Un sito on-line rilancia l’allarme “A bordo casi di tubercolosi notizie confuse sull’equipaggio”
Fonte: Ciriaco M. Viggiano il Mattino
Sparita. Inghiottita nel nulla. Immersa in un mare di misteri e timori, speranze ed incertezze. Da tempo non se ne hanno più tracce, così come dei ventuno marittimi del suo equipaggio. Un buco nero che è valso alla Rosalia D’Amato, il cargo della Perseveranza Navigazione sequestrato dai pirati somali il 21 aprile scorso, il poco rassicurante titolo di «nave fantasma». Sono trascorsi più di cinque mesi, infatti, dall’ultimo contatto con l’equipaggio: lo scorso aprile, a rispondere alla chiamata dello staff della testata indipendente online Libero Reporter, fu l’ufficiale di coperta Giuseppe Maresca. Il marittimo ventottenne, originario di Vico Equense, fornì rassicurazioni sulle condizioni dell’equipaggio. «Stiamo bene – disse – speriamo che tutto si risolva al più presto». Da quel momento, invece, nessun contatto. Il telefono di bordo risulta spento, altre volte squilla a vuoto. Ma a squarciare il velo dell’oblio posatosi sulla Rosalia D’Amato è arrivata, nelle ultime ore, una tragica notizia. Stando a quanto riferito da alcuni ostaggi filippini ai familiari, sulla nave si sarebbero verificati dei casi di tubercolosi. Dalle Filippine, l’indiscrezione è rimbalzata in poche ore in Italia, riaccendendo i riflettori sulla vicenda.
Effettivamente, le condizioni igienico-sanitarie della nave non possono che essere pessime: senza acqua e senza alcuna possibilità di lavarsi, con i bagni occupati dai pirati, il rischio che i prigionieri abbiano contratto malattie contagiose è particolarmente alto. Nel frattempo, però, nulla trapela dalla compagnia di navigazione né dalle famiglie dei sequestrati, chiuse in un rigido silenzio stampa nel timore che il clamore mediatico possa intralciare le trattative per il rilascio degli ostaggi. E così, l’alone di mistero che avvolge la Rosalia D’Amato si fa sempre più fitto. Specie se si considerano le notizie riportate nelle ultime ore da Libero Reporter. Stando a quanto riferisce lo staff della testata, dalla lista dell’equipaggio imbarcato sulla Rosalia D’Amato non risulterebbe il nome di Giuseppe Maresca. Nelle vesti di secondo ufficiale di coperta, infatti, figurerebbe un marittimo della penisola sorrentina di Sorrento del quale, al momento, non sono note le generalità. Eppure, la presenza di Maresca sulla nave, al momento del sequestro, è praticamente certa. Sempre in base a quanto riportato da Libero Reporter, dalla lista dell’equipaggio emergerebbe che i marittimi imbarcati non sarebbero ventuno. Nel viaggio dall’Argentina al Brasile, sulla Rosalia D’Amato sarebbe stato imbarcato anche un ventiduesimo marittimo, un allievo di coperta originario di Palermo, che sarebbe stato sbarcato in Brasile senza essere rimpiazzato. Fatto sta che dell’equipaggio non si hanno più notizie da quasi sei mesi. Il 21 aprile scorso, a finire nelle mani dei pirati furono ventuno marittimi, di cui quindici filippini e sei italiani, di cui quattro campani. Oltre al comandante Orazio Lanza, nativo di Messina, ed al direttore di macchina Antonio Di Girolamo, originario di Mazara del Vallo, infatti, i pirati tengono in ostaggio il terzo ufficiale di coperta Gennaro Odaldo e l’allievo ufficiale di macchina Vincenzo Ambrosino, entrambi originari di Procida. Senza dimenticare, ovviamente, il secondo ufficiale di coperta Giuseppe Maresca, 28enne di Vico Equense, ed il primo ufficiale di coperta Pasquale Massa, nativo di Meta ma da anni residente in Belgio. A questi si aggiungono i cinque marittimi italiani della Savina Caylyn, la petroliera sequestrata dai pirati somali l’8 febbraio scorso. Due navi ed undici lavoratori del mare accomunati da un drammatico destino.
Nessun commento:
Posta un commento