La trasferta a Roma di circa 2000 «tifosi» napoletani, con manifestazioni teppistiche, violenze varie, danneggiamenti delle strutture ferroviarie, ha provocato l'attenzione dei mezzi di comunicazione di massa sulla nostra non felice città. I telespettatori hanno visto così sciamare i «tifosi» attraverso gli spazi della stazione Termini, con quei caratteri anarchici e individualistici, propri delle organizzazioni plebee, accompagnate da un urlio generalizzato, da un vociare disordinato, ove non si distinguono le singole parole; è sembrato di assistere alla corsa di una mandria, in cui tutti i capi tendono alla medesima meta pur non essendo collegati agli altri salvo per il movimento nello spazio e nel tempo. È l'«altra Napoli» che si presenta così, anche come fruitrice delle soddisfazioni calcistiche. L'«altra Napoli » non è nuova alla violenza. E la Napoli superiore non ha mai, nel dopoguerra, resistito alle violenze e ai ricatti, come è stato ampiamente documentato ed esposto. La Napoli superiore ha sempre preferito tollerare le violenze, i ricatti, le angherie in danno dei cittadini operosi e inermi. E i cedimenti verso masse anarcoidi e violente hanno contribuito a formare ampie fasce di cinico parassitismo, i cui effetti sono stati subiti tutti dai soliti cittadini operosi e inermi. Di questi cedimenti, detti ipocritamente soluzioni politiche (perché i politici — di qualsiasi colore — lucravano indegni consensi elettorali) è possibile elencarne decine. Tale modo di gestire (non di risolvere) i problemi della città sarebbe dovuto essere additato al generale disprezzo; ma di esso non si è mai parlato dalla stampa cittadina e nazionale, dimentica delle funzioni costituzionali dell'informazione. Solo a titolo di esempio riferiamo che a partire dal 1975 ammalarsi a Napoli era una sventura, cui era possibile sottrarsi (per chi ne aveva i mezzi economici) «emigrando». Gli ospedali cittadini, infatti, erano stati riempiti di «disoccupati organizzati » divenuti «paramedici organizzati », tutti qualificati «infermieri professionali». Quale assistenza coloro dessero ai ricoverati è facile immaginare, e non per la loro assoluta ignoranza cui avrebbero potuto rimediare con la buona volontà, ma perché non intendevano fare alcunché: essere stati assunti significando solo il diritto a percepire una rendita. È rimasto nella memoria mia e di mia moglie un episodio del 1987, quando nella stanza dell'ospedale Cardarelli, ove era ricoverata mia madre per la frattura del femore, di primo mattino entrarono due esponenti dei paramedici di cui ho parlato, i quali consegnarono a mia moglie e a un'altra donna (parente di altra ricoverata), scopa, secchio, stracci e detersivo, dicendo di pulire la stanza e di badare alle degenti perché essi sarebbero tornati il mattino seguente. Le nostre proteste ottennero solo gli amari sfoghi del primario del reparto e le dichiarazioni di impotenza dell'amministrazione. Oggi il tempo ha posto un oggettivo rimedio alla descritta situazione e anche negli ospedali napoletani si incontrano paramedici di sicura ed eletta professionalità. Scandalizzandosi — quindi — della incosciente e spontanea violenza, dei vandalismi, dell'aggressività dei tifosi napoletani in trasferta da parte di coloro, che — in un passato non remoto — hanno contribuito alla formazione della cultura della violenza e dell'impunità, muove a malinconici sorrisi. Che fare? Agire con fermezza e serietà contro i violenti; accettarne le sfide e non chinare la schiena davanti alle cattive azioni; avere sempre di mira l'interesse di tutti; non tollerare mai che comportamenti, costituenti reato, vadano esenti da sanzioni e producano, a seconda dei casi, vantaggi, successi e arricchimenti. È ben prevedibile che numerosi personaggi della politica cittadina recalcitreranno, vedendosi esaurire le fonti, da cui è sgorgato e sgorga il loro successo. Ed è contro di essi e contro le reti, che hanno intessuto, che è necessario impegnarsi. Non si otterranno successi solleciti, anche perché alcuni extraterrestri, incarnatisi in esponenti del potere giudiziario di vario livello, hanno con assoluta innocenza remato contro, favorendo — senza consapevolezza — coloro che altrove, in paesi occidentali di matura democrazia, avrebbero subito severe ed eseguite condanne. Ma non è praticabile alcuna altra strada. (Vincenzo Galgano Procuratore generale, Napoli da il Corriere del Mezzogiorno)
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