Dopo aver lasciato il PD, il partito mai nato, adesso dovrebbe mollare pure la poltrona al Senato, conquistata nelle liste bloccate del Pd (blindatissimo: capolista in Umbria). Per ora l'addio dell'ex leader della Margherita Francesco Rutelli non sembra aver provocato scissioni o rotture verticali in un partito nato dalla fusione di popolari e diessini. Se si esclude la fuoriuscita probabile di sette-otto tra deputati e senatori, il resto della pattuglia cattolica rimane e replica con irritazione alle prese di posizione di Rutelli. Pierluigi Bersani, segretario dei democratici, ieri sera nella trasmissione di Fabio Fazio si dice "piuttosto dispiaciuto che preoccupato" per la fuoriuscita di Rutelli dal partito, perchè "credo troppo nella bontà del progetto per essere preoccupato perchè Rutelli se ne va". «Quel che ora dice Rutelli - spiega stamani Massimo Cacciari al Corriere della Sera - io l'avevo detto molto tempo prima. A chi dovrei continuare a predicare?». Cacciari fa sapere che non gli è stato offerto di guidare il nuovo movimento di Rutelli tuttavia precisa: «Non me ne frega niente, il potere mi fa ridere. Stimo Tabacci e a Rutelli mi lega un'affettuosa amicizia. Condivido la sua scelta ma io con l'Udc non ho nulla a che vedere, né con gli altri». A Bersani «auguro successo, ma sarà la cosa 2, 3 o 4 di D'Alema. È un dramma quel che si profila nel Pd. L'intesa col centro è inevitabile e 'sta frittata qui, un centrosinistra da Prima Repubblica che è il vecchio disegno di D'Alema non mi interessa culturalmente. Anche se è l'unica via per sconfiggere Berlusconi».
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