Fonte: Paolo De Luca da La Repubblica.it
Vico Equense - Movida e archeologia. Nulla di bizzarro in questa terra, i cui strati continuano a restituire fatti e memorie di due millenni di civiltà e umanità. Nella bella Vico Equense, a via Nicotera, sabato alle 11 si inaugura un esperimento.
Apre infatti un un caffè letterario rivolto a giovani e turisti, chiamato “#Vita”, che è frutto di una collaborazione tra Soprintendenza archeologica della Campania, diretta da Adele Campanelli e la società giovanile Publicab, col patrocinio del Comune.
Oltre alle canoniche sale per feste e un’area lettura, progettate dall’architetto Salvatore Dubbiosi (più una serie di eventi culturali al via dalle prossime settimane), l’esercizio offre una speciale vista sul piccolo tratto di quella che un tempo era la via Minervia dell’antichissima area Aequana: un luogo destinato alla sepoltura fin dal sesto secolo avanti Cristo. Una vetrina speciale, affacciata sia su strada che all’interno dell’esercizio mostra un monumento funerario del primo secolo, ricomposto attraverso la tecnica dell’anastilosi (metodo di restauro che prevede la riunione di pezzi originali di una costruzione andata distrutta).
A condurne gli scavi, tra 2006 e 2009 è stata Tommasina Budetta, funzionaria archeologa per la Soprintendenza, assieme alla collega Maria Rispoli. “L’idea - spiega Budetta, che è anche direttrice dell’antiquarium vicano Silio Italico che, prossimamente, inaugurerà anche una nuova sala con reperti romani - è proporre a turisti e cittadini un vero e proprio itinerario di archeologia urbana, con materiale originale, restituito da un’indagine stratigrafica dell’area”.
Il sepolcro, in bella vista, doveva appartenere ad una coppia di sposi. Presenta ancora dei lapilli risalenti all’eruzione del 79 e due state acefale, prodotte con una tecnica simile a quelle pompeiane.
L’uomo si presenta con la toga, mente la moglie è ammantata in un peplo, secondo il tipo della “pudicizia”. Accanto, c’è anche un cippo precedente, risalente probabilmente al 50 avanti Cristo e che riporta la scritta “Agraria Suaves”. Si tratta della sepoltura di un uomo appartenente ad una famiglia di liberti.
La tomba è soltanto uno dei tanti tesori vetusti di questa zona, purtroppo saccheggiata dal boom edilizio
di fine anni Sessanta. Il cemento ha distrutto interi corredi funerari. Gran parte del materiale recuperato, però, è stato fortunatamente restaurato all’inizio del Duemila e custodito nell’antiquarium Silio Italico, sul corso Filangieri (aperto al pubblico dal lunedì al venerdì). Una piccola collezione di questi oggetti e reperti sarà esposta proprio all’interno del “#Vita”, in una speciale mostra, visitabile fino al 15 gennaio.

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