Banditi dalle tavole dei grandi chef della Costiera, i bracconieri hanno creato un mercato parallelo fuori regione
Sorrento - In Russia li mangiano fritti, lungo il litorale pugliese è di tradizione l’impepata mentre sulla costa ligure c’è la famosa zuppa. In Campania, invece, tra la costiera sorrentina e quella amalfitana, il «must» li vuole crudi. Idem per il litorale flegreo. E a poco serve ricordare che un dattero di mare non depurato raddoppia la carica batterica ogni venti minuti. Così, visto che in media dal prelievo dello stesso al consumo passa anche una giornata, è logico ritenere che ci siano persone che pagano decine di euro per consumare cibo sostanzialmente avariato. Insomma, una trasgressione ad altissimo rischio per la salute oltre che per la fedina penale. Sì perché non bisogna dimenticare che da oltre vent’anni c’è una legge dello stato che vieta la raccolta, la commercializzazione e il consumo di questi molluschi bivalve. «I controlli negli ultimi anni si sono intensificati ed i risultati sono testimoniati dai tanti sequestri effettuati. Il problema, però, è che i datterai si spostano di continuo aggredendo anche zone fino ad ora poco note per questo tipo di pesca con la conseguenza che risulta davvero difficile tenero sotto controllo l’intero litorale della penisola sorrentina e dell’isola di Capri, con quest’ultima per la quale va senza dubbio verificata la rilevanza del fenomeno», dice Raffaele Di Palma, dell’Osservatorio ambiente e legalità, costituito presso l’Area naturale marina protetta di Punta Campanella. Non solo sono cresciuti i controlli, ma anche la sensibilità: i grandi chef rifiutano di cucinarli, molti in costiera hanno esposto sulle porte il cartello: «datteri free». Ma sui mercatini e di contrabbando nelle pescherie c’è chi continua a venderli alementando rincari, business e soprattutto danni enormi al mare. Due settimane fa, infatti, l’ultima operazione della capitaneria di porto di Castellammare con gli uomini della guardia costiera che hanno denunciato due pescatori di frodo trentenni di Pompei, sorpresi al largo di Punta Scutolo, tra Meta e Vico Equense, con cinque chili di datteri in barca. D’altra parte i numeri della guerra a questi nuovi «bracconieri» del mare parlano chiaro e vede impegnati carabinieri, polizia di stato, capitaneria di porto, guardia di finanza e corpo forestale dello stato con il nucleo investigativo provinciale. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, lungo la costa tra Massa Lubrense e Vico Equense solo i carabinieri della compagnia di Sorrento, coordinati dal capitano Massimo De Bari, hanno sequestrato e distrutto settanta chilogrammi di datteri di mare. Quantità analoghe sono state intercettate e sottratte al consumo dai militari della guardia costiera. A finire sotto sequestro sono state anche cinque imbarcazioni per un valore di oltre 150mila euro ed attrezzature subacquee per 15mila euro, mentre venti pescatori di frodo sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Per dodici di questi è stata chiesta l’emissione del foglio di via obbligatorio dal territorio della penisola sorrentina, in considerazione della reiterazione dei reati ambientali. «Nel corso degli ultimi anni, anche a causa della sorveglianza più stretta all’interno del parco marino, la pesca dei datteri si è spostata al di fuori dell’area protetta, come testimoniano le operazioni delle ultime settimane, concentrate nel braccio di mare tra Meta e la costa stabiese», spiegano dalla capitanerie di porto di Castellammare. Tuttavia, nonostante i controlli, la raccolta dei datteri di mare continua ad alimentare un business quanto mai fiorente che conosce due picchi in concomitanza con la stagione estiva e con le festività di fine anno quando ristoratori senza scrupoli e consumatori in carca di trasgressioni fanno lievitare le quotazioni di questo prodotto. (Francesco Aiello il Mattino)
