Fonte: Gerardo Ausiello da il Mattino
Regione Campania - Il piano anti-crisi della Regione parte da un dato oggettivo: gli sprechi si annidano soprattutto nelle società miste. E allora la scure riguarderà in primis questo comparto. Ecco la rivoluzione: si passerà dalle 29 aziende partecipate attuali a una sola holding – interamente di proprietà dell’ente – che sarà divisa in otto aree di intervento, ciascuna delle quali organizzata in ambiti di competenza. Le nuove società – che nasceranno dall’accorpamento di quelle attuali (è il caso, ad esempio, di Astir-Arpac Multiservizi e delle società del gruppo Eav) – si occuperanno di trasporti, ambiente, sviluppo, cultura, ricerca e innovazione tecnologica, sanità, infrastrutture e reti, patrimonio. II risultato, secondo le intenzioni di Palazzo Santa Lucia, sarà una massiccia riduzione dei costi che deriverà dalla razionalizzazione delle attività, dall’abolizione dei consigli di amministrazione e dalla chiusura di sedi improduttive. Resta il dramma occupazionale: in base allo studio choc della Regione, anticipato dal Mattino, nei prossimi mesi la Campania rischia di perdere tra pubblico e privato altri 20mila posti di lavoro che si aggiungono ai 35mila in bilico (tra cassa integrazione, mobilità e Lsu). Molti di questi sono impiegati nelle partecipate. Per far fronte a quest’emergenza si metteranno in campo sia misure immediate che di lungo periodo, come lo stop alle esternalizzazioni. Le Comunità montane – attualmente sono 20 – verranno dimezzate e il personale sarà trasferito alle Province con le relative risorse. È il caso, ad esempio, dei circa 3mila forestali.
Diverso il discorso per i dipendenti regionali: «Con la riforma avviata dall’assessore Pasquale Sommese è partito un processo che consentirà di ridurre del 45% gli oneri per la Regione senza licenziare nessuno – spiega Salvatore Varriale, componente del team di stabilizzazione del bilancio – Accanto al prossimo pensionamento di 150 unità, è in cantiere il definitivo trasferimento ai comuni dei 300 assunti con la legge 57/85, che in pratica non sono mai stati impiegati in Regione, ed ai rispettivi enti di 300 comandati. Circa 2.200 unità di personale nei settori dell’agricoltura e della formazione professionale ed all’area Gabinetto dovrebbero passare con le relative funzioni e risorse alle dipendenze delle Province di appartenenza. A quel punto ci sarà spazio per indire un nuovo concorso per 700 posti di lavoro grazie a un percorso concordato con i ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica». In parallelo, per far fronte al deficit e ai tagli record del governo (circa 350 milioni), sono previste altre misure drastiche: «Ci sono interventi sui costi della politica come il taglio del 10% alle indennità di carica, il 20% delle auto blu, l’80% delle spese per congressi, mostre e sponsorizzazioni e la riduzione del 10% degli emolumenti nelle società partecipate – prosegue Varriale – Ci stiamo inoltre occupando della crisi di liquidità dell’ente. Per pagare i fornitori e a volte anche gli stipendi si ricorre spesso ad anticipazioni, uno strumento che in passato era straordinario e che oggi è diventato la norma. Da qui la decisione del presidente Stefano Caldoro di istituire un tavolo per la programmazione finanziaria». Non mancano, tuttavia, le polemiche dell’opposizione. Il capogruppo regionale del Pd, Giuseppe Russo, attacca: «Basta con gli slogan e le formule a buon mercato. Di fronte a una crisi straordinaria non possiamo fornire le solite risposte. Bisogna fare di più, compiendo uno sforzo culturale maggiore. Dobbiamo costruire una rete del welfare e restituire centralità alla formazione, agganciandola all’Università e al mondo del lavoro». Il consigliere del Pd Antonio Marciano lancia invece un appello: «Il presidente Paolo Romano consulti i capigruppo affinché si possa tenere nel più breve tempo possibile un consiglio monotematico d’intesa con Caldoro e l’intera giunta su lavoro, sviluppo, economia. Una seduta aperta, che non sia soffocata da spazi di discussione stretti e che duri il tempo necessario per confrontarsi e assumere unitariamente decisioni impegnative per tutti».
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