lunedì 16 febbraio 2009
La società dei sussidi
Mentre Obama, Sarkozy, Tremonti si affannano a rispondere ad una crisi economica epocale, proponendo alternativamente ricette produttivistiche o finanziarie, protezionistiche o globali, è l'amministrazione di Palazzo Santa Lucia che sembra aver trovato la quadra. Con un percorso tutto particolare. L'ennesimo Sonderweg. La Campania diventerà il regno dei sussidi. È di questi giorni il tentativo dell'assessore Gabriele di distribuire un bel po' di soldi ad una categoria dai confini nebbiosi, gli inoccupati: e non c'è bisogno di dire che, più nebbiosi sono i confini, più discrezionale (e politicamente fruttuosa) sarà l'assegnazione dei sussidi. Lo stesso Gabriele, in questi anni, ha svolto un ruolo primario nelle sciagurate politiche regionali della formazione, rivelatesi mero strumento occupazionale e al tempo stesso preziosa cassaforte di suffragi elettorali. Ed è significativo che, sebbene quelle politiche siano spesso finite nella cronaca nera, con corsisti che assaltavano e devastavano gli uffici della Regione, mai Palazzo Santa Lucia abbia fatto una piega. Anzi. Quando, ultimamente, l'ennesima organizzazione di corsisti (questa volta si trattava di assistenti ai disabili) si è agitata per essere ammessa alla greppia sanitaria, il solito Gabriele ha subito offerto la sua comprensione, spalleggiato peraltro dal collega Montemarano. Da molti anni, uno dei vizi peggiori del centrosinistra campano è di trasformare le politiche di sviluppo in politiche sociali, dirottando le risorse destinate alla crescita economica per l'assunzione clientelare di migliaia di lavoratori senza qualifica e senza funzioni. Inoccupati e stipendiati. Ma questo non basta. Molti segnali indicano che le cose stanno ulteriormente peggiorando. E la ragione è semplice. Ormai, di fronte alla crisi economica, non serve più camuffare l'assistenzialismo con la foglia di fico dello sviluppo: per aprire i cordoni della borsa regionale, basta agitare la parola magica della recessione. Il rischio insomma è che il chiacchierato Gabriele riceva ancor più risorse da distribuire a modo suo, diventando il grottesco Roosevelt napoletano e mettendo in riga anche gli assessori più virtuosi. Come sembra denunciare la lettera che oggi Mariano D'Antonio indirizza a questo giornale. E il problema non è soltanto la manipolazione elettorale provocata dai sussidi, ma la loro capacità di avvelenare il mercato del lavoro, di fomentare l'illegalità, di deprimere l'etica pubblica, trasformando questo territorio in una triste comunità di clientes, tacitati con poche centinaia di euro e risucchiati nella palude del parassitismo. Il che, piaccia o meno, riapre prepotentemente il tema della moralità di una sinistra che da tempo ha sostituito le ubbìe classiste con i profitti del sottogoverno. Già, perché di sinistra stiamo parlando. Se tanto spazio sta avendo l'impudico assistenzialismo di un Gabriele è grazie al fatto che, nel calderone conflittuale del Pd, l'antiveltroniano Bassolino sembra deciso a puntare tutto sui suoi alleati comunisti. Spostando a sinistra, appunto, la coalizione. Ma nessuno si faccia illusioni: l'obiettivo è di superare una crisi politica, non la crisi economica. (Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno)
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