Da perfetto politologo, Trilussa aveva previsto l’attuale mercato delle vacche parlamentari, e così lo raccontò nella poesia «Le coscenze all’asta»: «Chi volesse compra’ quarche coscienza / ne troverà de tutti li colori: / avanti, favorischino, signori, / prezzi da non temere concorrenza!». Da non temere concorrenza? Ci sono in giro dieci Dc, variamente denominate, e almeno otto - esclusa l’Udc e anche l’Mpa di Raffaele Lombardo - non fanno che offrirsi, che far vedere le gambe (in realtà così corte che di solito non superano lo zero virgola), che mettersi in mostra, che atteggiarsi da sciantose con il Cavaliere, dicendogli: «Mi vuoi? Mi prendi? Ma quanto mi dai?». E Berlusconi, proprio lui che per lo più i democristiani non li ha mai amati, adesso li invita a corte, se li alliscia, gli promette posti e prebende e se li tiene buoni e cari perché sono la polizza della sua sopravvivenza. Non s’erano mai viste sul mercato tante mini-Dc, pseudo-Dc, fanta-Dc, divise in tutto (quanto si odiano la Dc di Pino Pizza con la Dc di Angelo Sandri, che pure un tempo erano sodali!), impegnate da decenni in interminabili diatribe giuridiche sul simbolo - di chi è lo Scudo Crociato? «È mio!», «È mio!», «È mio!» - ma accomunate da quella morale così anticipatamente riassunta ancora da Trilussa, nel 1913 quando ancora non esisteva la vera e grande democrazia cristiana, quella nobilissima del partito di don Sturzo: «Abbiamo una coscenza in cartapista / resistente a lo scrupolo e ar rimorso...». L’ultima, la Dc numero dieci, sta nascendo ora in odio a Casini e per scissione dall’Udc e non vuole essere chiamata la Dc «cuffariana» ma quello è: anche se non è ancora stato deciso il nome dal notaio. Questa neo-Dc bonsai e sicilianista che si disputerà i favori del Grande Seduttore - o Grande Compratore, come lo considera un indignatissimo Pier Ferdinando Casini - con la Dc di Pionati che è un ”one man party” a leader unico e ad elettore solitario (lui stesso) ma si vive come un’Alleanza (di chi? de che?) di Centro: in sigla, Adc. Ma almeno Rotondi, e la Dc di Rotondi, che pure lamentano scarsa considerazione da parte del premier, sempre dalla parte di Silvio sono stati. Mica banderuole. La comica della democristianeria in appalto ieri ha avuto come set Summonte, in democristianissima terra irpina, dove quelli di «Noi Sud» - dell’ex democristiano Vincenzo Scotti, soprannominato «Tarzan» ai tempi dello Scudo Crociato per la sua agilità nel volare da una corrente all’altra come fosse su una liana - si sono radunati per ascoltare, in collegamento telefonico, il Verbo berlusconiano. Carezzevole come al solito. Promettente come sempre. E l’Udeur, cioè la Dc di Mastella, che come la Dc di Pizza (che ha tanto battagliato contro la Dc di Sandri: lo 0,2 dei voti contro lo 0,1) è passata da Prodi a Berlusconi. E la Dc di Giovanardi, che si chiama Popolari Liberali ed è l’ennesima soglioletta bianca (la Balena Bianca dall’aldilà se la sta ridendo) fuoriuscita dall’Udc che fra tante democrazie cristiane sembra l’unica, o quasi, spendibile ma non comprabile? Mariano Rumor, un sommo democristiano dei tempi in cui la Dc era una e una cosa seria nonostante le mille correnti, diceva: «Noi dorotei siamo come gli alberi della foresta amazzonica: più ne tagliano, più ne ricrescono». Ma i nuovi alberelli mini-pseudo-simil democristiani adesso crescono, a gettone, nel boschetto di Arcore. (Mario Ajello il Mattino)
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