Dopo la fallimentare esperienza elettorale della Sinistra Arcobaleno, Rifondazione comunista a Napoli ricomincia con
Andrea Di Martino, segretario stabiese uscente, la cui rielezione, con voto a scrutinio segreto cominciato ieri a tarda sera, era data per scontata. Dopo la tre giorni congressuale a Città della Scienza, è stato eletto il comitato federale composto da 122 esponenti, che a sua volta elegge il segretario della Federazione. Eletta anche la delegazione di 33 persone per il congresso nazionale. Del comitato fanno parte tra gli altri Tommaso Sodano, Raffaele Tecce, Raffaele Carotenuto, Antonella Cammardella, Corrado Gabriele, Giulio Riccio, Vito Nocera. La segreteria, poi, verrà eletta dopo il congresso nazionale che si terrà a Chianciano a fine luglio. A Napoli ha stravinto la mozione Vendola con il 73 per cento. Si attesta sul 20 per cento, l´ex ministro delle Politiche sociali, Paolo Ferrero che ha come sostenitori Vito Nocera, capogruppo alla Regione e Sandro Fucito, consigliere comunale. Il congresso è arrivato dopo una novantina di congressi di circolo con oltre tre mila persone. Numeri che avrebbero fatto immaginare un esito elettorale diverso. «Si riparte da quel poco che c´è, perché, nonostante tutto, Rifondazione è un partito strutturato» dice Andrea Di Martino, L´impegno del partito di Fausto Bertinotti è di verificare a tutto campo, passata l´estate, la sua presenza nelle istituzioni, impostando le scadenze elettorali future con una strategia politica "dal basso". Primarie, referendum: tutti gli strumenti di democrazia diretta verranno utilizzati. «Seguiremo un percorso democratico, non ci invischieremo in accordicchi tra quattro partiti» annuncia il segretario regionale, Peppe De Cristofaro. «Con le forze di sinistra - prosegue -, c´è un rapporto più intenso, con il Pd, pur nelle differenze sensibili, uno scambio dialettico. Tenteremo di trovare una sintesi, ma intendiamo uscire dalla logica della politica fatta dai vertici nel chiuso delle stanze di partito».
(Patrizia Capua da la Repubblica Napoli)
1 commento:
di Pierluigi Magnaschi per “Italia Oggi”
Giovedi 24 luglio, si terrà a Chianciano il congresso nazionale di Rifondazione comunista dopo la micidiale sberla che il partito ha subito nelle elezioni politiche di quest’anno che lo hanno privato della rappresentanza in parlamento. Il Prc arriva al congresso nelle condizioni peggiori. I due aspiranti alla segreteria sono, da una parte, il governatore della regione Puglia, Nichi Vendola e, dall’altra, l’uomo di partito Paolo Ferrero. Due personalità, due ideologie e due carriere che si collocano agli antipodi l’una rispetto all’altra. Vendola, il naturale e designato erede di Fausto Bertinotti, è felpato, cortese, raffinato. Ferrero invece è montanaro, spigoloso, introverso, rigido, aggressivo e religioso. Un giorno dichiarò di essere “valdese prima che comunista”. Su questo aspetto, c’è una certa contiguità (che poi è anche l’unica) tra Ferrero e Vendola. Quest’ultimo, pur considerandosi un cattolico alla carta , cioè senza menù imposti dalla gerarchia ecclesiastica, è però anche colui che ha detto: “Il libro più importante per un comunista come me è la Bibbia”. Vendola sembra meglio posizionato per conquistare la segreteria del partito. Ma il suo avversario Ferrero, sostiene, fatti alla mano, che se Vendola dovesse vincere, lo farebbe con le tessere fasulle con le quali avrebbe drogato le votazioni nelle varie sezioni del partito. Lo scontro all’arma bianca, su questo tema, è avvenuto dovunque ma in particolare nel congresso di Reggio Calabria che è stato vinto da Vendola ma che è stato poi annullato dalla Commissione congressuale del Pdc. Alle accuse di mettere in gioco tessere fasulle, dell’ultima ora, Vendola risponde per le rime: “Io non ho drogato niente. Semmai c’è qualcuno che vive il partito come una droga”. Insomma il partito delle “albe radiose”, del “balzo in avanti”, del “cuore oltre l’ostacolo” e delle “masse vincenti” delle “bandiere rosse che garriscono la vento, sicure del loro successo” sta combattendo, al suo interno, una guerra mefitica, di logorio e di trincea, alimentata da insinuazioni e cavilli, nutrita da reciproche accuse di brogli elettorali e di veleni. Persino l’ufficio stampa del partito si è lacerato in due. Per chiunque vinca, sarà difficile costruire un clima di collaborazione. Nel vecchio Pci, ad esempio, l’odio fra Amendola e Ingrao, che pure era smisurato, era anche nascosto perché allora si riteneva che la prima virtù del rivoluzionario fosse la dissimulazione. E ciò per evitare che lo scontro diventasse pubblico, con pesanti ricadute negative sul partito che non poteva essere diminuito dalla risse intestine. Nel Prc oggi non si dissimula più. Le sberle sono in 3D. E si vedono anche senza bisogno di portare gli appositi occhiali.
Posta un commento