martedì 12 febbraio 2008

I socialisti ci ripensano: «Non ce ne andiamo»

Ancora un giorno di rinvio. Ancora un nulla di fatto. Il governatore Antonio Bassolino prende tempo per il nuovo esecutivo di Palazzo Santa Lucia. Oggi, domani? Neanche chi gli sta vicino sa quando chiuderà una partita che si complica con il passare delle ore. Fermo restando che Bassolino è anche il politico delle improvvise accelerate (ormai lo sperano tutti).
Ieri mattina, infatti, la questione sembrava chiusa. O, più precisamente, il governatore doveva solo riempire le quattro o cinque caselle vuote: due dell'Udeur (uscito dalla maggioranza), due del Pd e una dello Sdi. Poi la situazione improvvisamente è precipitata. È cominciata a circolare la voce che l'assessore socialista Marco Di Lello non se ne sarebbe più andato. Bassolino si è devuto fermare. Di Lello, suo malgrado, sembra destinato all'assessorato a vita. Non è così. La posizione intransigente dello Sdi è sostanzialmente strumentale. È un braccio di ferro con il governatore e soprattutto con il partito del governatore, il Pd. Che in giunta ha ben sette poltrone. «Bassolino non può dunque pensare di passare sulla testa dei socialisti, il nome di alto profilo o lo diamo noi o restiamo», dicono dal partito. Pare che il governatore al no dello Sdi abbia risposto minacciando di andarsene. Giornata febbrile dicevamo. Cominciata a Santa Lucia con un insolito viavai. Viene avvistata la presidente degli industriali Cristiana Coppola. È subito assessora. Invece no. Nel pomeriggio arriva la secca smentita: «Preciso — scrive l'imprenditrice — che non ho alcuna intenzione di impegnarmi direttamente in politica. In questi ultimi mesi del mio mandato come presidente intendo dedicare tutte le energie al sistema imprenditoriale regionale che attraversa un momento particolarmente difficile ». Si parla di un contatto con il rettore federiciano Guido Trombetti. E invece no. Si tratta solo di un protocollo d'intesa tra Regione e Università. L'unico che non conferma e non smentisce è lo scienziato, direttore del Tigem, Andrea Ballabio. Un nome illustre che potrebbe essere il successore ideale di Teresa Armato, assessora alla Ricerca e all'Innovazione. L'alto profilo, fin troppo annunciato da Bassolino, rischia di diventare un'arma a doppio taglio. È il suo partito, il Pd, a stargli addosso di più: no a nomine politiche, altrimenti nessun rimpasto. E trovare uomini e donne del mondo delle competenze disponibili per un governo a tempo non è compito facile. Va bene lo spirito del '93, ma non con gli stessi uomini, da più parti gli stanno consigliando. Ad ingarbugliare ancor di più la matassa le poltrone da liberare. Quali? Dando per scontato che la Armato troverà un posto nella lista del Pd alla Camera, la strada non è segnata per altri colleghi. Non lo è per Rosetta D'Amelio e neanche per Enzo De Luca. Quanto al responsabile della Sanità Angelo Montemarano, da sabato, giorno in cui c'è stata una riunione dei demitiani, è più saldo che mai sulla sua poltrona. Se non bastasse in consiglio regionale ci sono più mal di pancia per questa emorragia di assessori che altrove. Il 13 aprile sarà lontano, ma la speranza ce l'hanno riposta tutti in questa lista campana del Partito democratico che dovrebbe avere almeno un centinaio di posti utili per non scontentare nessuno. Ora le bizze le fanno pure i socialisti. Che hanno il problema opposto a quello del Pd. Con l'attuale sistema elettorale siamo sicuri che si va a Roma? (Simona Brandolini da il Corriere del Mezzogiorno)

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