Vico Equense - Le immagini sono eloquenti e dicono molto più delle parole. Plastica, materassi, ferro, detriti, e chissà cos'altro sotto terra, il tutto a pochi chilometri dal centro. In assenza di un qualsiasi scrupolo ambientalista, nonostante i divieti e le ammende, gli incoscienti abbandonano tutto l’abbandonabile. Non c’è la necessaria vigilanza per evitare lo sfregio continuo alla natura, i trasgressori se ne infischiano della raccolta differenziata che ormai è porta a porta o delle piattaforme ecologiche dove portare l'ingombrante. Ancora oggi, nel 2008, è più comodo gettare in una scarpata una cucina piuttosto che farsela venire a prendere a casa. Sono atti di grande inciviltà, e di assoluto disprezzo per l’ambiente e la natura.
(Foto di Alessandro Savarese)
8 commenti:
terribile
Da questi amministratori abusivisti non aspettatevi niente.
Solo il peggio.
Complimenti per il post molto efficace nella forma grafica , sono notize che i giornali locali generalmente non possono o non vogliono dare e fanno diventare i blog oltre a forme espressive di pensiero e opinioni ,come generalmente sono, vere fonti di informazione
E della merda che riversiamo a mare ne vogliamo parlare???
Una volta il mare di Vico Equense faceva invidia alle località più prestigiose ed era l'unico motivo di attrazione per i turisti.
Adesso non abbiamo più neanche quello e siamo costretti a fare il bagno nella nostra stessa piscia.
Solo due parole: amministratori incapaci
ottimo lavoro ciao
Non è un bel biglietto da visita per la "Città del fare" , un bell'esempio di inciviltà.
A chi se la prende con gli amministratori rispondo:certo, non saranno cime di efficientismo,e sapete cosa ne penso, ma in questo caso gli ammministratori non c'entrano.Qui incivile è solo la gente, anzi, la gentaglia che fa queste cose.
il nostro reportage vuole stimolare l'amministrazione a fare e vigilare di piu affinché la Sperlonga non venga abbandonata nel degrado. e vuole sensibilizzare l'opinione pubblica ad avere piu rispetto per questi luoghi a noi tanto cari.
Alessandro Savarese
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