martedì 3 gennaio 2023

Vico Equense. Via Le Pietre: costretti a pagare due volte le proprie case

La vicenda arriva in Parlamento: interrogazione del senatore Mazzella: "Non sono trascorsi già troppi anni? Quanto ancora bisognerà attendere per fare luce su questa vicenda? Sotto esame è il comportamento tenuto dal comune di Vico Equense, bisogna chiarire se sia stato legittimo"

Vico Equense - La vicenda delle cooperative di via Le Pietre a Vico Equense è una lunga storia processuale che investe 27 famiglie di operai e impiegati, che con i sacrifici di una vita hanno acquistato una casa e adesso devono ripagarla di nuovo. Un paradosso tutto italiano che ora approda in parlamento con un’interrogazione del senatore Orfeo Mazzella (M5s). Per capire questa storia tutta italiana bisogna fare un salto indietro di oltre 40 anni, a quando l’ amministrazione comunale del tempo, in applicazione del Piano di Edilizia Economica a Popolare (PEEP), espropria un terreno in località Le Pietre e contestualmente autorizza due cooperative di cittadini, L'Ulivo e Domus Aequana, a costruire alloggi popolari come previsto dalla legge 167/1967. Il proprietario non ci sta e nel 1979 avvia un iter giudiziario che tra ricorsi, lungaggini ed inerzia burocratica, vedrà la sua perseveranza premiata con un riconoscimento di oltre 4 milioni di euro per il valore del terreno espropriato con interessi e rivalutazione. Il senatore grillino evidenzia l'odissea delle famiglie che «prima ottennero, mediante esproprio, un fondo per la realizzazione delle proprie abitazioni, ma poi si sono viste riversare addosso la somma riconosciuta al proprietario del fondo derivante dal danno arrecato». L’obiettivo dell'interrogazione depositata dal senatore Mazzella consiste in particolare nel «chiedere una verifica dei danni». Nell'ottobre del 2011, ricorda il parlamentare del Movimento 5 stelle, il Comune ha avviato l'acquisizione sanante del fondo ai sensi dell'art. 42-bis e lo ha concluso solamente nel dicembre 2013 quando, tra l'altro, la sentenza della Corte di appello di Napoli per il risarcimento del danno al proprietario del fondo era stata resa esecutiva dalla successiva sentenza di Cassazione.


 

“Se il Comune avesse adottato gli atti volti alle acquisizioni sananti nei termini previsti, ovvero già dal lontano 2001 - continua Mazzella - avrebbe chiuso in maniera definitiva il contenzioso con il proprietario, permettendo agli assegnatari l’esborso contenuto. Nonostante il risultato del decorso giudiziario sia stato dovuto a scelte, a giudizio dell'interrogante incomprensibili compiute dal Comune di Vico Equense, lo stesso ente ha riversato sulle famiglie coinvolte la somma riconosciuta al proprietario del fondo derivante dal danno arrecate. Tali somme (circa 170.000 euro per famiglia) sono chiaramente in contrasto con lo spirito della legge n. 167 del 1962 sull'edilizia popolare; considerato infine che a parere dell'interrogante andrebbe accertato se il comportamento tenuto dal Comune di Vico Equense, nelle persone dei soggetti coinvolti, sia stato legittimo, se sussistano ipotesi di danno erariale e se siano stati rispettati i principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione, si chiede di sapere se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, al fine di considerare la sussistenza di eventuali anomalie relativamente alle operazioni descritte, in merito alla gestione amministrativo-contabile del Comune di Vico Equense; se i Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti intendano assumere eventuali iniziative di competenza.”

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