giovedì 3 marzo 2016

Gaetano Filangieri e la religione (dal Libro V della ”Scienza della legislazione“, 1791)

Salvatore Ferraro
di Salvatore Ferraro, Accademico Pontaniano

Vico Equense - Morto precocemente a Vico Equense (1753-1788), all’età di 35 anni, Gaetano Filangieri, il terzogenito di Cesare principe di Arianello e di Marianna Montalto dei duchi di Fragnito , non riuscì a completare la sua monumentale Scienza della legislazione. Nel quinto volume, incompleto , stampato postumo nel 1791 (appena otto capitoli) e dedicato alle “leggi che riguardano la religione”, Filangieri, fortemente influenzato dalla militanza massonica (a Vico Equense ebbe anche un funerale massonico e fu poi sepolto nella cattedrale) e dalle sue conoscenze misteriche, affrontava il rapporto dell’uomo e della società con la religione, alla ricerca della fondazione di una nuova religione civile, una via d’uscita al contrasto insanabile tra il libertinismo materialista e l’oscurantismo religioso, tra l’ateismo e la superstizione. Come altri massoni europei della fine del Settecento, Filangieri riscopriva le religioni misteriche dell’antichità , in quanto la sua visione religiosa aveva bisogno di nobili ed antichi ascendenti e di riconoscersi in una tradizione consolidata. Attraverso otto capitoli (per un totale di 52 pagine: cito da un'edizione effettuata a Parigi nel 1853 dallo Stabilimento Tipografico di Carlo Derriey) l’autore ricostruisce il passaggio dal politeismo al monoteismo, citando nel testo e nelle note numerosi autori classici ( Acrone, Agostino, Ammiano Marcellino, Apollodoro, Apuleio, Aristofane, Arnobio, Arriano, Atanasio, Ateneo, Ausonio, Callimaco, Celso, Cesare, Cicerone, Clemente Alessandrino, Demostene, Diodoro, Diogene Laerzio, Dionisio di Alicarnasso, Erodoto, Eliano, Eliodoro, Eschilo, Eschine, Esiodo, Eunapio, Euripide, Eusebio, Festo, Filostrato, Gellio, Giamblico, Giovenale, Giuliano, Giustino, Igino, Isocrate, Lattanzio, Licofrone, Livio, Lucano, Luciano, Lucilio, Lucrezio, Macrobio, Omero, Ovidio, Pausania, Pindaro, Platone, Plauto,Plinio, Plutarco, Porfirio, Properzio, Servio, Sofocle, Stazio, Strabone, Tacito, Virgilio, ecc ). Particolarmente interessanti le 32 “note giustificative dei fatti “(da pag. 413 a 443 ), che in modo molto ampio e ben documentato rispetto all’economia generale del Libro V servivano all’autore per rafforzare le sue affermazioni. Vasta è la bibliografia utilizzata sia degli autori classici sia degli autori più vicini alla sua epoca.
 
A suo parere, accanto alla religione popolare. sempre politeista, è esistita una religione per iniziati, misterica. Filangieri successivamente proponeva una visione teologica, impregnata di ermetismo, di religione egizia e zoroastriana, che era stata uno dei fondamenti della sensibilità umanistica e rinascimentale (vedi Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Lorenzo de Medici e Giordano Bruno) , una nuova religione, che teneva ben presenti gli apporti delle regioni rivelate monoteiste. La tensione religiosa e civile, la ritualità e la simbologia massonica si riflettevano nella prassi politica e l’ iniziazione degli antichi sacerdoti si doveva applicare anche agli adepti del nuovo credo sociale, che dovevano sconfessare la religione praticata dal popolo, il quale doveva essere avviato a praticare il nuovo culto. L’affermazione di questi nuovi valori doveva avvenire attraverso la pubblica istruzione , affidata ai soli iniziati, per diminuire “l’influenza e il potere dei ministri del profano culto”. Tale rivoluzione doveva avvenire pacificamente, senza alcuna costrizione o forma di violenza , per cui alla fine il “misterioso velo” sarebbe stato squarciato ed il legislatore avrebbe pubblicato la “nuova religione”, dichiarandola “religione dello stato e del governo”. Col tempo, con le istruzioni e con gli esempi sarebbe stato abbattuto il “vacillante mostro “, che non avrebbe più potuto sostenersi.

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