lunedì 28 luglio 2008

Bossa: «Caro Bassolino, non puoi liquidare Nicolais»

«Antonio parli per sè. Se ritiene che è tempo di mettersi da parte, si metta. Certo, però, non può dire agli altri che cosa fare, tantomeno a Luigi Nicolais». Luisa Bossa, ex sindaca di Ercolano, parlamentare del Pd, replica a Bassolino. Venerdì il governatore, in una intervista televisiva, aveva detto: «Largo ai giovani. Nicolais in questo momento assolve a un dovere, ma poi rinnovamento». Parole che vanno inquadrate nelle schermaglie che da tempo contrappongono il presidente della giunta e l'ex ministro dell'Innovazione. Bassolino e i suoi sospettano che ci sia la vendetta del docente, estromesso dalla giunta, dietro molte delle critiche che piovono sul governatore. Contestano inoltre che il segretario provinciale del Pd sia davvero un alfiere del rinnovamento e, a riprova di ciò, citano il sostegno determinante che ha ottenuto da Pasquale Sommese, il signore delle preferenze, ex Margherita, nella corsa alla segreteria provinciale. «Anche i bassoliniani hanno provato ad allearsi con Sommese perchè sostenesse Andrea Cozzolino», replicano però alcuni dei fedelissimi di Nicolais. «Nei giorni del congresso », aggiungono, «abbiamo assistito alle pressioni di Bassolino, si era all'imbarco degli aliscafi vicino alla stazione marittima, affinché Sommese appoggiasse l'assessore regionale alle Attività Produttive». In questo scenario interviene Luisa Bossa, che traccia una disamina impietosa dello stato di salute del suo partito. Quali i sintomi della malattia del Pd che annoterebbe il dottor House, l'unico il quale, secondo Enzo Amendola, l'ex segretario campano dei Ds, potrebbe curare l'ammalato Pd? «Balbuzie, personalismo, mancanza di fantasia e scarsa reattività. È un partito balbuziente perché non riesce ad imboccare una linea, una strada maestra. Si va a tentoni, non si trova un linguaggio chiaro tra di noi e verso l'esterno. È una forza politica afflitta dal personalismo. Non l'unica, certo, perché se si guarda al centrodestra non stanno messi meglio, nè in Campania, nè a livello nazionale. Non è però motivo di consolazione. La stessa contrapposizione per la segreteria provinciale si è giocata più sulle persone, sui calcoli delle tessere che sulle prospettive». Arriviamo così alla scarsa fantasia. «Esatto. Una forza di sinistra non può limitarsi a gestire l'esistente. Deve interpretare i bisogni e, possibilmente, anche i sogni della società, particolarmente dei settori più deboli di essa. La sinistra deve muoversi in una logica di progresso, di trasformazione dell'esistente. Altrimenti che sinistra è?» Il quarto sintomo rilevato dal dr House-Bossa: scarsa reattività. Come lo descriverebbe nella cartella clinica del Pd? «E' l'incapacità di trarre da una batosta elettorale la lezione per cambiare strategia e gettare le basi della rivincita. Siamo come un pugile che è andato a terra e, invece di rialzarsi, continua a contemplarsi le ferite ». Dopo la diagnosi, la cura. Quale terapia per il Pd? «E' fondamentale che questo partito si radichi nella società. Dobbiamo essere presenti nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle scuole con proposte forti, visibili, alternative a quelle della destra. In questa prospettiva, decadrebbe anche la sterile contrapposizione tra gli uomini, si sgonfierebbero i personalismi. quando la politica, nel senso nobile della parola, tramonta, si rafforzano le beghe e le clientele». (Fabrizio Geremicca da il Corriere del Mezzogiorno)

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