mercoledì 22 settembre 2010

La Camera salva Cosentino

La Camera ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. La votazione si è tenuta a scrutinio segreto, e al termine si sono contati 308 voti favorevoli alla relazione della Giunta delle Autorizzazioni (quindi contrari all’utilizzo della magistratura) e 285 voti contrari. Tra questi anche i finiani, che avevano annunciato poco prima la loro decisione di votare per dare l’autorizzazione alla magistratura. “Il nostro sì è dovuto a una ratio politica ed a una valutazione nel merito. E’ giusto utilizzare le intercettazioni che vedono coinvolto anche Cosentino nel suo stesso interesse e perché poi di fronte alla legge siamo tutti uguali”. Così Fabio Granata, deputato di Fli e vicepresidente della commissione Antimafia, conversando con i cronisti a Montecitorio, commenta il sì che il gruppo dei finiani dà all’uso delle intercettazioni dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. “Siamo tutti uniti – aggiunge – si vede che nei giorni scorsi non parlavo a titolo personale”. “Aumentato il solco con il Pdl? La differenza sui temi della giustizia c’é ed è uno dei motivi per il quale abbiamo creato un gruppo autonomo – spiega Granata – più che altro si conferma”. ”Il voto del Parlamento non può essere motivato da ragioni di solidarietà o ostilità politica nei confronti di un collega. Non c’é alcun elemento che possa far pensare al fumus persecutionis”, ha spiegato Granata, “il nostro garantismo non è in discussione, come non lo è la tutela del diritto di indagini eque e rispettose di una difesa che, però, non è il Parlamento a dover esercitare”. Il diretto interessato, Nicola Cosentino, si è detto soddisfatto del risultato, ha parlato di un «voto politico» che «rafforza il governo Berlusconi» e ha criticato il voto di Fli, o almeno di una parte di esso, con le opposizioni. Quanto alla sua vicenda giudiziaria, rivolge un «appello ai miei pubblici accusatori affinchè si faccia finalmente il processo dove io possa dimostrare la mia estraneità». Altrimenti, «continuerò ad essere ostaggio» delle accuse che vengono rivolte.

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