martedì 1 luglio 2008

Sulle vette degli sprechi

Eliminare gli sprechi è una condizione essenziale per ridurre la «spesa corrente» del nostro paese. E non c'è dubbio che sono uno scandaloso spreco di risorse finanziarie le 356 Comunità montane, create con la legge numero 1102 del 3 dicembre 1971 allo scopo di assicurare soddisfacenti condizioni di vita ai 10 milioni e passa di italiani residenti nei 4.235 comuni (su 8.102) compresi in queste sovrastrutture. Le quali hanno prodotto finora migliaia di tonnellate di carte per «attuare una raccolta organica di dati e informazioni sulla popolazione e sul territorio per consentire decisioni consapevoli; favorire la circolazione delle conoscenze e delle informazioni sui vari aspetti concernenti l'ambito territoriale; formulare procedure per la tempestiva individuazione dei bisogni collettivi; assicurare ai comuni membri di cogliere opportunità che diversa mente sarebbero state loro precluse; ottimizzare l'uso delle risorse». E altri bla, bla, bla che hanno consumato qualcosa come 8 miliardi di euro con risultati fallimentari. Tant'è che sono in molti a ritenerle inutili e a proporne l'abolizione. Buon ultimo il ministro Renato Brunetta che ha dichiarato «stiamo pensando all'abolizione delle Comunità montane, che costano troppo e non servono a nulla se non a sistemare qualche trombato della politica». Per intanto, la legge Finanziaria del 24 dicembre 2007 ha dato sei mesi di tempo alle regioni per ridurre il numero delle Comunità montane, quello degli amministratori e i loro compensi. Ma è molto probabile che nessuna regione rispetterà i tempi fissati perché, come al solito, è prevalsa la tesi secondo cui sono da ritenere «ordinatori» e non «perentori ». Come a dire: potete metterci il tempo che volete. In Italia, si sa, le leggi si interpretano prima di applicarle. La Campania ha 27 Comunità montane (vedi servizio a pagina 2, ndr), nelle quali sono compresi 332 dei 551 comuni, più della metà. Ma l'assurdità sta soprattutto nel fatto che vi sono compresi centri abitati come Agropoli, Sorrento, Sant'Agnello, Amalfi, Maiori, Minori, Furore e tantissime altre località marine che con la montagna non hanno nulla a che vedere. Ma c'è di peggio. Secondo la legge urbanistica regionale del 22 dicembre 2004, anche questi comuni sono tenuti a dotarsi di un «piano urbanistico comunale», di almeno due «piani urbanistici attuativi», di un «regolamento urbanistico edilizio comunale» e di un compendio di «norme tecniche di attuazione». Che vanno ad aggiungersi ai 27 «piani pluriennali di sviluppo socio-economico» e ai 27 «programmi annuali operativi di attuazione» delle Comunità montane. Per complessivi 1.714 strumenti urbanistici. Una pianificazione urbanistica che non ha riscontri in nessun altro paese al mondo. I consiglieri regionali hanno cominciato a discutere solo recentemente la proposta di abolire 7 Comunità montane. Una proposta oggettivamente indecente. Talché mi viene da proporre un sussulto di intelligenza: abolite tutte le 27 comunità montane. Ne soffriranno poche centinaia di persone. Ma ve ne saranno grati sei milioni di campani. (Gerardo Mazziotti da il Corriere del Mezzogiorno)

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