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sabato 25 aprile 2009

Comunità montane, nuovi fondi per evitare tagli occupazionali

Regione Campania - L’ottava commissione consiliare regionale, presieduta da Sebastiano Sorrentino, si farà promotrice di una proposta di variazione di Bilancio per assicurare la copertura finanziaria alle Comunità montane fino al 31 dicembre 2009. È quanto ha stabilito l’organismo consiliare a seguito della audizione con i presidenti delle Comunità montane campane, che hanno evidenziato «i gravissimi problemi finanziari delle comunità montane, nonché il problema degli ottocento dipendenti “storici” degli enti montani, per i quali si paventano tagli allarmanti. Le maggiori sofferenze si registrano nelle province di Salerno, Avellino e Benevento, dove si concentra il più alto numero di operai e addetti alla forestazione. “L’audizione - dice Sorrentino - è stata utile per fare il punto di una situazione che rischia di diventare esplosiva.”

giovedì 25 settembre 2008

Giuseppe Guida contro Valiante

Il testo in fase di approvazione non tiene conto delle realtà territoriali

Vico Equense - La Giunta Regionale della Campania, su proposta del vicepresidente Antonio Valiante, ha approvato il disegno di legge sul rinnovo dell'ordinamento delle Comunità montane del territorio regionale. Il testo che dovrà essere approvato entro il 30 settembre, che ora passa all'attenzione del Consiglio regionale per la definitiva approvazione della legge, delinea un nuovo assetto del sistema delle comunità montane della Campania, e garantisce il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica attribuiti alle regioni dalla legge finanziaria 2008. Le Comunità montane passano dalle 27 attuali a 21; i comuni da 365 attuali a 271, di cui 174 totalmente montani, 89 parzialmente montani e solo 8 non montani rispetto ai 70 attuali; i componenti gli organismi da 1458 a 352, di cui 21 presidenti rispetto ai 27 attuali, 271 componenti i consigli generali contro i 1208 e 60 assessori contro i 223. E' stato altresì deciso che l'indennità per i presidenti e gli assessori, qualora riconosciuta dagli statuti, viene ridotta al 40% di quella prevista dalla legge statale, mentre ai consiglieri non spetta alcun gettone. Il disegno di legge comporta in totale per le comunità montane un risparmio di spesa quantificato in € 3.059.079,56. Il ddl realizza il riordino territoriale delle Comunità montane e la loro valorizzazione quali enti di presidio dei territori montani. In particolare, supera la sovrapposizione tra enti di governo e di gestione dei servizi negli stessi ambiti territoriali, sviluppa la qualità complessiva delle prestazioni dei livelli di governo e incrementa la partecipazione delle popolazioni montane al processo di sviluppo socio-economico della montagna, nello spirito originario dell'ente montano. Critiche al progetto di Valiante arrivano da Giuseppe Guida presidente della Comunità montana Monti lattari Penisola Sorrentina. Nel documento si legge. "Dietro il disegno di legge Valiante sul riordino delle Comunità Montane – sottolinea Guida - si cela un'immotivata caparbietà della parte politica governante della Regione Campania a sostegno di un testo che, nella sua fattispecie, non tiene conto del territorio e delle popolazioni che Vi abitano. Chi, come me, ha la fortuna di vivere in posti dove la montagna è protagonista incontrastata di scenari straordinari, sa quanto sia indispensabile la salvaguardia e lo sviluppo di questi luoghi. La proposta di legge Valiante non solo mortifica territori già ricchi di problematiche legate ai tanti mutevoli aspetti del corso geologico ed atmosferico della natura, ma soprattutto spegne le speranze di chi con amore e fatica abita e si prende cura di questi luoghi. Non è possibile condividere scelte fatte dalle poltrone della Giunta Regionale, non è ammissibile sottoscrivere l'abbandono da parte delle istituzioni di luoghi già compromessi dai tempi e dalla storia. La scelta va fatta sul campo: lavorando "per" il territorio "sul" territorio. Certamente le maggiori responsabilità di questa vicenda sono da attribuirsi a chi propone tale disegno di legge, - continua Guida - ma anche a quella parte della minoranza che, incomprensibilmente, mostra di condividere questo provvedimento. Mi sento di ringraziare il mio partito (FI) per il lavoro svolto e che ancora svolgerà per la tutela dei territori e di chi li abita, sicuro che nella seduta del prossimo 30 settembre del Consiglio Regionale, la nostra realtà territoriale sarà adeguatamente rappresentata.".

