Le analisi dell’Arpac svelano che le acque sfiorano i 30 gradi. Ecosistema a rischio
Fonte: Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno
Napoli - Ventinove gradi il 5 agosto scorso a Punta Scutolo, tra Vico Equense e Meta di Sorrento. Ventotto, lo stesso giorno, a Marechiaro e nello specchio d’acqua davanti a via Caracciolo, il Lungomare. Ventotto gradi e sette, il 4 agosto, nel mare di Cala d’Arconte, a Marina di Camerota, in Cilento. Ventotto gradi il 14 luglio a Baia Azzurra, lungo la costa di Sessa Aurunca. E’ una estate torrida, quella che vive il mare campano, e le misurazioni in superficie effettuate periodicamente dall’Arpac, nell’ambito della campagna di monitoraggio sulle acque di balneazione che l’agenzia effettua ogni anno, durante la bella stagione, restituiscono l’immagine di acque di altri continenti. Ed è già suonato l’allarme per il Golfo di Napoli.
Gorgonie a rischio
«Si pensi soltanto — commenta Roberto Danovaro, il presidente della stazione zoologica Anton Dhorn — che le temperature registrate in queste settimane nel Golfo di Napoli, in Cilento, nelle acque che bagnano la costa casertana e nelle isole campane sono esattamente quelle che si riscontrano nei mari tropicali più caldi del mondo. Siamo ai limiti della tollerabilità per gran parte degli organismi marini».
Chi può — i pesci — si sposta in profondità e va alla ricerca di temperature più accettabili, di un habitat meno ostile. Chi non può, perché vive attaccato ad un substrato o anche alle specie bentoniche, rischia di subire conseguenze drammatiche. E’ il caso, in particolare, delle gorgonie, elementi costitutivi del coralligeno, fondamenta dell’edificio biologico marino e formidabile attrazione per gli appassionati di immersioni subacquee, che si godono lo spettacolo dei colori di queste splendide creatura già a 20 metri sotto il livello del mare. Ebbene — avvertono gli esperti — le temperature particolarmente elevate di questa estate dominata dall’anticiclone africano potrebbero danneggiare in maniera estremamente seria la popolazione delle gorgonie diffusa, per esempio, a Ischia, Capri, in Penisola sorrentina. Sarebbe un problema per l’ecosistema, certamente, ma lo sarebbe anche per l’economia turistica. Lo sanno bene in Liguria, dove una straordinaria ondata di calore, nell’estate del 1999, provocò il forte innalzamento della temperatura del mare. Si verificò una moria del coralligeno, una sorta di desertificazione di fondali che, fino ad allora, erano stati colorati ed attrattivi. L’anno seguente, nel 2000, gli operatori turistici ed i diving registrarono un tracollo vertiginoso nell’affluenza degli appassionati di snorkeling e di immersioni. Quei fondali, privati delle gorgonie, non solo erano biologicamente più poveri; erano visivamente molto meno interessanti.
Come cambia la popolazione marina
La moria delle gorgonie, peraltro, non è certo l’unico problema che potrebbe verificarsi qualora lo straordinario riscaldamento registratosi in questa prima parte dell’estate nel mare campano dovessero protrarsi e, soprattutto, qualora si consolidasse il fenomeno per cui si determinano ormai stabilmente, anche in inverno, temperature superiori alla media. La tropicalizzazione del Mediterraneo ha già aperto le porte — e continuerà a farlo se non si registrerà una inversione drastica di tendenza — a numerose specie alloctone che si sono acclimatate alla perfezione. Arrivano qui da noi attraverso il canale di Suez o sotto forma di larve presenti nelle acque stivate a bordo delle navi provenienti da altri mari del globo. In passato questi organismi in gran parte non sopravvivevano, falcidiati dalle temperature più basse che trovavano nel Tirreno. Oggi si adattano alla grande, complice l’innalzamento della temperatura del nostro mare. I pionieri sono stati i barracuda, ormai abitualmente presenti, per esempio, nella zona dello scoglio del Vervece, a Massalubrense. Pescati e portati in tavola, compaiono in mille ricette, fianco al fianco delle alici, delle orate e dei polpi nostrani. E’ arrivata poi un’alga dal nome complicato — caulerpa racemosa — che è diventata una formidabile competitrice della Posidonia, andando ad occupare la medesima nicchia ecologica. E’ accaduto, per esempio, sui fondali di Punta Campanella. Col progredire degli anni e delle temperature, gli alieni si sono moltiplicati: la madrepora arancione, il Pesce Pappagallo ed altre creature. Mentre già arriva l’ eco di avvistamenti nel Mediterraneo del Pesce Palla e dell’irruzione di alcune meduse tropicali — tutt’altro che benvenute per la carica urticante dei loro tentacoli — la nutrita schiera dei tradizionali inquilini delle acque campane appare sempre più a rischio sfratto. L’ignoto autore settecentesco del Guarracino, oggi, dovrebbe dunque inventarsi nuovi protagonisti, per raccontare la sua canzone di beghe e di liti tra gli abitanti delle profondità marine.
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