Ci vogliono pochi anni per cambiare i connotati ad una città. Basta un manipolo di persone "fattive", una congiuntura politica favorevole, una tensione culturale che non trova appigli nella società, poche speranze nel futuro e un generale clima di incertezza come quello attuale, di piena crisi economica. Una tempesta perfetta. Un crogiuolo di elementi che prendono una città, la sua identità, i suoi ritmi e i suoi usi e la spostano verso nuovi orizzonti, verso nuovi miraggi, pur lasciandola geograficamente dove sta. Il litorale domizio, tanto per fare un esempio, Bacoli, Baia, su su fino a Mondragone, erano sino a trent'anni fa il buen ritiro della media-borghesia napoletana. Che cominciò a costruire, sbancare, alzare muri, reti, allargare strade, farne di nuove, ecc., ecc. In pochi anni la sete di "miglioramento", il desiderio di un posto turistico "comodo", l'assenza di un orizzonte, di un progetto, di un piano, di un programma con un capo e una coda, hanno depauperato tutti quei territori, riducendoli ad una distesa incoerente di cose edilizie, parcheggi, quartini, villette, piazzette, muretti, stabilimentucci balneari, pinete distrutte, chalet di quart'ordine, discoteche piene di droga, dove ora che sono fuggiti i napoletani vanno a bivaccare neri, gente dell'est e miserabili dell'hinterland napoletano. Questo processo, a Vico Equense, è cominciato da qualche anno. In una città che dovrebbe dirsi turistica, la principale fonte di reddito è rappresentato dall'edilizia. Si tratta di un reddito differenziale dove il gap di guadagno tra la ricchezza diffusa degli operai e la montagna di soldi che viene rilevata da società edili e studi tecnici associati e consociati è enorme. Questi, insomma, stanno erodendo il “bene pubblico” per arricchire in maniera sproporzionata il loro conto in banca. Ma non è solo la quantità. Si tratta soprattutto di non sapere dove si vuole arrivare, qual è il progetto per questa sfortunata città, a cosa dovrebbero portare tutti questi lavori pubblici e privati più o meno abusivi. A diventare come Mondragone? O a diventare come Sorrento? Ad avvicinarci a Castellammare? O alla Costiera Amalfitana? Non è solo un problema di abusi, di distruzione del territorio, di licenze facili o fasulle. È un problema di tipo generale che coinvolge lo stesso atteggiamento che i cittadini hanno nei confronti della loro città. Che comincia a far chiudere un occhio, come sul problema droga che si sta mangiando, senza farlo vedere, buona parte dei giovani delle zone alte. O come la generale accondiscendenza ad un cafonissimo piano bar che ogni tanto viene allestito in Piazza Umberto I, che meriterebbe ben altra sorte che sembrare una copia di uno slargo pacchiano del Villaggio Coppola. In che modo si concedono le autorizzazioni per far fare porcherie di questa risma? Sarebbe mai possibile una cosa del genere nei tanti paesini dell’Umbria o della Toscana dove pure i nostri politicanti vanno a passare le vacanze? A Faito, tanto per fare un altro esempio, si possono pure tagliare il doppio degli alberi di quelli già abbattuti, se la cosa dovesse servire per un progetto condiviso e per un piano di sviluppo concreto e definito. Ma se lo si far per friggere salsicce, o per far esporre quattro fiorai, costruendo dei chioschetti che hanno la tipologia costruttiva delle antiche porcilaie, o gabinetti pateticamente camuffati da tronchi d’albero, che senso ha? Nessuno spera o chiede all’attuale classe dirigente locale di inventarsi qualcosa di nuovo o di cacciare dal cilindro una trovata geniale, ma basterebbe almeno che ci si guardasse intorno, a modelli di sviluppo sensati, a programmi fatti da altre città simili alla nostra, a quello che dovrà diventare questa città dopodomani, non ad arraffare tutto e subito. Senza un riferimento logico i risultati sono quelli che vediamo: lavori pubblici eternamente incompiuti, come la Raffaele Bosco completamente dissestata, come la piazza di Massaquano, come Moiano che sembra Beirut. O con le scelte sbagliate di sempre, come quelle sulle spiagge, abbandonate di giorno al loro triste destino di “mondragonizzazione”, mentre di notte si chiudono ipocritamente i cancelli. Su questi temi, ma anche su molti altri che ora non ho lo spazio per affrontare, sarebbe utile aprire un confronto. Ma sono poco fiducioso. Per il confronto e per il futuro prossimo di questa città. (Giuseppe Guida)
12 commenti:
Un'altra cosa che ci lega a Mondragone sono i tanti caseifici per produrre le mozzarelle che nel passato ( spero non oggi) hanno riversato tanta schifezza nelle fogne. O no?
