sabato 18 settembre 2010

Nicolais: “Io seguo Veltroni niente alleanze con i comunisti”

Onorevole Luigi Nicolais, lei è uno dei 74 parlamentari che ha sottoscritto il documento di Veltroni. Nessun ripensamento dopo la spaccatura nel partito e lo smarrimento degli elettori? «Non sono pentito. Io so che cosa c´è dentro. Nessuna torva intenzione. Se avessimo avuto sentore di urne, non l´avremmo fatto». Ne è così sicuro? «Certo. Poiché abbiamo davanti a noi del tempo, allora è per il bene del partito che discuteremo. Ho partecipato un po´ alla maturazione di questo documento, e anche alla sua stesura, per la parte sul Mezzogiorno. È nato per passione politica, punto». Da quanto tempo ne parlavate? «Le cose che non andavano ognuno se le portava dentro. È capitato di parlarne con Walter negli ultimi mesi, poi ci siamo visti subito dopo l´estate ed è nata questa idea del testo. È un sentimento sano, nessuna trappola a Bersani». Il sentimento che lo ispira, secondo gli altri, si chiama invece vendetta. Vecchio copione: Veltroni versus gli altri, e viceversa. «Non dico che Veltroni è una verginella, avrà fatto le sue battaglie e avrà cicatrici e aspri ricordi. Ma questa cosa doveva avere l´utilità di una scossa. Un contributo dato al partito perché maturi e cresca nel suo interno. Per fortificare, non per spaccare. Per svegliarci, non per spegnerci». Dire «Pd senza bussola» o «i sondaggi sono drammatici» non è un incoraggiamento. Cosa non va nella linea Bersani? «Era un partito nuovo, non un nuovo partito. Bisogna tener viva questa premessa. Ad esempio, mi ha stupito sentire il nostro segretario che parla di possibili alleanze con i Comunisti italiani e con Rifondazione, è un ritorno al passato, non al futuro. È retroguardia» Avete un´idea precisa anche del candidato premier. «Non un´idea precisa, ma due opinioni ferme. Primo, non possiamo essere legati alla nomenclatura del partito. Secondo, dobbiamo cominciare a pensarci oggi per essere pronti tra tre anni. Un candidato premier deve crescere, essere sostenuto». Nicolais, lei è un alfiere dell´Innovazione. Non pensa che, dopo la vostra uscita, c´è chi rivaluti la brutale cura di Renzi, sindaco di Firenze, quando disse «è ora di rottamare i vecchi dirigenti?». «Innovare non è gettare a mare quello che ti ha preceduto, ma riflettere sulla grande esperienza e innestare la capacità di rischio». (di co. sa. da la Repubblica Napoli)

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