Sorrento - In Russia li mangiano fritti, lungo il litorale pugliese è di tradizione l’impepata mentre sulla costa ligure c’è la famosa zuppa. In Campania, invece, tra la costiera sorrentina e quella amalfitana, il «must» li vuole crudi. Idem per il litorale flegreo. E a poco serve ricordare che un dattero di mare non depurato raddoppia la carica batterica ogni venti minuti. Così, visto che in media dal prelievo dello stesso al consumo passa anche una giornata, è logico ritenere che ci siano persone che pagano decine di euro per consumare cibo sostanzialmente avariato. Insomma, una trasgressione ad altissimo rischio per la salute oltre che per la fedina penale. Sì perché non bisogna dimenticare che da oltre vent’anni c’è una legge dello stato che vieta la raccolta, la commercializzazione e il consumo di questi molluschi bivalve. «I controlli negli ultimi anni si sono intensificati ed i risultati sono testimoniati dai tanti sequestri effettuati. Il problema, però, è che i datterai si spostano di continuo aggredendo anche zone fino ad ora poco note per questo tipo di pesca con la conseguenza che risulta davvero difficile tenero sotto controllo l’intero litorale della penisola sorrentina e dell’isola di Capri, con quest’ultima per la quale va senza dubbio verificata la rilevanza del fenomeno», dice Raffaele Di Palma, dell’Osservatorio ambiente e legalità, costituito presso l’Area naturale marina protetta di Punta Campanella. Non solo sono cresciuti i controlli, ma anche la sensibilità: i grandi chef rifiutano di cucinarli, molti in costiera hanno esposto sulle porte il cartello: «datteri free». Ma sui mercatini e di contrabbando nelle pescherie c’è chi continua a venderli alementando rincari, business e soprattutto danni enormi al mare. Due settimane fa, infatti, l’ultima operazione della capitaneria di porto di Castellammare con gli uomini della guardia costiera che hanno denunciato due pescatori di frodo trentenni di Pompei, sorpresi al largo di Punta Scutolo, tra Meta e Vico Equense, con cinque chili di datteri in barca. D’altra parte i numeri della guerra a questi nuovi «bracconieri» del mare parlano chiaro e vede impegnati carabinieri, polizia di stato, capitaneria di porto, guardia di finanza e corpo forestale dello stato con il nucleo investigativo provinciale. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, lungo la costa tra Massa Lubrense e Vico Equense solo i carabinieri della compagnia di Sorrento, coordinati dal capitano Massimo De Bari, hanno sequestrato e distrutto settanta chilogrammi di datteri di mare. Quantità analoghe sono state intercettate e sottratte al consumo dai militari della guardia costiera. A finire sotto sequestro sono state anche cinque imbarcazioni per un valore di oltre 150mila euro ed attrezzature subacquee per 15mila euro, mentre venti pescatori di frodo sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Per dodici di questi è stata chiesta l’emissione del foglio di via obbligatorio dal territorio della penisola sorrentina, in considerazione della reiterazione dei reati ambientali. «Nel corso degli ultimi anni, anche a causa della sorveglianza più stretta all’interno del parco marino, la pesca dei datteri si è spostata al di fuori dell’area protetta, come testimoniano le operazioni delle ultime settimane, concentrate nel braccio di mare tra Meta e la costa stabiese», spiegano dalla capitanerie di porto di Castellammare. Tuttavia, nonostante i controlli, la raccolta dei datteri di mare continua ad alimentare un business quanto mai fiorente che conosce due picchi in concomitanza con la stagione estiva e con le festività di fine anno quando ristoratori senza scrupoli e consumatori in carca di trasgressioni fanno lievitare le quotazioni di questo prodotto. (Francesco Aiello il Mattino)
1 commento:
Di questi ottimi risultati si deve dare atto ad Antonio De Martino e al Capo Enrico Staiano che stanno conducendo una battaglia in prima linea contro i pescatori di frodo.
Complimenti per l'impegno.
Posta un commento