lunedì 6 maggio 2013

Morte Antonetti, il parroco-amico «Aveva coraggio»

Cattedrale gremita, presente anche Di Pietro Il cordoglio alla famiglia dell’ex ministro ai trasporti 

Fonte: Metropolis 

Sorrento - Una chiesa gremita, troppo piccola. Amici, familiari, parenti, politici, conoscenti con gli occhi gonfi di dolore e il cuore spezzato. Una folla commossa, che all’uscita del feretro si è lasciata andare a un lungo applauso. Un saluto, l’ultimo, a una persona che tanto si era impegnata per la sua Sorrento, amandola fino in fondo con tenacia, determinazione e trasparenza sognando magari di poterla cambiare per un futuro migliore. Poi l’incredibile dramma di venerdì pomeriggio, quando lanciandosi nel vuoto dal ponte della stazione della Circumvesuviana di Seiano, ha deciso di togliersi la vita, di ritorno da Roma. Un vuoto incolmabile, quello lasciato da Giovanni Antonetti, l’avvocato coordinatore dell’Italia dei Valori scomparso tragicamente all’età di 33 anni. Ieri mattina i funerali alla Cattedrale di Sorrento. Una funzione lunga e toccante, celebrata dal parroco don Carmine Giudici, a cui ha presenziato anche Antonio Di Pietro. Il presidente dell’Italia dei Valori, spesso, amava raggiungere Sorrento per incontrare uno fra i suoi rampolli preferiti, assieme agli amici di partito, gli ex parlamentari Nello Di Nardo e Antonio Palagiano. Un legame politico e umano, lungo anni. Scosso, col volto tirato, l’ex ministro dei trasporti - poco prima della Messa - si è avvicinato alla famiglia Antonetti. Ha abbracciato i genitori dell’avvocato - papà Giancarlo e mamma Rosaria - e il fratello Renato e la futura moglie Stefania. Poi, in un angolo, ha pregato per «Giogiò». Così come le centinaia di persone che si sono raccolte anche all’esterno della Cattedrale. Una chiesa dove il 22 giugno l’avvocato avrebbe dovuto sposare la sua Stefania.


L’omelia di don Carmine, nel corso della celebrazione, ha toccato l’animo di chi, Antonetti, lo conosceva per davvero. «Giogiò - l’ha ricordato così il parroco - era sempre presente alla funzione domenicale delle 11. Non potevi non notarlo quando ti fissava e, magari con un cenno d’assenso o con un incrocio di sguardi, ti faceva capire di condividere o meno il tuo pensiero. Giovanni ha avuto coraggio, grande coraggio. Si è sempre battuto per il meglio, nei valori e negli ideali in cui credeva con una forza d’animo ammirevole. Non ha mai voluto mettere in un secondo piano nessuno, non ha mai voluto accantonare quel suo straordinario slancio appassionato per questa città e per tutta la penisola sorrentina. Bisogna assolutamente ricordarlo così, anche se ci piange il cuore e tutti vorrebbero una risposta». A quel punto, c’è stata la benedizione e la bara è uscita lentamente dalla chiesa. Un silenzio irreale, interrotto solamente dagli applausi, scroscianti, di una folla sgomenta. Poi il cammino verso il cimitero dove è stato sepolto. Su Facebook e non solo, continuano ad arrivare messaggi di cordoglio e profonda commozione per l’addio a un ruspante avvocato che voleva diventare notaio e che era disposto a tutto pur di ottenere un domani una penisola sorrentina migliore, difendendo il verde e auspicando maggiore trasparenza nell’attività della pubblica amministrazione.

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