martedì 1 luglio 2008

Comunità montane, c’è la proroga Sd all’attacco: una truffa indegna

Regione Campania - Il governo dà una mano alle Regioni ritardatarie, prorogando al 30 settembre il termine per il riordino delle Comunità montane, e la Campania ne approfitta subito: è già tornato in commissione, lasciando l’aula del Consiglio dove dal primo momento aveva fatto segnare divisioni e polemiche, il disegno di legge della giunta che intendeva riorganizzare la materia evitando la scure della legge quadro nazionale. Ma il rinvio della seduta di ieri, inizialmente fissata per l’approvazione del ddl, è stato accolto da altre polemiche. «Rinviare il Consiglio sulla base di un provvedimento del governo non ancora ufficializzato - ha spiegato Angelo Giusto (foto), capogruppo di Sinistra democratica - è una truffa indegna di una grande assemblea. C’è un testo licenziato all’unanimità dalla commissione e anche l’eventuale proroga approvata dal governo, ma mai notificata al Consiglio, non ci esonera comunque dall’obbligo di approvare una nuova legge di riordino delle comunità montane». Secondo il consigliere irpino di Sd dietro lo stop c’è un problema di natura politica: «C’è qualcuno che in commissione ha avuto una posizione che non rappresentava quella del partito di appartenenza». Il coordinatore dell'opposizione in Consiglio, Franco D'Ercole, si dice d’accordo sul rinvio in commissione ma con un impegno preciso a tornare presto in aula. «Temo che il centrosinistra non voglia più fare la riforma per salvare la poltrona di qualche presidente di comunità amico. Ora ci sono tre mesi di tempo ma questa regione sembra voglia impiegarli per non fare niente». E per il capogruppo di Forza Italia Paolo Romano «il repentino rinvio in commissione» del disegno di legge «smaschera l’assoluta mancanza di coesione politica della maggioranza»: il centrosinistra infatti «avrebbe intanto potuto ignorare la proroga e dimostrare di potere e volere realmente far funzionare il Consiglio regionale e tagliare una volta e per tutte una buona fetta di sprechi». (Il Mattino)

