martedì 14 settembre 2010

Milo & Pisacane, i cari nemici uniti da Berlusconi

Agerola - Michele Serrapica, l’ex sindaco di Gragnano che li conosce bene parla di loro come fossero ‘cane e gatto’. O meglio: “Due galli nello stesso pollaio”. Già, solo un miracolo li farebbe stare in santa pace, dalla stessa parte. Nessuna storia da don Camillo e Peppone, per carità: quelle storie politiche, comunisti da una parte, democristiani dall’altra, sono finite da un pezzo, purtroppo. Ma nella “piccola Svizzera napoletana”, Agerola, il paesone dei Lattari che ha dato i natali ad entrambi e di cui entrambi sono stati sindaci, sono pronti ad andarsi a giocare i numeri se vedranno Antonio Milo e Michele Pisacane dalla spessa parte. Oddio: i paesani sanno bene che sono cresciuti entrambi nella stessa sezione della Dc. Ma da anni sono avversari giurati. Una storia curiosa: entrambi protagonisti di scalate politiche capaci di arrivare fino a Roma, ma sempre con la necessità di guardarsi le spalle. E quindi il miracolo: quello di farli ritrovare dalla stessa parte lo starebbe per compiere colui il quale, manco a farlo apposta, in una mitica puntata di “Porta a Porta”, fece constatare a Bruno Vespa in persona il suo odor di santità. Già: lui, Silvio Berlusconi. Chi altro? A caccia di una nuova maggioranza dopo la spaccatura con Fini e i suoi, il Cavaliere ha già incamerato il sostegno del gruppo Noi Sud, di cui fa parte Milo. E, ora, è dato all’opera per spaccare l’Udc e portare dalla sua parte gli scontenti di questo partito. Tra i quali c’è Michele Pisacane. “Io e Milo ci ritroveremmo assieme? - dice l’attuale deputato e sindaco di Agerola - e perchè no? La politica non si fa contro qualcuno, ma guardando avanti...” Certo, è difficile resistere al Cavaliere... “Non mi sta facendo alcuna corte - giura Pisacane - Del resto, Berlusconi non ha nulla da offrirci: noi vogliamo la politica. Ce la offra Casini, piuttosto...” Ecco: Casini ha messo in guardia i suoi dicendo che “il presidente del Consiglio ci offre di tutto e di più”. E che “non può pensare che se compra Ibrahimovic, ha vinto il campionato”. Però, Pisacane, una stilettata la tira proprio contro di lui. “Ogni due anni cambiamo nome al partito. Per fortuna rimane il simbolo. Ma poi sono sempre gli stessi. Ora, o azzeriamo tutto...” Pisacane ci va giù duro. Ce l’ha con tutti. E, udite udite, anche con Ciriaco De Mita. “E’ la prima volta che mi sente parlar male di lui, vero? Ma io ho avuto una grossa delusione. Lo consideravo uno statista, invece, è uno che vola alto quando parla, ma quando atterra, fa guai”. Accentratore? “Amministra la sanità campana da 50 anni... e, in generale, è inaccettabile che chi perde le elezioni, si ritrova vincente e chi vince le elezioni, si ritrova perdente”. In sintesi: Pisacane vuole sapere l’Udc da grande cosa vuole fare. Per questo, dice che non si schiera nè con Berlusconi, nè con Casini. Nè con la linea ufficiale dettata dal leader del suo partito, nè con i ribelli che in queste ore stanno uscendo allo scoperto dichiarandosi berlusconiani (i siciliani Saverio Romano e Totò Cuffaro, ad esempio). “Io sono per la linea-Pisacane”, rivendica Pisacane. Ma cosa significa la linea Pisacane? “Che all’interno di un partito non si devono mortificare le diverse sensibilità. Oggi, la politica si fa urlando, quando si dovrebbe ascoltare i rappresentanti dei bisogni del popolo. C’è bisogno di responsabilità...” Entrerà a far parte del gruppo parlamentare di responsabilità nazionale? “No, no: voglio dire un’altra cosa. L’Udc è stato sempre responsabile. Sull’illusione del bipolarismo, non avevamo ragione? Esempio: se le faccio i nomi di Formigoni, Pisanu, Marini, Fioroni e Bindi, mi sa dire perchè non dovrebbero militare nello stesso partito? Questa in campo è una divisione virtuale...” Magari, allora, è una spaccatura virtuale anche quella con Milo. Il quale, da parte sua, pure dice di non aver problemi a vedere Pisacane dalla sua stessa parte. A ben vedere, però, l’armistizio potrebbe durare poco: Pisacane ha già in mente il suo prossimo approdo, che si dovrebbe chiamare Popolari Democratici, dicono i bene informati. Berlusconi o non Berlusconi, Milo o non Milo, chi fa da sè... (Giovanni Santaniello da Metropolis)

Nessun commento: