello nazionale,
altrimenti rischiamo di fare i soliti proclami
estivi che si risolvono in un nulla di fatto.
Intanto, stiamo cercando di recuperare case
del patrimonio del Comune da affittare ai
residenti».
L'altro grande problema di Capri sono i
migliaia di sbarchi giornalieri in estate.
«Stiamo pensando - spiega il sindaco - di
incentivare un sistema di contingentamento
degli arrivi, in modo da ridurre l'impatto
sull'isola.
Ne stiamo discutendo con le compagnie di
navigazione.
Si potrebbe studiare, ad esempio, un sistema
di prenotazione».
Anche la Chiesa locale si è fatta sentire sui
rischi legati all'overtourism.
L'arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di
Stabia, che nel suo territorio comprende i
Comuni della Costiera sorrentina e l'isola di
Capri, ha istituito l'anno scorso il servizio di
Pastorale del turismo, con un occhio di
riguardo proprio all'impatto del turismo di
massa sulle comunità locali.
«Come comunità cristiana, non possiamo non
interrogarci su questo fenomeno - dice don
Salvatore Iaccarino, responsabile del nuovo
ufficio diocesano .
Infatti, all'assottigliamento delle comunità
locali nei centri storici per effetto
dell'overtourism corrisponde anche un
assottigliamento della comunità cristiana.
La proposta che facciamo non può che essere
quella di un turismo sostenibile, diverso dal
turismo mordi e fuggi che, tra le altre cose,
impatta anche sull'ambiente.
Ciò va fatto, però, in una prospettiva di
dialogo e di incontro con i turisti».
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