Sulle vette degli sprechi

Eliminare gli sprechi è una condizione essenziale per ridurre la «spesa corrente» del nostro paese. E non c'è dubbio che sono uno scandaloso spreco di risorse finanziarie le 356 Comunità montane, create con la legge numero 1102 del 3 dicembre 1971 allo scopo di assicurare soddisfacenti condizioni di vita ai 10 milioni e passa di italiani residenti nei 4.235 comuni (su 8.102) compresi in queste sovrastrutture. Le quali hanno prodotto finora migliaia di tonnellate di carte per «attuare una raccolta organica di dati e informazioni sulla popolazione e sul territorio per consentire decisioni consapevoli; favorire la circolazione delle conoscenze e delle informazioni sui vari aspetti concernenti l'ambito territoriale; formulare procedure per la tempestiva individuazione dei bisogni collettivi; assicurare ai comuni membri di cogliere opportunità che diversa mente sarebbero state loro precluse; ottimizzare l'uso delle risorse». E altri bla, bla, bla che hanno consumato qualcosa come 8 miliardi di euro con risultati fallimentari. Tant'è che sono in molti a ritenerle inutili e a proporne l'abolizione. Buon ultimo il ministro Renato Brunetta che ha dichiarato «stiamo pensando all'abolizione delle Comunità montane, che costano troppo e non servono a nulla se non a sistemare qualche trombato della politica». Per intanto, la legge Finanziaria del 24 dicembre 2007 ha dato sei mesi di tempo alle regioni per ridurre il numero delle Comunità montane, quello degli amministratori e i loro compensi. Ma è molto probabile che nessuna regione rispetterà i tempi fissati perché, come al solito, è prevalsa la tesi secondo cui sono da ritenere «ordinatori» e non «perentori ». Come a dire: potete metterci il tempo che volete. In Italia, si sa, le leggi si interpretano prima di applicarle. La Campania ha 27 Comunità montane (vedi servizio a pagina 2, ndr), nelle quali sono compresi 332 dei 551 comuni, più della metà. Ma l'assurdità sta soprattutto nel fatto che vi sono compresi centri abitati come Agropoli, Sorrento, Sant'Agnello, Amalfi, Maiori, Minori, Furore e tantissime altre località marine che con la montagna non hanno nulla a che vedere. Ma c'è di peggio. Secondo la legge urbanistica regionale del 22 dicembre 2004, anche questi comuni sono tenuti a dotarsi di un «piano urbanistico comunale», di almeno due «piani urbanistici attuativi», di un «regolamento urbanistico edilizio comunale» e di un compendio di «norme tecniche di attuazione». Che vanno ad aggiungersi ai 27 «piani pluriennali di sviluppo socio-economico» e ai 27 «programmi annuali operativi di attuazione» delle Comunità montane. Per complessivi 1.714 strumenti urbanistici. Una pianificazione urbanistica che non ha riscontri in nessun altro paese al mondo. I consiglieri regionali hanno cominciato a discutere solo recentemente la proposta di abolire 7 Comunità montane. Una proposta oggettivamente indecente. Talché mi viene da proporre un sussulto di intelligenza: abolite tutte le 27 comunità montane. Ne soffriranno poche centinaia di persone. Ma ve ne saranno grati sei milioni di campani. (Gerardo Mazziotti da il Corriere del Mezzogiorno)

venerdì 27 giugno 2008

Comunità montane, Verdi contro niente numeri per il voto

Regione Campania - Comunità montane, vacillano le certezze sull’approvazione del disegno di legge regionale che le dovrebbe ridurre da 27 a 20 entro il 30 giugno (lunedì prossimo) pena l’intervento più penalizzante del governo. Ieri in consiglio regionale il voto non è decollato, per mancanza di numero legale: la conferenza dei capigruppo lo ha aggiornato proprio a lunedì, ultima data utile. Ma, viste le tensioni di ieri, l’esito finale è difficile da prevedere. Il presidente della commissione ambiente, il verde Michele Ragosta, ha addirittura presentato un emendamento per la soppressione radicale di tutte le comunità montane. Non solo non lo ha ritirato neppure su richiesta del vicepresidente della giunta, Valiante. Era assente al momento dell’appello nominale. Salvatore Ronghi, vicepresidente del consiglio regionale, ha sfidato la maggioranza «a tirare fuori i 30 consiglieri necessari al voto». E Rivellini, capogruppo di An, ha commentato: «Sono al capolinea, non reggono la prova dell’aula».

