lunedì 7 luglio 2025

Faito, estate senza funivia «I turisti sono scomparsi»

Piazzale deserto, bar e ristoranti vuoti dopo la tragedia dello scorso 17 aprile 

IL RACCONTO 

di Fiorangela d'Amora - Il Mattino

Castellammare/Vico Equense - Sul piazzale della funivia a 1130 metri d'altezza regna il silenzio. Nessun turista, nessuna auto, zero visitatori e soprattutto non suona più la campanella che scandiva l'arrivo della cabina in stazione. Dopo il 17 aprile scorso, quando persero la vita quattro persone a causa di un guasto all'impianto di risalita, assieme alla vettura nel burrone sottostante è crollato anche il sogno del Faito. La prima estate senza la funivia che in sette minuti portava turisti e gitanti da Castellammare alla cima, è iniziata nel silenzio generale. «Da stamattina nemmeno un caffè, stiamo male, non c'è nessuno. Con l'incasso non paghiamo nemmeno le utenze, penso che dovrei chiudere ma non ce la faccio» racconta Enzo che assieme alla mamma Lucia offre bevande e ristoro da oltre 40 anni sul piazzale della funivia. Il bar Papillon ha aperto come sempre gli ombrelloni, pulito tavolini e sedie sperando di accogliere un po' di gente che cercava ristoro nelle giornate di grande caldo. «Non arriverà nessuno, come ieri e l'altro ieri - aggiunge Enzo -. Solo la domenica si affaccia qualche auto, fanno il giro e non consumano. Non era così nemmeno tra il 2012 e il 2016 quando la funivia era ferma per manutenzione. Allora c'era fermento, oggi solo autobus vuoti che fanno la spola». 

IL SERVIZIO BUS 

Nella stazione chiusa trovano riparo cavalli selvatici, il bar che si attraversava per scendere in funivia è finito sotto sequestro assieme al resto dell'impianto. Il servizio sostitutivo di Eav non ha sortito l'effetto sperato, i mezzi hanno solo affollato un traffico già appesantito dal via vai estivo, ma senza portare alcun beneficio alla montagna. «Chi saliva in funivia non prende l'auto o il bus» spiega Danilo che gestisce il Sant'Angelo, hotel e ristorante che si trova presso il Piazzale dei Capi, noto come il belvedere. Era in giornate come queste che il Faito diventava il rifugio di quanti volevano vivere il rapporto tra mare e montagna. Ma la tragedia ha messo tutto in discussione. «Il sabato e la domenica c'è gente da noi, ma abbiamo perso tutto il flusso turistico che avevamo creato con grande fatica in questi anni. Non sarà mai più la stessa cosa - commenta Danilo -. Oggi viviamo nel silenzio e nella tristezza per le persone che non ci sono più. La mia speranza è che Castellammare si attivi davvero per non perdere anche la funivia definitivamente. Le presenze sono calate anche in albergo perchè chi deve salire in auto preferisce andare altrove, c'è una bella differenza se in sette minuti sei in paradiso o se devi affrontare il traffico della penisola». Il timore è che i tempi siano troppo lunghi per una ripartenza. «Ci vorranno molti mesi - conclude rassegnato Danilo - ma credo che siano anche maturi i tempi per capire se si vuole fare un nuovo impianto e di che tipo». 

LA SOLITUDINE 

Lo zoccolo duro del Faito sono i ristoratori ma anche i tanti villeggianti, amanti della montagna, che hanno acquistato casa o l'hanno presa in fitto per scappare dal caos e dal caldo della città. Tra questi Alessandro che stavolta è rimasto da solo. «Fino all'estate scorsa tutta la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello con la moglie e le figlie, viveva il Faito tutto l'anno. Io salivo e scendevo in funivia anche più volte al giorno, venivo durante la mia pausa pranzo e ancora oggi salgo a dormire, ma sono solo. Con la montagna che si è svuotata mia madre ha paura di restare sola, mio padre dopo la tragedia ha pianto per un mese pensando a quelle persone che sono andate incontro ad una tragica morte. Io ero sceso il giorno prima con una coppia di turisti inglesi e ogni volta penso a Carmine Parlato, l'operatore in servizio nella cabina che è crollata giù nel burrone e che conoscevamo tutti. Vorrei - chiede Alessandro - che il piazzale della funivia fosse intitolato a lui, un lavoratore appassionato ed onesto che portava il Faito nel cuore. Ho scritto anche al presidente De Gregorio per condividere questo appello, ma anche per denunciare la pericolosità di questi bus sostitutivi che salgono e scendono con grande frenesia, che rendono il tragitto da Vico Equense ancor più pericoloso». Il Faito ha perso i circa quattromila accessi che solo nel week end la funivia faceva registrare, corse che molto spesso si prolungavano ben oltre l'orario prestabilito per riportare a valle tutti i passeggeri. Dove c'erano lunghe file di ragazzi e turisti in attesa di scendere con la «panarella» con le luci del Golfo che rendeva tutto ancora più magico, c'è il vuoto, il silenzio più triste, il buio che ancora non lascia intravedere spiragli.

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