venerdì 15 febbraio 2013

Salviamo il centro storico di Vico Equense

Lunedì 18 febbraio, ore 18.30, Palazzo Municipale. L'incontro è stato promosso dal gruppo amici del Vescovado

Vico Equense - “Il Vescovado – scrive Adriano Gorgoni - per me è come quel libro della vita che hai letto la prima volta a 14 anni emozionandoti così tanto da aprirti mente e cuore e che rileggi poi più volte apprezzandone sempre più le sfumature ed i significati. “abasc o scovad” da giovani significava la prima sigaretta, il primo bacio con la fidanzatina, la storica fontanella dove i riflessi delle pentole di rame esposte nella bottega del famoso artigiano danzavano insieme all’acqua che immancabilmente ti bagnava la maglietta e tu con la testa inclinata per bere lo vedevi sorridere di sghembo ,l’enorme palma che come un guerriero ne sorvegliava l’ingresso , la ripida discesa che ti dava la prospettiva del mare diritto che sembrava venirti addosso. La colonna di marmo con la croce che la mattina quando andavi a scuola ti si avvicinava sempre più minacciosa per dirti che la campanella stava per suonare. Oggi è quell’incredibile gioco prospettico che quando giri un’angolo ti porge in lontananza un’arco aragosta con una montagna di ulivi verde smeraldo che brillano su una roccia sudata e stanca e man mano che ti avvicini cambia la prospettiva e il mare ti riempie la vista e passi in un’attimo dal buio del vicolo all’esplosione della luce dello spazio aperto. E’ il posto dove tramonta il sole calandosi nel mare e tanti ne ho visti per esaltare le mie gioie o affondare ancor di più le mie tristezze che conosco ogni angolo di orizzonte dove si posa in ogni periodo dell’anno . Il posto ventoso e mai afoso d’estate e terribilmente freddo d’inverno sempre spazzato da un eolo forte salino e vigoroso.


Della Cattedrale che odora di morte bella e mi rievoca storie di principi e vescovi , di sangue e teste tagliate, di fede antica e cieca , di altezze gotiche e di altezze spirituali. Di alte mura che nascondevano vizi di principi , virtù di gesuiti e viceversa. Di vicoli strettissimi che Ti abbracciano proteggendo e amplificando al tempo stesso le tue paure interiori. Frequento quasi tutti i giorni quel posto perché il caso ha voluto che la palestra che frequento sia proprio in quei vecchi edifici e spesso esco nel vicolo a guardarmi in giro, ad osservare i conosciuti e rugosi volti delle vecchiette che vanno a messa , dei bambini che come me 30 anni orsono girano in bici e sui pattini , dei gattini che spuntano da cancelli in ferro battuto che nascondono cortili rigogliosi di gerani e mandarini. Questo è il vescovado cari amici, è un luogo dell’anima di tutti noi vicani e per tale và preservato e difeso. Oggi è quell’incredibile gioco prospettico che quando giri un’angolo ti porge in lontananza un’arco aragosta con una montagna di ulivi verde smeraldo che brillano su una roccia sudata e stanca e man mano che ti avvicini cambia la prospettiva e il mare ti riempie la vista e passi in un’attimo dal buio del vicolo all’esplosione della luce dello spazio aperto."

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