mercoledì 8 settembre 2010

La crisi al Piano Sociale di Zona ambito n° 13

Vico Equense - La notizia che l´Amministrazione comunale di Vico intende uscire dal Piano sociale di Zona Sorrentina invita ad una riflessione, tanto più opportuna adesso che ci sono inviti pressanti a realizzare una Unione dei Comuni, che aumenterebbe il potere gestionale dei funzionari ma non l´efficacia degli interventi, mancando ancora una capacità di realizzare una programmazione degna di tale nome, con risorse adeguate. Il Piano è nato malamente ed è stato attuato nel modo peggiore. Non credo che si possa rinunciare ad esso con l´attuale normativa regionale ma va rifatto su nuove basi. Pertanto ritengo che l´Amministrazione equense fa male a dire di non voler più il Piano di Zona ma è bene che affermi l´esigenza di rifarlo daccapo rispettando la normativa e le esigenze del territorio. Si tratta di dare una corretta interpretazione della legge 328/00 della L.R. 11/2007 e delle linee guida della D. di G.R. 1424/09. Pertanto occorre prevedere:
- un diverso organo politico di governo del settore; - un supporto tecnico ed esecutivo diverso da quello attuale; - definire delle modalità di gestione dei servizi con maggiori garanzie;
- definire dei percorsi e dei metodi concertativi e collaborativi con i vari enti pubblici e privati al fine della definizione e della gestione del piano di zona o di parti di esso. In tutta Italia, i piani di zona sono stati introdotti allo scopo di dare il massimo impulso allo stato sociale, per realizzare servizi rivolti a garantire l´inclusione per tutte le categorie svantaggiate e a combattere l´esclusione. Si è creduto, con i piani, di realizzare programmi di intervento più efficaci, riducendo i costi di gestione. La zona sorrentina è stata tra le prime in Campania a costituirsi in Piano e lo ha fatto non tenendo conto delle esperienze in altre parti d´Italia e in maniera abborracciata. Vico ha la colpa di aver rinunziato a fare da comune capofila pur essendo il più numeroso, il più ampio territorialmente e quello con maggiori problemi di assistenza e maggiori difficoltà ad assicurare l´uguaglianza secondo l´art. 3 della Costituzione. I comuni, non hanno voluto rinunziare a continuare a gestire una loro politica sociale, anche se con le residue risorse dei propri bilanci e quindi non hanno eliminato i loro uffici, lasciando così inalterati i costi. Si è creata una sovrastruttura a Sorrento a carico della Zona e quindi di tutti i comuni, sottraendo risorse all´assistenza. L´Ufficio di zona che dipende dal settore delle politiche sociali del comune sorrentino è stato lasciato libero senza alcun controllo sia da parte del funzionario dirigente sia da parte dei comuni. Il comitato di gestione costituito dai sindaci dei comuni della zona è stato invece composto dagli assessori delegati che avrebbero dovuto avere dai loro sindaci incarichi specifici, secondo una programmazione concordata e non deleghe generiche. Gli assessori hanno lasciato di fatto tutte le responsabilità nelle mani del funzionario con compiti esecutivi. E´ venuto a mancare il controllo democratico sia da parte dei consigli comunali sia da parte del Tavolo di Concertazione che è nato soltanto come foglia di fico a coprire una gestione incontrollata e inadeguata. Tutta l´assistenza che invece dovrebbe essere attuazione di servizi obbligatori per legge, è realizzata da quattro consorzi di cooperative, sempre gli stessi e senza controlli perché i bandi sono strutturati in modo da impedire la concorrenza e l´alternanza. Ogni gestore dovrebbe avere la carta dei servizi e dovrebbe riferire sul lavoro svolto. Ci dobbiamo invece fidare di quello che afferma il funzionario dirigente che ripete fino alla nausea che la zona sorrentina è la migliore d´Italia e che tutto va bene e non c´è niente da cambiare. "La governance nel nostro caso significa sostanzialmente metodologia negoziale finalizzata ad un processo condiviso di costruzione collettiva delle politiche sociali. Il sistema di governance prevede necessariamente un organo politico che governa il piano sociale di zona. Questo organo esiste formalmente ma di fatto non c´è. Le funzioni dei comitati dei Sindaci sono sostanzialmente simili in tutte le regioni. E´ l'organo deputato a:
definire le modalità istituzionali e le forme di organizzazione gestionali più adatte alla organizzazione dell'ambito territoriale e della rete dei servizi sociali;
nominare il suo presidente ed individuare l'ente locale capofila;
nominare il coordinatore d'ambito e istituire l'ufficio di piano;
definire le forme di collaborazione fra i comuni e l'azienda sanitaria di riferimento;
elaborare ed approvare il piano di zona;
elaborare ed approvare il bilancio sociale;
approvare il programma delle attività territoriali di distretto (PAT) per la parte relativa all'integrazione socio-sanitaria e alla parte sanitaria (come comitato di distretto sanitario).
I comitati dei sindaci, data la coincidenza geografica con i distretti sanitari che si realizza in molte regioni, possono esercitare anche funzioni di comitato dei sindaci di distretto sanitario, quale organismo politico che riassume in se le funzioni programmatorie per l'intervento sociale, socio-sanitario e sanitario con la elaborazione dei piani di zona e del piano delle attività territoriali (PAT), con omogeneità di intenti e di indirizzi, sia per le azioni di piano che per gli aspetti finanziari da concordarsi tra comitati e direttore dell'ASL. (Vincenzo Esposito)

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