Intervista sul gioco al Senatore Raffaele Lauro di Dario Caselli
"Finalmente". E' soddisfatto Raffaele Lauro, senatore e componente della Commissione Antimafia, alla notizia che l'Aula del Senato discute le due relazioni sulle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito ed illecito, approvate all'unanimità dalla Commissione antimafia nel novembre 2009 e nel luglio 2011. "E’ un momento significativo per approfondire una questione, come il gioco d'azzardo, che sta provocando, nel nostro Paese, una disarticolazione sociale dei ceti più deboli". Senatore, partiamo dall'inizio: perchè questa indagine? "Il nostro intento è stato quello di analizzare le diverse forme di riciclaggio di denaro, individuare le misure sia patrimoniali e sia finanziarie per contrastarlo ed infine portare avanti un'attività istruttoria che consentisse anche di formulare adeguate proposte normative. Un'attività complessa ma che è stata portata avanti con grande scrupolo ed attenzione ma soprattutto è stato un atto necessario vista la gravità del fenomeno". Possiamo dire che oggi esiste un'emergenza gioco in Italia "Senza alcun dubbio. Durante i lavori della Commissione è emersa in maniera decisa la preoccupazione proprio per il crescente ricorso, in particolare da parte di giovani e fasce sociali più deboli, al gioco. Sia lecito che illecito. Tutto questo con gravi ricadute dal punto di vista sociale".
In che senso? "Mi spiego: il gioco rappresenta il punto in cui si incontrano gravi distorsioni. Penso all'erosione dei redditi degli italiani che con il gioco sperano di migliorare la loro condizione; oppure la criminalità organizzata che attraverso il gioco ricicla i propri profitti; o l'esplosione di fenomeni come l'usura". Ma perchè, secondo lei, c'è questo ricorso massiccio al gioco? "E' la disperata ricerca di un benessere effimero, di una 'svolta' che alla fine non c'è. Invece di migliorare la propria condizione di vita i giocatori finiscono per trovarsi ad affrontare una vera e propria 'aggressione' ai beni e ai patrimoni delle loro famiglie, intaccando i portafogli prima ancora della loro salute. Per questo dico che ci troviamo ad affrontare una piaga sociale". Tornando all'Italia, qual è la situazione? "Da noi registriamo una tendenza crescente. Tra il 2003 e il 2010 la spesa si è attestata complessivamente a 309 miliardi di euro ed il comparto dei giochi pubblici e delle scommesse sportive si è affermato come il settore trainante. Tradotto in percentuali i volumi di raccolta sono aumentati ad un tasso medio annuo del 23 per cento tra il 2003 e il 2009 e del 13 per cento nel 2010, raggiungendo la cifra di 61,433 miliardi di euro (+296 per cento rispetto al 2003). E volendo fare una previsione nel 2011 arriveremo a 70, 485 miliardi di euro". Lei però ha puntato il dito sui costi sociali... "Al di là dei numeri infatti l'attenzione deve essere riposta sulle conseguenze umane della crescita del gioco. Come ho già detto ci troviamo di fronte ad una piaga ed in particolare sono i giovani a subirne le maggiori conseguenze. Purtroppo questo problema è considerato di interesse pubblico all'estero ma non in Italia. Le norme vigenti ed i sistemi di controllo nel nostro Paese non garantiscono concretamente la tutela dei minori che accedono liberamente a luoghi loro vietati, a causa della irrisorietà delle sanzioni a carico degli esercenti infedeli; intorno ai luoghi del gioco d'azzardo, anche lecito o autorizzato, nei quali accedono spesso liberamente i minori, si creano circuiti criminali, collegati all'usura, al riciclaggio del danaro sporco e allo spaccio degli stupefacenti; non esistono protocolli sanitari, né strutture idonee al recupero di giocatori patologici, specie giovani. E' una situazione gravissima". E come è possibile contrastare questo fenomeno tra i giovani' "La Commissione è giunta a formulare una proposta concreta che parte da un mio disegno di legge in cui sono previste, tra le altre, misure contro il gioco minorile, le ludopatie, sanzioni più pesanti a carico degli esercenti che contravvengono alle regole, la tracciabilità dei flussi di gioco, l’istituzione del registro delle scommesse. In pratica mettere in atto una stretta decisa proprio al fine di evitare il proliferare di una malattia sociale che può avere conseguenze molto gravi". Nella relazione è stato fatto riferimento anche alla possibilità che il gioco diventi mezzo per riciclare il denaro delle organizzazioni malavitose... "Proprio così. Si tratta di un'eventualità sempre più frequente dovuta al fatto che il mercato dei giochi ha registrato livelli notevoli di espansione. E' naturale che le organizzazioni criminali guardino con interesse questo settore. E la crescita adesso del gioco a distanza, l'e-gaming, crea ulteriori condizioni favorevoli per attività illecite". Ed in questo caso quale può essere la risposta? "Rafforzare i controlli e le misure di opposizione a questi fenomeni. L’entità delle somme movimentate dal settore giochi giustifica l’esigenza di contrastare, in modo sempre più stringente, l'illegalità e l'abusivismo che possono produrre pesanti ricadute anche sul gettito dei tributi diretti e indiretti, oltre ad arrecare gravi danni agli operatori autorizzati. Per questo abbiamo proposto anche una modifica normativa al Tupls (Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) nella parte riguardante le licenze per l'esercizio delle scommesse, al fine di armonizzarlo con i principi comunitari. Una modifica opportuna, alla luce del contrasto sempre più stridente tra le esigenze di difesa dell'ordine pubblico, cui certamente non è estranea la tutela del risparmio delle famiglie italiane, ed il massiccio ricorso dello Stato al settore del gioco, attraverso il quale persegue l'obiettivo di incrementare il gettito fiscale".
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