giovedì 27 aprile 2017

Vincenzo Salemme inaugura gli “Incontri del cinema” di Sorrento

Vincenzo Salemme
di Claudia Esposito 

Sorrento - Quarant’anni di carriera e non sentirli. Quattro decenni a suon di risate tra cinema e teatro ripercorsi nella giornata inaugurale degli Incontri del cinema di Sorrento che si sono inaugurati ieri e quest’anno dedicati al genere “comedy”. E’ stato l’attore partenopeo a inaugurare la kermesse con un incontro dal titolo “Dal teatro al cinema: 40 anni di commedie” tenutosi nel Chiostro di San Francesco e moderato da Remigio Truocchio, direttore artistico della kermesse. Tra battute, ricordi e sketch tratti dei suoi film più celebri, Salemme ha ripercorso la sua carriera parlando a tutto tondo di cosa voglia dire fare l’attore. “Oggi non si riesce più a far ridere come una volta – ha spiegato l’attore – perché la comunicazione è cambiata. Lo stesso divismo non esiste più: ormai gli attori sono sempre in tv, nei reality, sui social e così facendo si diluiscono. Prima invece i divi erano tali perché, per vederli, bisognava solo andare al teatro o al cinema”. Ricorda gli esordi, il teatro, quella vocazione comica “che ho avuto fin da ragazzino, quando ho visto che dicevo cose che per me erano normali e invece la gente rideva”. E poi la compagnia di Eduardo, le prime tournee in giro per l’Italia con pochi soldi in tasca, e poi la chiamata del cinema grazie alla produttrice Rita Rusic che aveva sentito che le sue commedie stavano riscuotendo successi. “Quando mi arrivò via fax la proposta di fare un film con lei, rimasi un quarto d’ora paralizzato sul divano che non capivo più nulla” racconta Salemme al pubblico. Da allora un successo dietro l’altro, tra cui “L’amico del cuore”, “Amore a prima vista”, “Volesse il cielo”, “Cose da pazzi”, “Sms”, “Ex”, “E fuori nevica”. Pellicole dove è stato anche affiancato da donne bellissime come Eva Herzigova, Luisa Ranieri, Mandala Tyde, Sabrina Ferilli e Manuela Arcuri, queste ultime due entrambe bellissime ed entrambe coinvolte nel cast di “A ruota libera” ma due dive che non si potevano sopportare tra loro. Della Herzigova, però, conserva un ricordo speciale: “Erano gli anni che era al top come modella, era stata anche a Sanremo.
 
Quando la vidi, fu una specie di visione, ma non era solo la bellezza quanto piuttosto il suo sorriso intelligente che mi colpì. Quando lesse la sceneggiatura de “L’amico del cuore” impazzì per il film”. Tra le pieghe del dibattito, viene fuori qua e là anche l’uomo oltre all’attore. Uno che quando scrive sceneggiature “deve stare immerso nel fracasso della quotidianità, perché non ho la smania dello scrittore che deve stare nell’eremo, nel silenzio assoluto”. Uno che vede la tv tutte le sere solo dopo le 20 e solo per vedere i film perché, come ammette lui stesso “non faccio mai passare giorno senza che ne veda almeno uno”. Ma il grande amore resta però quello degli inizi, il teatro: “Ogni spettacolo ogni giorno è diverso e l’abilità dell’attore sta nel riuscire a dare ogni volta le stesse emozioni. Consiglio a qualsiasi collega esordiente di fare teatro perché lì c’è un pubblico fedele, che ti ripaga quando capisce che lavori con onestà. Il teatro non ha paragoni: è esperienza totale, è la madre di tutte le arti”.

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