giovedì 7 agosto 2008

Il fallimento della sinistra

Mi piacerebbe esprimere apprezzamento per i nostri amministratori e per i dirigenti delle formazioni politiche (in primo luogo il Pd) che in qualche modo si ispirano alle tradizioni riformatrici della sinistra democratica e che, pur dopo la sconfitta elettorale di qualche mese fa, hanno conservato qui da noi (grazie anche a qualche alchimia) posizioni di potere e responsabilità che, per ragioni e con metodi che non mette conto indagare, ottennero anni orsono. Quando il clima politico non era stato ancora reso difficile per il centrosinistra dai guasti prodotti dalla maldestra esperienza dell'effimero governo Prodi. E, in più, qui da noi, non erano ancora venuti al pettine in modo eclatante nodi che proprio il centrosinistra ha dimostrato di non saper sciogliere. Fra i tanti — e ve ne sono anche di più intricati —, il caos derivante da malagestione (per non dire altro) che ha reso invivibile la nostra città; le inchieste giudiziarie che, a torto o a ragione, hanno coinvolto, con loro fiduciari, vice, accoliti, familiari, clienti, sodali, donne e uomini collocati, talvolta stranamente, in importanti funzioni; e soprattutto — devastante e intrecciato con sprechi, malavita e malamministrazione — lo sconcio della immondizia, sui cui effetti micidiali non voglio dire parola. Altro che apprezzamenti, purtroppo. Amicus Plato, sed magis amica veritas. E la verità è che — per quanto detestabile sia la sua azione politica complessiva — c'è voluto Berlusconi per liberare in tempi ragionevoli la nostra città dal degrado estremo a cui la inettitudine dei suoi amministratori l'aveva portata. E per avviare concretamente un'azione decente per porre fine al vivere dei campani in strade, piazze, scuole, ospedali ostruiti da cumuli di schifezze in putrefazione che non si riusciva neppure a depositare provvisoriamente altrove. Per non dire dei disastri economici e sociali di ogni genere prodotti dal protrarsi indefinito di quello scempio a causa delle indecisioni, delle inettitudini e degli inconfessabili interessi di coloro che sostenevano il governo Prodi e qui sostengono ancora, scriteriati, i nostri benamati amministratori. Non riconoscere tutto questo, senza subalternità ideologiche o di altra natura, è, oltre che non onesto, stupido e suicida. Pure da un punto di vista politico per gli oppositori del centrodestra (e si son visti i risultati alle ultime elezioni). Ci riflettano tutti. Anche gli intellettuali che hanno sostituito, o sperano di soppiantare, logori predecessori nei lucrosi favori di padrini locali o nazionali. Ed i più o meno patetici improvvisati politici campani trasformatisi da pedestri supporter locali in sedicenti leader nazionali, o meglio di provincia, ed in innovatori vacuamente protesi a distinguersi dal loro creatore polemizzando con lui su iniziative un po' ridicole e un po' fallimentari. Ci riflettano soprattutto gli intellettuali e i politici seri, che per fortuna anche nel centrosinistra non mancano, e che credono ancora possibile lavorare con onestà ad un progetto politico in grado di coniugare le ragioni della libertà, dell'efficienza e del buon governo con l'inestinguibile tensione verso l'eguaglianza e la giustizia sociale. (Questione morale inclusa). (Luigi Labruna da il Corriere del Mezzogiorno)

Voglio un Pd alla Pippo Baudo
(Intervista ad Enrico Letta, pubblicata su «Panorama», 1° Agosto 2008, di Stefano Brusadelli)

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