lunedì 15 agosto 2011

Il Governo della cicala

Di Antonio Palagiano

Ricordate la storia della cicala e della formica? E ricordate il Berlusca quando incitava le famiglie italiane a spendere di più per rilanciare l’economia? E quando mentiva spudoratamente, sostenendo che la crisi era un’invenzione della sinistra? Bene, credo che le analogie con quella storia siano sotto gli occhi di tutti. Ci sono voluti tre anni, tre lunghi anni persi a cazzeggiare ed a studiare leggi e leggine per favorire qualcuno (oltre a se stesso), in genere amici evasori, corruttori e delinquenti, prima di ammettere che la crisi esiste, ma con la giustifica che è “planetaria”. Come dire che la colpa non è sua. Ricordo che il primo provvedimento varato da questo governo fu la legge “salva Rete 4“, tanto per far ricordare, a chi l’aveva dimenticato, che il conflitto d’interessi non è materia di questo esecutivo. E che il secondo fu l’abolizione della tracciabilità del denaro – riscoperta solo oggi, ma per cifre superiori ai 2.500 euro – prevista dal compianto Padoa Schioppa. E che un altro fu lo scudo fiscale, col quale sono rientrati in Italia ben 105 miliardi, tutti di illecita provenienza (con entrata erariale di soli 5,5 miliardi), versando una mini imposta del 5%. Ora, con questi 3 anni di imperdonabile ritardo, si vorrebbe decidere come fanno a scuola quelli che non studiano abbastanza, 3 anni in 2, colpendo senza pudore chi paga già le tasse e dimenticando che la mancata lotta all’evasione fiscale porta allo Stato danni per 120 miliardi di euro l’anno, mentre la corruzione ci costa, secondo la Corte dei Conti, altri 60 miliardi di euro. Altro che finanziaria!


Niente è stato fatto in questa direzione, nè la manovra si è accorta di nulla, mentre la legge anti-corruzione non riesce ancora ad approdare alla Camera. Non v’è dubbio che il principio di equità imporrebbe il concetto secondo il quale, in un momento di crisi, i sacrifici andrebbero richiesti maggiormente a chi più ha. Chi meno ha, infatti, già non riesce ad arrivare a fine mese e quindi niente puó dare. Il problema, pertanto, riguarda l’unità di misura con cui stabilire chi ha, poiché chi detiene un grande patrimonio immobiliare può non essere toccato minimamente da questo provvedimento. La manovra, a mio avviso, finirà per essere criminogena poiché tiene conto di chi già dichiara (e non di chi possiede) richiedendo sacrifici solo a chi è già vessato dal fisco e non anche a chi detiene ingenti capitali sotto altre forme. La finanziaria di mezz’agosto, infatti, prevede, tra l’altro, e come misura alternativa, l’innalzamento dell’ Irpef dal 43 al 48% che andrà a sommarsi all’Irap (5%), alla previdenza (12-15%) e ad altre tasse comunali per raggiungere il fantasmagorico primato del 68%. Questo carico abnorme di tasse avrà come conseguenza una ulteriore riduzione del lavoro o, in alternativa, un aumento del sommerso. I contribuenti più onesti cominceranno a chiedersi se vale più la pena di sacrificarsi e lavorare per il socio occulto, lo Stato, che li ripaga aumentando le imposte e tagliando i servizi come i trasporti pubblici, gli asili, le scuole, la manutenzione delle strade, la Sanità. La manovra sotto l’ombrellone, in definitiva, non farà emergere un solo euro di “nero”, mentre servirà a tranquillizzare quel 98% e passa di contribuenti che dichiarano meno di 90mila euro. Anche se posseggono 3 ville al mare. Avrei preferito l’innalzamento di uno-due punti dell’iva sui generi di lusso, e soprattutto una sacrosanta tassazione di chi ha fruito dello scudo fiscale, facendo rientrare in Italia un fiume di denaro depositato nei paradisi fiscali. Avrei chiesto il contributo di solidarietà, così come lo chiama Tremonti, ai possessori di ville, auto di lusso e yacht. Invece ci troviamo davanti ad un provvedimento che ignora, proteggendoli, ladri ed evasori e che ipertassa chi già è supertassato. Un provvedimento che non è neanche una “una-tantum” poichè durerà tre anni. È, invece, solo un becero prelievo forzato, che si ostina ad ignorare soluzioni definitive. Quelle che darebbero tranquillità ai cittadini e serenità, fiducia e speranza alle nuove generazioni.

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