giovedì 26 giugno 2008

Caos e accuse in aula: stop alla legge che riduce le Comunità montane

Regione Campania - Quando la casta impone alla casta di ridimensionare la casta il minimo che puoi aspettarti è il rinvio della decisione. Giochi di parole a parte, proprio questo è successo ieri in Consiglio regionale, dove era all'ordine del giorno l'approvazione del nuovo ordinamento delle Comunità montane. Sotto la spada di Damocle dei più drastici tagli d'ufficio previsti dalla finanziaria 2008 in caso di inadempimento della Regione entro il 30 giugno, i consiglieri avrebbero dovuto sancire la riduzione degli enti sovracomunali da 27 a 20 per un risparmio di oltre 3 milioni di euro. Ma il testo del disegno di legge, approntato dal vicegovernatore Antonio Valiante, è arrivato in aula solo nel primo pomeriggio e, per di più, con le correzioni approvate dalla commissione competente: un altro testo, dunque. E così, il vicepresidente del Consiglio Salvatore Ronghi (ex An), ha avuto gioco facile nel chiedere 24 ore di tempo per la presentazione degli emendamenti. La richiesta ha dato vita a un acceso battibecco tra lo stesso Ronghi e il capo dell'opposizione Francesco D'Ercole, che avrebbe voluto che si procedesse. Toni molto accesi, scontro a muso duro tra i due. Alla fine, si è deciso di riconvocare l'assemblea per oggi alle 16 e di procedere ad oltranza. La sortita di Ronghi ha ridato la speranza di riaprire i giochi a molti suoi colleghi, di opposizione e di maggioranza, preoccupati per la soppressione di questa o quella Comunità, per l'esclusione di questo o quel comune o per il rigido regime delle incompatibilità previsto nel testo definitivo del disegno di legge. Dietro di loro, naturalmente, i sindaci dei centri e i presidenti delle Comunità penalizzati dai tagli. Occorre ricordare che il disegno di legge prevede, innanzitutto, l'esclusione dei comuni costieri e di quelli con popolazione superiore ai 20mila abitanti. Il rinvio della decisione ha rimotivato il presidente della commissione Statuto Salvatore Gagliano a perorare la causa dei piccoli comuni salernitani di Giungano, Pertosa e Alfano («quelli meritano davvero di entrare nelle Comunità, hanno un'economia montana, mica come quelli della mia Costiera amalfitana, dove si è sperperato un sacco di soldi »). Il capogruppo della Margherita Mario Sena ha definito invece «un'assurdità» la previsione dell'incompatibilità tra la carica di sindaco e quella di presidente di Comunità, preannunciando un emendamento per rimuoverla. Il presidente della Comunità della Penisola sorrentina, Giuseppe Guida (foto), è rimasto per molte ore nel palazzo del Consiglio alla ricerca di una sponda politica per far rientrare in gioco almeno Vico Equense, che, spiegava, «è sì bagnata dal mare, ma ha uno sviluppo territoriale prevalentemente collinare». Nel concitato dibattito informale, durante la sospensione della seduta, determinata dalla richiesta di Ronghi, si è sentito chiaramente Valiante ammonire i suoi interlocutori. «Porcherie non se ne fanno». Poi, più pacatamente, ha spiegato: «I pannicelli caldi non servono». Una cosa è certa. Oggi, la modifica di un tassello potrebbe far crollare l'intera impalcatura. (Gimmo Cuomo da il Corriere del Mezzogiorno)

giovedì 19 giugno 2008

«Comunità montane tagli insostenibili»

