Vico Equense - Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita partendo dall’assunto che essa costituisca una violazione dei diritti umani, conseguenza della discriminazione e delle persistenti disuguaglianze di genere. Anche le donne con #disabilità sono esposte alla violenza. Vivono una doppia condizione: essere donna, e quindi dover affrontare discriminazioni e disuguaglianze, ed essere una persona con disabilità, che deve confrontarsi quotidianamente con le barriere che limitano o impediscono la piena partecipazione alla vita sociale e il godimento dei propri diritti e delle libertà fondamentali. La combinazione di queste dinamiche di esclusione provoca un effetto moltiplicatore sulle disuguaglianze, rendendo le donne con disabilità discriminate in maniera molto più pervasiva e penalizzante. Nonostante la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con legge nel 2009, dedichi per intero l’articolo 6 alle donne con disabilità ed al contrasto delle discriminazioni multiple a cui sono soggette, la violenza sulle donne con disabilità resta un fenomeno misconosciuto, largamente nascosto e considerato marginale; nella maggior parte dei casi, gli abusi sono commessi da un familiare o comunque da persone a cui si era state affidate e di cui ci si fidava. Spesso però, è tra le stesse donne con disabilità che manca la consapevolezza del maggiore svantaggio derivante dall’essere contemporaneamente donne e persone con disabilità. È soprattutto a loro che vanno destinati servizi tramite cui possano essere informate costantemente e aggiornate sulle questioni che le riguardano, anche per maturare la convinzione che sia necessario agire in prima persona nella rivendicazione dei propri diritti.
Un primo gesto importante si è avuto quando le donne con disabilità sono scese in piazza assieme alle altre donne, per manifestare contro la violenza segnalando la propria differenza, perché proprio la mancanza di attenzione a quella differenza è alla base della discriminazione multipla a cui sono esposte. Questa, ed altre iniziative, non hanno cambiato però una realtà dove, tranne pochissime eccezioni, alle ragazze e donne con disabilità non sono rivolti interventi di prevenzione della violenza, spesso i servizi antiviolenza sono inaccessibili ed impreparati ad accoglierle, le informazioni non sono disponibili in formati predisposti con criteri di fruibilità e accessibilità. D’altro canto, le donne e le ragazze con disabilità hanno spesso difficoltà a denunciare le violenze subite, e se riescono a farlo, rischiano di non essere credute. Credo che per affrontare in maniera sistematica questi ed altri aspetti del fenomeno, sia necessario innanzitutto che ogni soggetto che operi nel campo della disabilità e agisca in conformità con le disposizioni contenute nella Convenzione ONU, reimposti le proprie politiche e le proprie rivendicazioni in tema di disabilità integrando la variabile del genere. In secondo luogo, sarebbe utile migliorare le competenze di tutti i professionisti coinvolti, dal sistema sanitario al welfare, che hanno un primo contatto con donne a rischio o già vittime di violenza, con attenzione particolare alle donne con disabilità.
Nessun commento:
Posta un commento