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Giuseppe De Mita si è dimesso dalla segreteria provinciale del Partito Democratico di Avellino (dopo la mancata candidatura dello zio Ciriaco) uno strappo destinato a ridisegnare la mappa della politica. «Ho fatto cambiare la serratura della sede del partito e ho consegnato le chiavi alla presidente dell’assemblea, Vanda Grassi. Mi sembra una lezione di stile». Considerato che nella sede di via Tagliamento è stata scritta la storia prima della Dc irpina e poi del Partito Popolare e della Margherita, il gesto di Giuseppe assume una grande valenza simbolica. Durante il suo discorso, De Mita fa i nomi dei sei esponenti dell’esecutivo provinciale (composto da 23 membri) che si sono dimessi insieme a lui. Provengono dalla ex Margherita e sono: il sindaco di Mirabella, Vincenzo Sirignano; il presidente dell'Asi, Pietro Foglia; il presidente della Comunità montana Alta Irpinia, Nicola Di Iorio; la responsabile provinciale del Movimento femminile del Pd, Rosetta Casciano; la ex capogruppo al Comune di Avellino, Enza Ambrosone, e il sindaco di Lioni, Rodolfo Salzarulo. La conta tra chi lascerà il Pd e chi resterà viene aggiornata di ora in ora. La maggioranza dei «quadri» di partito però, al momento, sembra orientata a non muoversi. De Mita jr, in serata, incontra una ventina di sindaci, per sondarne le intenzioni. Oggi ci sarà un summit informale dei dirigenti del Pd, domani o mercoledì un’altra riunione della direzione e dell’assemblea con il segretario regionale, Iannuzzi.
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