domenica 5 marzo 2017

L`ispettore Fiano e il mistero degli iscritti stabiesi

Ex sede del Pd a Castellammare
Fonte: Antonio Napoli da Il Corriere del Mezzogiorno

Chiedo scusa a Maurizio de Giovanni se per un giorno parlo io di ispettori. Del resto quello arrivato a Napoli per indagare sulla regolarità del tesseramento del Pd è di Milano e ho la fortuna di conoscerlo. Un giovane signore di altri tempi, colto, preparato, amante della politica come non si usa più da tempo. Già chiamarlo ispettore è un affronto. Spiegare ad una persona cosi cosa succede nel suo partito a Napoli da anni è impresa davvero difficile e soprattutto — vista l'impossibilità di trasferire una storia di cui ognuno racconta solo una parte — bisognerebbe concentrarsi su quegli indizi che potrebbero aiutarlo a farsi una propria opinione, il più possibile autonoma. Prendiamo spunto da quello che è accaduto a Castellammare di Stabia, ad esempio. Ora si vuole dare tutte le colpe a quel signore che ha acquistato oltre cento tessere sul web. Come sempre le cose vanno viste da più vicino, e se possibile, spiegate. Perché costui ha agito cosi? A quale decisione ha reagito, verso cosa cercava di ribellarsi? Sembra, ma qui sarebbe interessante indagare meglio e chiedere ai diretti interessati, che ad origine di tutto ci sia stata una riunione tra i vari capi corrente della città. In realtà non sono correnti con riferimenti nazionali ma una specie di sub-correnti locali in lotta tra di loro ma unite nel voto per Renzi.
 
La riunione dura poco, perché ormai è tradizione assegnarsi un pacchetto di tessere in un numero che non modifichi il peso specifico di ciascuno di essi. Quali siano i criteri è difficile ora capirlo, ma deve essere andata pressappoco così : fatto 600 il numero degli iscritti da raggiungere, ad ogni gruppo è stato offerto una quota di 60. A qualcuno — i più forti? — sarebbe stato concesso di farne il doppio. Ora, se Melisse si è ribellato a tale nefandezza, vogliamo considerare lui colpevole e gli altri innocenti, signor ispettore? Castellammare aveva una sede bellissima. Quando si facevano le riunioni spesso rimanevi assorto a guardare il mare e le voci di chi parlava — e a Castellammare si «parlava» molto — sparivano tra il rumore dei flutti che arrivava fin sotto il balcone e le voci dei bambini in villa. Roba di lusso. Quella sede che è stata lì per 60 anni — era sezione, casa del popolo, scuola di formazione, bar, circolo per anziani e tante altre cose ancora — ora non c'è più . La sede c'è ed è di proprietà della Fondazione ex Ds, ma il circolo è stato sfrattato da qualche mese. Quindi il Pd di quella città è un circolo virtuale, sulla carta, i cui 600 iscritti sono stati fatti a tavolino, in due ore. Questo sembra infatti il tempo dedicato da un emissario della federazione a questa noiosa procedura. Dicono fonti sicure che egli sia venuto a costatare la regolarità l'ultimo giorno utile. Quando tutti questi iscritti — così velocemente e svogliatamente certificati — abbiano realmente ritirato la loro tessera (stiamo parlando di 600 persone iscritte non via web e quindi di conseguenza iscritti "manualmente") e soprattutto dove ciò sia avvenuto (non è stato affìsso uno straccio di manifesto per strada per convocare un incontro pubblico) non è dato saperlo. Per completezza di informazione bisogna aggiungere che per paradosso chi veramente voleva iscriversi non poteva farlo più neanche via web, perché a causa dell'incauto acquisto in blocco l'accesso è stato negato. Questo sistema sembra funzionare perfettamente, visti i risultati. Alle ultime elezioni amministrative, nonostante il tracollo della precedente giunta Pd sfiduciata dallo stesso Pd e dopo aver scelto — anche questa decisione non si sa in quale sede sia stata presa — il nuovo candidato l'ultimo giorno utile, il Pd ha rivinto alla grande, mettendo a tacere ogni voce critica. Quindi, riepilogando, ora chi è veramente iscritto al Pd a Castellammare? Ispettore, tocca a lei rispondere. È iscritto chi lo ha fatto a sua insaputa tramite un capo corrente? O chi si trova iscritto via web — addirittura gratis — grazie alla generosità di Melisse? O chi non è riuscito a farlo perché il circolo non esisteva e via web non si poteva? La storia mi sembra assai istruttiva e spiega eloquentemente a che punto ingarbugliato sia giunta la situazione. Questo fatto che si pretende di tenere in vita un circolo senza una sede ha veramente dell'incredibile e sembra molto diffuso. Per lo più sono entità che esistono solo sulla carta, senza gruppi dirigenti, senza svolgere la minima attività, che si risvegliano solo in occasione di congressi, primarie ed elezioni, al solo input di un ras locale, che ovviamente deve metterci i soldi. Qui tutti urlano, si lanciano strali e accuse, ma nessuno parte dalla cosa più semplice, infondere serenità e certezza delle regole. Eccolo allora uno dei bandoli della matassa che afferrerei subito, se fossi l'ispettore Fiano. L'equazione «no sede/ no circolo» dovrebbe essere la base di partenza di ogni discorso. Che circolo sei se non hai un luogo dove riunirsi, svolgere dei dibattiti, incontrare i cittadini, dimostrare che esisti? Certo che costa, ma è il primo compito di un' associazione di persone libere provvedere autonomamente alla propria esistenza. Io le cancellerei con un colpo di matita. Se vogliono ricominciano da capo, possono sempre farlo seguendo le regole, ma ora passano il turno. Non le sembra una decisione ragionevole?

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