giovedì 22 settembre 2022

Vico Equense. Ruben Staiano alla Biennale d’arte a Venezia dal 4 al 6 ottobre 2022

Ruben Staiano “Rosso è il colore della Biennale. Rosso è il colore dei miei papaveri” 

Vico Equense - L’artista vicano Ruben Staiano, di Identity Collective, presenterà l’opera “Prato fiorito II” il 4 ottobre 2022 alle ore 17.30 presso il Padiglione Nazionale Grenada a Venezia. Ruben si avvicina al mondo dell’Arte in tenera età, incoraggiato e supportato dal suo contesto familiare ed ispirandosi all’attività artistica dello zio materno. Allo stesso tempo, grazie all’amore sviscerato che la madre nutre per i fiori, trascorre la sua infanzia in costante contatto con questo mondo: sarà un’esperienza che, in seguito, segnerà tutta la sua poetica: un fortuito “imprinting” che lo condurrà a felici soluzioni formali. Non a caso, i soggetti preferiti dall’autore sono appunto creature floreali che animano un mondo onirico in bilico tra il reale e l’immaginario. Tra le sue mostre personali, si citano: “RIVERS”, Chiostro S. Francesco, Sorrento, 2018; “Extension of Real”, Villa Scaramellino, Vico Equense, 2017. Fra le collettive, invece, si menzionino le seguenti: Social world film festival, Vico Equense e “Ricognizione”, Vicolab, Vico Equense, entrambe del 2017. Nel corso della sua carriera, Staiano ha inoltre curato dei progetti site specific per diverse strutture ricettive di prestigio della penisola sorrentina. 

BIENNALE ARTE 2022 PADIGLIONE NAZIONALE GRENADA AN UNKNOWN THAT DOES NOT TERRIFY 


Commissario Susan Mains Curatore Daniele Radini Tedeschi “Le radici devono avere fiducia nei fiori”. Le parole della filosofa e saggista spagnola María Zambrano risuonano imponenti alla visione degli elementi floreali raffigurati dal giovane Ruben Staiano, uno dei suoi motivi stilistici ricorrenti, per i quali è riconosciuto e apprezzato. Radici e fiori, staticità e mobilità, tradizione e futuro: le une ancorate saldamente al terreno, gli altri esposti agli agenti atmosferici, agitati dal vento, dispersi, alla base dei sottili quanto precari equilibri dell’ecosistema. L’ Art Noveau aveva assunto e desunto i motivi fitomorfi dalla Natura e li aveva reiterati su motivi architettonici, opere d’arte, elementi di design, per la costruzione di una intricata selva di sinuosi elementi curvilinei. Programmaticamente, è sicuramente il Liberty il movimento più associabile e associato ai fiori, sebbene essi avessero assunto dignità artistica già nel Seicento, quando divenne lecito che diventassero tra i soggetti principali del genere della natura morta. Belli quanto caduchi, essi si caricano di messaggi metaforici legati alla transitorietà delle cose terrene. I fiori del Nostro, invece, sono macchie di colore che affastellano tutta la superficie pittorica, sono materia anelante che freme di uscire dalla tela per protendersi verso il fruitore ed inebriarlo con i suoi effluvi, uno dei più disinteressati gesti di gentilezza della Natura nei confronti dell’uomo, sono il più dolce ricordo dell’infanzia dell’autore. Sembra di vedere in quelle piccole anse derivanti dall’uso della spatola delle insenature, dei ripari, delle braccia avvolgenti e arcuate, protese in un abbraccio: in ogni caso l’idea che ne scaturisce è di protezione; d’altronde, “Non c'è niente di più forte della gentilezza e niente di più gentile della vera forza”. Staiano lo dimostra con la vividezza vigorosa dei suoi colori e la morbidezza armonica delle forme cui dà vita. Si tratta di un’esplosione ridente, germe di vita palpitante, macchie di colore che scuotono la quotidianità, immagini interiori che erompono per la loro stessa gioia, quella che provavano anche la moglie di Monet e il suo figlioletto nel celebre Papaveri, di ritorno da una passeggiata in campagna durante un caldo pomeriggio estivo (Ivan Caccavale).

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