giovedì 13 marzo 2008

L’accusa «Siamo fuori dalle elezioni perché Clemente voleva in lista moglie o figlio»

«Non è solo per i due milioni e passa di euro l’anno fino al 2011, però...». Mauro Fabris, ex deputato del Campanile ed ex fedelissimo di Clemente Mastella, non parla direttamente della «cassa» ma tiene subito a elencare gli obblighi da rispettare e svela il famoso contratto con il Cav e le richieste dell’ex Guardasigilli. Siamo al redde rationem? «Un partito è un soggetto di diritto pubblico, composto da un’assemblea, da organismi eletti da un congresso e ha delle sedi in cui decidere. Serve ora un minimo di dignità e si deve a chi è tuttora iscritto». Dopo la crisi di governo, Mastella non aveva una delega in bianco? «Certo ma solo per trattare sulle liste». E poi... «C’è un giornale che riceve finanziamenti dalla presidenza del Consiglio. C’è una struttura politica ancora in piedi e si deve decidere sul loro utilizzo futuro». A quanto ammontano i finanziamenti? «Fino al 2011, i partiti, che si sono presentati nel 2006, incamerano i rimborsi elettorali. L’Udeur ha diritto a circa 1,3 milioni l’anno. Senza contare il giornale: un altro milione l’anno. Soldi che verranno erogati comunque». E non sono proprietà di Mastella. «Certo che no. Del partito». Cosa prevedeva l’accordo con Berlusconi? «Dieci deputati e un impegno a sostenere i gruppi dell’Udeur. Firmato, però, prima dell’annuncio del partito unico». Si è svolta poi una trattativa tra lei, Letta e Brancher. «Il 29 febbraio le trattative prevedevano ancora 10 posti nel Pdl, scesi poi a sei. Si va avanti per tutta la settimana e s’interrompe tutto giovedì notte perché Mastella avanza richieste inaccettabili» Quali? «Inserire in lista la moglie Sandra o il figlio, per forza uno dei due. Ovviamente, ci rispondono picche e Mastella manda tutti a quel paese lasciandoci letteralmente a piedi». (Adolfo Pappalardo il Mattino)

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