di Vincenzo Lamberti - Metropolis
La battaglia per portare il limite di velocità
delle auto a 30 chilometri all'ora sui tratti
urbani sta spaccando l'Italia.
Il caso Bologna, dove questa norma è stata
approvata, divide la città e la politica.
Una decisione presa per garantire la sicurezza
dei cittadini ed anche degli automobilisti che,
ovviamente, comporta però anche qualche
disagio nella circolazione cittadina.
Il complesso discorso della città a 30 km/h -
che unisce sicurezza stradale, ecologia,
recupero degli spazi pubblici e tutela del più
debole in tutti i contesti sociali e di
cittadinanza - può essere facilmente riassunto
in una frase: per sfuggire a un incendio,
preferireste saltare dal primo o dal terzo
piano?
Se vi siete dati una risposta, pensate anche a
questa statistica: 9 pedoni su 10 investiti a 30
km/h si salvano, 7 a 40 km/h e solo 1,5 a 50
km/h.
I numeri parlano con più precisione delle
opinioni le parole di un esperto su un
quotidiano di qualche giorno fa.
Nell'ultimo anno la violenza stradale ha fatto
1.
384 vittime.
In Italia ci accontentiamo di miglioramenti
minimi nelle cifre - ma una morte non è mai
soltanto un numero - mentre altre nazioni
hanno ottenuto una reale diminuzione sia
delle collisioni che dei loro disastrosi esiti.
Praticamente in tutti i casi, questo è avvenuto
abbassando la velocità, che è con la
distrazione e l'abuso di sostanze una delle tre
grandi cause degli incidenti.
Il limite di velocità e i controlli sulle strade
sono però anche l'unica causa su cui può
incidere davvero la politica.
Lo hanno fatto tante città nel mondo, lo hanno
fatto in Italia sia sindaci di centrodestra
(Olbia) che di centro-sinistra (Bologna) le sue
parole.
Si confonde spesso la libertà di spostamento
con la libertà di fare quello che si vuole, senza
curarsi degli altri.
Il filosofo Slavoj Zizek diversifica due parole
inglesi, che sembrano sinonimi ma non lo
sono: freedom e liberty.
Freedom è una licenza di agire che ci diamo
senza limiti.
Liberty è la libertà concessa dalla Costituzione
e dalle leggi.
La domanda, a questo punto, è: quante
vittime siamo disposti a sacrifi-care per
andare più veloci?
Se l'obiettivo è ridurre i pericoli per i
vulnerabili, la strada è tracciaAbbiamo
imparato a non fumare più nei cinema e ad
allacciarci il casco in moto.
Speriamo di imparare anche a salvare vite
umane conclude l'esperto che difende la
decisione.
I sindaci.
Si tratta di una scelta di civilità.
Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano, ma
soprattutto vice presidente nazionale
dell'Anci.
La sicurezza stradale ha un costo - sottolinea
Ciro Buonajuto - e dobbiamo capire che anche
di fronte a qualche disagio certi accorgimenti
vanno approvati spiega Buonajuto.
Le nostre città sono fortemente urbanizzate,
le auto sono tantissime e come dimostrano
anche i dati sui cui sta ragionando la
Prefettura - continua Ciro Buonajuto - devono
portare all'approvazione di provvedimenti
come questo.
Nei Pum, i piani urbani di mobilità, dei comuni
di Gragnano e di Sorrento, il limite dei trenta
chilometri all'ora è uno dei punti cardine.
La necessità di approvare queste direttive
serve anche e soprattutto a diminuire il rischio
di incidenti nei centri abitati.
Anche il Comune di Castellammare, che
approvò all'epoca un piano di mobilità poi
revocato, prevedeva questa direttiva.
Recentemente, poi, anche Città Metropolitana
ha approvato il Pums nel quale viene inserita
questa direttiva.
Che ovviamente, come tutte le cose nuove,
potrebbe creare qualche disagio ai cittadini ed
agli automobilisti.
Ma che nell'ottica del bene comune alla fine
verrà approvata da tutti.
Legambiente.
Legambiente in uno speciale della campagna
Unfakenews Città 30' smonta le principali
cinque fake news circolate in questi giorni sul
limite dei 30 chilometri orari applicato a
Bologna e sul modello Città 30 rispondendo,
così, al ministero delle Infrastrutture e dei
trasporti che ha definito la misura una scelta
non ragionevole.
L'associazione ambientalista in una nota
sintetizza che non è vero che andare a 30
km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di
sicurezza stradale, la scienza ci dice ben altro.
Non è vero che con la città 30 i problemi,
soprattutto per i lavoratori, rischiano di essere
superiori ai benefici per la sicurezza stradale'.
Non è vero che a 30 km/h si impiega più
tempo a spostarsi e che si inquina di più.
Non è vero che per salvare vite basta
inasprire pene per chi abusa di sostanze e
alcool.
È staticamente accertato che nei casi di
incidenti mortali una delle cause è dovuta
all'elevata velocità.
Le polemiche di questi giorni accompagnate
anche da tante fake news - dichiara Stefano
Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -
sono del tutto sterili.
Sulle strade italiane si registra un morto ogni
tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti e il 50%
delle vittime sono pedoni e ciclisti,
un'emergenza da codice rosso su cui bisogna
al più presto intervenire.
Il modello delle Città 30 è una rivoluzione
importante che mette al centro la riduzione
della velocità e che deve essere
accompagnata da campagne di informazione
e sensibilizzazione.
Al ministro Matteo Salvini chiediamo di non
fare campagna elettorale su un tema così
importante, conclude Ciafani chiedendo che il
modello città 30 trovi ampia diffusione e di
approvare il nuovo Codice della strada e
stanziare maggiori risorse per il fondo
nazionale per il trasporto pubblico locale.
Parole che vanno incontro alle esigenze di
sicurezza su cui deve lavorare il Governo.
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