Quoto tutto. Complimenti per le ottime considerazioni.
Una sola cosa: siccome io sono abituato a firmarmi e ad assumermi l'onere di quello che dico, pretendo che chi si prende la briga di rispondere a questo post si firmi e mi piacerebbe che il blogger non pubblicasse quelli anonimi.
Un saluto (a tutti quelli che si firmano)
GG
MOiano come Beirut me la deve spiegare meglio...
caro Peppe, condivido il tuo articolo e sai quanto soffro per la distruzione in atto del mio e nostro paese. Purtroppo il problema è culturale. Lo Stato, il vincolo, la programmazione urbanistica, la progettualità sono visti come dei "nemici" da gran parte dei nostri cittadini, che eleggono i loro rappresentanti in funzione di un "particulare" (l'incremento del proprio patrimonio immobiliare) senza alcun riguardo al bene comune. Faremo esattamente la fine del resto della Provincia di Napoli, e in brevissimo tempo. Del resto nemmeno nel centro sinistra (rimarrà la parola sinistra?) ha una coerenza in merito, vedi il PTCP finito nel nulla, Alimuri o il Nolano completamente distrutto dall'espansione dell'urbanizzazione. Raffaele Dilengite
Ma quanta verginità che si ritrova in giro. Quanto perbenismo a suon di soldoni. Abbiate il coraggio di denunciare chi sta distruggrendo il territorio con gli abusi edilizi. Siete dei vigliacchi schifosi che non hanno il coraggio di mettere in rilievo gli abusi fatti da quelli di sisnitra in loc. S. Vito con contorno pizzeria e vi soffermate sui tagli degli alberi, che non sono stati abbattuti come falsamente volete far passare, ma soltanto potati nella parte malata da cancro.
Ma guarda caso che quattro fiori, come afferma il Guida, hanno fatto rimbalzare agli onori della cronaca nazionale ed internazionale Vico Equense ed il Faito. E' questo a tutto vantaggio del turismo.
E' di tutta evidenza che il sig. Guida non c'è proprio andato dove si esponevano "i quattro fiori" e parla tanto per dare aria a qualcosa di inverosimile. A parte il fatto che non erano "quattro fiori" ma ben 37 espositori provenienti da tutt'Italia quanto poi, è questo mette in rileivo l'assenza e la non conoscenza del Guida, che il Mediflorfestival si è tenuto nel Centro Sportivo e per questo non si sono dovuti "abbattere" alberi secolari. Siate per lo meno dignitosi quanto scrivete.
Queste persone che si scrivono l'uno a all'altra fanno rabbrividere per la fannulloneria che rappresentano. Ma gli autori di questi commenti si sono mai chiesti quanto guadagnano gli avvocati per una semplice buca? fratelli di Vico continuate a magnare.
Non sono di Vico e frequento poco Vico, ma leggo i giornali e mi informo, e il fatto che non abbia mai sentito parlare di questa manifestazione dei fiori è tutto dire.
Piuttosto condivido con Guida il giudizio sulla "deriva" della vostra città, da fuori si vede benissimo.
State diventando come castellammare.
L'ultimo commentatore non solo non legge i giornali ma non vede la TV e non sente neppure la radio poichè sia Tg3, sia altre televisione private nonchè le radio locali hanno dato il giusto rilievo alla manifestazione. A roma si dice "...sei un burino".
Gente vicana sveglaitevi e facciamola finita con questi burini pataccari che non fanno altro che denigrare il nsotro bel paese. Che vergogna far parlare chi vuole aprire la bocca solo per togliere ogni dubbio sulla loro ignoranza. Al burno pataccaro ... ma chi ti ci vuole a Vico e meglio che resti a Mondragone.
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