Il vicepresidente della giunta regionale Antonio Valiante fa i conti di quanto costerebbe alla Campania il temuto azzeramento, per decreto di scioglimento, delle 27 comunità montane. «Per la nostra regione 24 milioni». Trasferimenti statali, da destinare al sostegno dei territori montagnosi, che verrebbero a mancare. Questo nel caso il governo imbocchi oggi la via della decretazione e della tabula rasa, andando oltre i tagli imposti dal precedente governo che, pur pesanti, erano stati assolti con un disegno legge regionale (a questo punto sospeso) che sfrondava le spese di cinque milioni di euro. Ed abbassava a 21 il numero delle comunità montane. «Ritengo - dice Valiante - che il riordino sia giusto ma che sia altrettanto giusto mantenere in piedi una politica che riguardi la montagna, soprattutto per una regione come la nostra che è montagnosa per la gran parte del suo territorio». Potrebbe la regione supplire? «Non è facile. Certo, si farebbe il possibile, ma il taglio sarebbe pesantissimo». Il professor Pietro Ciarlo, consigliere regionale e coautore del progetto di ridimensionamento delle comunità montane campane, sostiene che, comunque, la regione, «non potrà rinunciare a politiche sociali per la montagna». Perchè si possono abolire le comunità ma non i problemi. «La regione - dice Ciarlo - studierà, in caso, altre forme associative per gestire i territori. E non è detto che il governo voglia cancellare del tutto anche i trasferimenti statali. Aspettiamo di leggere le norme transitorie. Ci sono una serie di problemi, sui rapporti in essere ad esempio, sul personale, che devono essere affrontati». Non solo comunità montane. Anche la provincia di Napoli, con quelle di altre grandi città italiane, potrebbe essere cancellata. La materia potrebbe finire in un disegno di legge accorpato alla Finanziaria. E l’orientamento, almeno quello del Viminale, sarebbe quello di procedere «sulla linea indicata dal codice delle autonomie». Ci crede il presidente della provincia di Napoli Dino Di Palma. Il decreto, ragiona, non è praticabile. Ci sono problemi di costituzionalità, non si vede dove siano l’urgenza e la straordinarietà. «La nostra provincia, poi, conta 3milioni e duecentomila abitanti. Tante e cruciali sono le competenze sovracomunali: urbanistica, gestione di strade, pianficazione scolastica, ambiente. Il governo ha davanti l’occasione per una riforma che attende da troppo tempo. Si vuole un sindaco metropolitano, con una rete di municipalità con molte competenze amministrative? Si può fare ora. Credo il ministro Maroni abbia dimostrato sensibilità». E a chi parla di risparmi, almeno sulle diarie dice: «le diarie provinciali sono già state decurtate del 20% ed un consigliere riceve circa 1500 euro al mese, niente di paragonabile a quelle parlamentari o regionali. Tutta la filiera istituzionale potrebbe dare l’esempio, dal Senato in giù..» (c.gr. il Mattino)

giovedì 13 dicembre 2007

Se le Regioni non riducono le comunità montane interviene lo Stato

Le regioni dovranno ''riordinare'' la disciplina delle comunità montane, con effetti sulla riduzione della spesa corrente. Altrimenti, interverrà lo Stato, applicando dei paletti. Lo prevede uno dei maxiemendamenti alla finanziaria, su cui il governo porrà la questione di fiducia. Le regioni, si legge, dovranno concorrere agli obiettivi di contenimento della spesa pubblica. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della finanziaria, quindi, provvedono con proprie leggi al riordino della disciplina delle comunità montane. L'obiettivo, si spiega nel testo, e' quello di ridurre a regime la spesa corrente per il funzionamento delle comunità montane stesse per un importo pari almeno ad un terzo della quota del fondo ordinario dei comuni e province, assegnata per l'anno 2007 all'insieme delle comunità montane presenti nella regione. La 'correzione' dovrà essere effettuata tenendo conto dei seguenti principi fondamentali: riduzione del numero complessivo delle comunità montane, sulla base di indicatori fisico-geografici, demografici e socio-economici. Inoltre dovrà essere ridotto il numero e contenuta la spesa per l'indennità dei componenti degli organi rappresentativi delle comunità montane. In caso di mancata attuazione della norma si stabilisce che cessano di appartenere alle comunità montane i comuni capoluogo di provincia, i comuni costieri e quelli con popolazione superiore a 20.000 abitanti. Vengono inoltre soppresse le comunità montane nelle quali più della metà dei comuni non sono situati per almeno l'80% della loro superficie al di sopra di 500 metri di altitudine. Che diventano 600 nelle zone alpine. Infine vengono soppresse le comunità montane che risultano costituite da meno di cinque comuni, salvo poche eccezioni. (Adnkronos) (foto Giuseppe Guida Presidente Comunità Montana Monti Lattari – Penisola Sorrentina)