Regione Campania - «Il decisivo intervento del Quirinale sulla manovra del governo nei confronti degli istituti culturali ha evitato il peggio». Andrea Geremicca, presidente della fondazione Mezzogiorno Europa, legge con soddisfazione l´indicazione del Capo dello Stato, accolta dal governo, di stralciare dalla manovra economica i tagli agli enti culturali. Presidente Geremicca, ma lo stralcio rinvia solo il problema spostando le scelte sui tagli da Tremonti a Bondi? «Napolitano ha evitato il peggio, ma la partita rimane ancora del tutto aperta, è evidente, ma nessuno deve aspettarsi dal presidente della Repubblica un ruolo che vada oltre i suoi poteri e il suo mandato. Sino alla conversione in legge del decreto sulla manovra e alla presentazione di un apposito provvedimento da parte del ministro Bondi, deve perciò rimanere alta e crescere la mobilitazione della coscienza civile del paese nel suo insieme». L´attacco alla cultura, dunque, è più che mai vivo da parte del governo? «L´attacco agli istituti di studi e ricerche è un attacco a tutti i cittadini. A quelli meridionali in modo particolare, dal momento che le strutture in questione forniscono un servizio pubblico all´intera collettività, un sostegno al diritto alla cultura, alla formazione, alla vita associata del paese. Liquidarli o indebolirli significa indebolire l´intero tessuto civile e democratico del Paese. Perciò sarebbe sbagliato attendere soluzioni dall´alto o procedere in ordine sparso. Si darebbe l´impressione, del tutto falsa, di fantomatiche corporazioni impegnate nella difesa di interessi settoriali e corporativi contro la sacrosanta volontà del governo di combattere sprechi e sperperi». Ma ci sono sprechi negli enti culturali? «Se esistono casi di sperperi e sprechi, e io sono convinto che esistano, si indichino, si documentino e si prendano i necessari, rigorosi provvedimenti senza sparare nel mucchio. E se esistono casi di indiscutibile eccellenza, in Campania più di uno, si mettano in evidenza per sottolineare l´assurdità e la rozzezza dell´impostazione governativa. Senza però fare a gara su chi è migliore di chi. Lo stralcio dal decreto finanziario dell´elenco degli enti da sciogliere o liquidare e il rinvio ad un provvedimento ad hoc rappresenta indubbiamente un primo risultato, ma c´è anche il rischio che per questa via il governo possa centralizzare il controllo politico, il potere di vita o di morte sugli istituti di cultura usando discrezionalmente la manovra del sussidio statale. Tutto ciò ha molto a che fare con l´autonomia di questi enti che il governo potrebbe liquidare in un sol colpo». Il vero tema, dunque, è il controllo che il governo vuole avere in modo completo sulla cultura? «Per evitarlo bisogna stabilire criteri chiari e rigorosi per il finanziamento statale ai servizi culturali, prevedendo controlli altrettanto rigorosi e trasparenti. L´interesse particolare del Mezzogiorno a questa battaglia è duplice. Da un lato occorre potenziare in queste regioni la rete di infrastrutture formative, culturali e collettive in considerazione della particolare fragilità del tessuto socio-culturale. Considerato tuttavia che la debolezza dell´apparato produttivo riduce la possibilità del sostegno da parte delle imprese e del capitale privato nelle attività di promozione culturale, ne consegue la necessità di adeguati finanziamenti dello Stato con politiche strutturali di lungo respiro per garantire un ruolo autonomo e propulsivo del Mezzogiorno per fare uscire il paese dalla crisi». (di Ottavio Lucarelli da la Repubblica Napoli)
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