Vico Equense - Tagli di posti letto e soprattutto soppressione di reparti. L’intenzione è quella di accorpare i servizi, creare centri di eccellenza ed eliminare le sacche di spreco: praticamente numerosi ospedali che non hanno le caratteristiche atte a farli diventare eccellenza, saranno soppressi e accorpati in altre strutture. Perderà 14 posti letto il “De Luca e Rossano” passando da 134 a 120, sarà declassato, in compenso strapperà un reparto in più, quello di neonatologia. Per quanto riguarda la nostra cittadina, la sua realtà particolare continua ad essere difficilmente compatibile nei fatti con i criteri adottati di volta in volta per disegnare l’organizzazione sanitaria sul territorio. Il nodo è sempre lo stesso: Vico Equense conta un'utenza di oltre ventimila abitanti disseminati in un vasto territorio. E questo sfalsa tutte le pianificazioni e tanto più mette in dubbio la sostenibilità di misure tagliate con l’accetta e adottate quasi sempre a prescindere da questa specificità. Un problema serio, politico prima che pratico, che la classe dirigente vicana dovrebbe cominciare a porsi seriamente e responsabilmente, trovando delle soluzioni compatibili. Del resto, la politica dovrebbe servire proprio a questo, piuttosto che concentrarsi su interpellanze inutili. Il piano non trascura, oltre a quelli che abbiamo già citato, interventi di “razionalizzazione” dei presidi ospedalieri che operano sul territorio regionale. Alcuni ospedali piccoli, in zone dove ve ne sono diversi, saranno ridimensionati, trasferendo alcune funzioni ai grandi ospedali provinciali. E dovrebbero essere contemporaneamente potenziate le grandi aziende ospedaliere di rilievo nazionale. Dopo la pronuncia della Giunta, il piano passa ora al vaglio del Consiglio regionale, dove ci sarà battaglia. Comunque, anche se non dovesse essere approvato dal Consiglio, è stabilito che entrerà in vigore comunque dal 30 novembre prossimo.
Sanità: al sud 1 parto su 3 in ospedali non al top
Da Roma in giù un'altra Italia anche per le cicogne. I ginecologi denunciano forti differenze tra le strutture ospedaliere di Nord e Sud. Evidenziano inoltre un dato preoccupante: se nelle Regioni del Nord Italia l'84% dei parti si svolge in punti nascita di grandi dimensioni, e quindi molto sicuri ed attrezzati, al Sud circa 1 parto su 3 si svolge in strutture con meno di 500 parti l'anno (per gli esperti il numero annuo per un livello di sicurezza accettabile dovrebbe essere di almeno 1.000).
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