Il primo cittadino lascia l’aula ma non si dimette: giunta a casa
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Vico Equense - Quando ha capito che tirava
brutta aria e che il «golpe»
era ormai dietro l’angolo,
ha preferito lasciare in tutta
fretta l’aula consiliare invece
che farsi «colpire» in pieno
volto da una batosta tremenda.
Con il proprio candidato
alla presidenza del consiglio
comunale, Andrea Buonocore,
lasciato solo in balia delle
onde. L’ufficialità dell’elezione
di Maurizio Cinque come
nuovo leader dell’assise l’ha
avuta al cellulare, quando ormai
- in sala - la tenuta della
maggioranza era arrivata ai
titoli di coda di una telenovela
lunga, in effetti partita con le
dimissioni del «titolare» della
poltrona, Matteo De Simone.
Gennaro Cinque non ha digerito
il clamoroso ribaltone
che ha condotto al comando
dei lavori un altro Cinque,
Maurizio, consigliere eletto
con la lista civica «Colline
vicane» e poi «cacciato» a
dicembre - assieme ad altri
due esponenti dell’esecutivo,
Andrea Balestrieri e Lora
Cristallo - quando l’amministrazione
dovette affrontare la
delicata querelle dell’antenna
telefonica installata al campo
sportivo di Massaquano.
Tensione alle stelle e poi il
colpo di scena, di ieri mattina:
andato sotto più volte
in consiglio comunale con la
minoranza ora consapevole
di poter muovere i voti necessari
per staccare la spina
all’amministrazione, Cinque
è andato all’attacco dei propri
assessori, che secondo le indiscrezioni
voleva già mandare
a casa qualche settimana fa.
I «fedelissimi» - Benedetto
Migliaccio, Giuseppe Ferraro,
Antonio Di Martino, Giuseppe
Russo e Marinella Cioffi
- hanno deciso di dire addio
alla coalizione di centrodestra
aprendo, di fatto, la crisi politica.
Ora, per Cinque, è una fase
decisiva. Senza numeri, senza
la possibilità di andare avanti,
potrebbe dimettersi. Ma non è
un’ipotesi, al momento, presa
in considerazione. Il sindaco,
ieri, si è arroccato in un silenzio
di riflessione e rabbia, di
delusione e amarezza. Perché
mai avrebbe pensato di poter
giungere già ai titoli di coda.
I margini di manovra, è evidente,
sono molto limitati.
Cinque - per restare al timone
dell’amministrazione comunale
- ha poche scelte: cambiare
radicalmente le cose e
provare ad attingere dal gruppo
dei «ripudiati» è una pista
da seguire. Ballano diversi
posti: i consiglieri comunali
mandati via dalla maggioranza
a dicembre restano fermi
sulla propria posizione e di
rientrare al campo base non
ne vogliono sapere. Innanzitutto
il neo presidente Cinque,
sbugiardato in diretta dal
sindaco e capace di prendersi
una rivincita con gli interessi a
quattro mesi di distanza dalla
«cacciata». Che qualcosa non
quadrasse lo si era capito alla
vigilia, schermaglie poche
ore prima della convocazione
del consiglio che ha detto sì
alla surroga dei consiglieri
De Simone (dimissionario)
e Giovanni Starace (sospeso
dalla carica per 18 mesi con
provvedimento prefettizio
dopo una condanna in primo
grado a un anno e 6 mesi con
sentenza emessa nel luglio
2011 dal tribunale di Torre Annunziata):
entrati nella pubblica
assemblea il primo dei non
eletti della lista Pdl, Vincenzo
Cioffi, e Antonio Cioffi, ex presidente
del consesso nell’ultima consiliatura.
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